A zonzo con Denis tra le Dolomiti di Zoldo

Denis Perilli, profeta appassionato di un “turismo consapevole”. Nella foto sopra il titolo la magia del lago Coldai in un’immagine dello scrittore.

Sono 27 le escursioni proposte nella Valle di Zoldo da Denis Perilli, scrittore e naturalista laureato in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Padova, uno dei più prolifici e appassionati autori di guide delle Dolomiti, nel nuovissimo volume “Escursioni in val di Zoldo” (Idea Montagna, 256 pagine, 23 euro, presentazione di Roberto Serafin) la cui completezza non ha probabilmente precedenti. Gli itinerari coprono infatti tutto il territorio della vallata e i suoi gruppi montuosi, sconfinando spesso anche sui versanti rivolti verso l’Ampezzano, il Cadore e l’Agordino. Ai percorsi più noti e turistici affacciati su Pelmo e Civetta, si aggiungono nel volume itinerari più selvaggi e a volte quasi sconosciuti che si inerpicano sui pendii dei cosiddetti “monti minori” di Zoldo. A completare le già notevoli possibilità escursionistiche si va ad aggiungere l’Anello Zoldano, un percorso a tappe di più giorni che ripercorre sentieri preesistenti sfruttando in maniera ottimale l’ospitalità dei rifugi dislocati nel territorio. La Val di Zoldo è una vera miniera per gli escursionisti che qui possono trovare percorsi di tutte le lunghezze e difficoltà, nonché spunti per osservazioni geologiche, paleontologiche, naturalistiche e storiche. La sua posizione inoltre la rende facilmente accessibile per chi proviene dalla pianura veneta e può così compiere escursioni giornaliere, anche se Denis consiglia vivamente di pernottare in zona per poter così godere appieno delle possibilità offerte da questo angolo straordinario dei “Monti Pallidi”. Mountcity.it lo ha intervistato.

Nella nuova guida di Idea Montagna sono illustrate 27 escursioni e l’Anello zoldano.

L’intervista

Escursionismo consapevole lo hai battezzato nei tuoi libri. In che cosa consiste?

“Per escursionismo consapevole si intende un approccio alla montagna arricchito appunto da una ‘consapevolezza’ naturalistica, storica e culturale riguardante i luoghi che si vanno a visitare. Sostanzialmente credo che, per “comprendere” o riscoprire un’area montana, sia fondamentale una documentazione preventiva che consenta di capire quello che vediamo. Detta così sembrerebbe una pratica alquanto noiosa, ma il bello della natura sta proprio nel fatto che sa stupirci ad ogni occasione, ripropone nuove curiosità che ci porteranno a voler conoscere ancor di più. Una spirale di dubbi e risposte che si autoalimentano in continuazione, generando stupore ed emozioni”.

Che cos’ha secondo te, Denis, la Valle di Zoldo che le altre valli dolomitiche non hanno?

“La Valle di Zoldo ha per me tante cose che altri spazi dolomitici non possono vantare, ma è un qualcosa di affettivo, dovuto al fatto che proprio qui ho cominciato e imparato ad andare per monti. Osservando in modo più obiettivo questo settore delle Dolomiti Orientali, mi sono accorto che molti credono di conoscerlo, attratti dai frequentati sentieri del Pelmo e della Civetta, in realtà sono relativamente poche le persone che si spingono fra le crode di quelli che impropriamente sono definiti ‘i monti minori’. Ecco dunque che Zoldo è molto più selvaggio e ricco di angoli riservati di quanto erroneamente si possa credere”.

Pensi che la tua guida vanti caratteristiche che le altre non hanno?

“Sarebbe presuntuoso affermare che la mia guida sia migliore di altre o che porti qualcosa di nuovo. Questo libro, come le altre mie pubblicazioni rispecchia la mia passione, la mia curiosità, il mio entusiasmo. Spero che questi elementi possano in qualche modo affiorare fra i testi, i disegni e le foto. Sarebbe già un successo. Sicuramente posso garantire che è un lavoro costruito nel tempo, percorrendo passo dopo passo tutti i sentieri descritti e illustrati. Nel bene e nel male è una guida che rispecchia il mio modo di lavorare, che non può prescindere dalla mia formazione scientifica”.

Il Pelmo, qui in un’altra foto di Perilli, domina la vallata.

Ti sei una volta rimproverato di esagerare con i superlativi. Qui che uso ne hai fatto?

“Ahimè, dura la vita di chi vuole parlare delle Dolomiti! Come si fa a non esagerare con gli aggettivi! Sono troppo belle! Detto questo ho cercato di mescolare la dovizia tecnica, legata alla descrizione di ogni itinerario, a qualche divagazione che possa alleggerire la lettura. Il problema dei superlativi si può sempre bypassare con delle belle foto che valgono più di tante belle parole, ed è ciò che ho cercato furbescamente di fare. Non a caso si trovano molte foto che riportano anche i nomi delle cime secondarie, quelle di cui quasi tutti ignorano il nome”.

Hai anche invitato i tuoi lettori a commuoversi davanti alle crode dolomitiche. A te capita qualche volta? E in quali casi non se ne può fare a meno?

“Credo che chiunque sia arrivato a leggere fin qui abbia già capito dalle mie parole la viscerale attrazione che ho per queste meraviglie rocciose. A me capita sempre di commuovermi camminando fra le Dolomiti, se non fosse così me ne starei pigramente a casa. In tutta onestà non mi sovviene nessun caso in cui se ne può fare a meno, basta si parli della natura delle Dolomiti… Diciamo pure che affiorano ben altri sentimenti quando vedo la montagna oltraggiata, cosa che purtroppo avviene sempre più spesso anche in Dolomiti! Eliski, impianti invadenti, turismo da luna park non troveranno mai spazio nel mio modo di concepire la montagna”.

http://www.ideamontagna.it/default.asp?c=all

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