Rivalorizzare la montagna senza le moto si può

Rivalorizzare la montagna con le moto? Di questo incredibilmente si discute sui social dopo che mountcity ha rilanciato l’intervento del sindaco di Bergamo sul Corriere della Sera a favore di questa ipotesi o di questo progetto che dir si voglia. Al primo cittadino ha replicato con una lettera aperta “Alta Vita”, una community che si occupa della vita nelle Terre Alte. Nel documento non vengono ritenute accettabili le affermazioni del sindaco a sostegno della creazione nella bergamasca di un circuito per moto enduro con la collaborazione del Cai quale opportunità “per potenziare il turismo in Valle”. Opportunità che, a detta del sindaco, “potrebbe contribuire alla specializzazione turistica e all’economia della Valle”. Forse a qualcuno è sfuggito che altrove nelle Alpi (Valli di Lanzo e Val Maira, per esempio) la motorizzazione selvaggia e illegale sui sentieri viene combattuta dalle comunità locali proprio in vista di un rilancio del turismo. In questo articolo, che pubblichiamo per gentile concessione di Mountain Wilderness Italia, va segnalato un progetto di rivalorizzazione “naturale” della Valpelline. Una possibile fonte d’ispirazione per il sindaco di Bergamo e per quanti la pensano come lui? Sarebbe troppo bello poterlo credere… (Ser)

 

Sopra il titolo un fermo immagine dal documentario realizzato da NaturaValp (https://www.youtube.com/watch?v=bqx3vSOSc-Q&t=11s). Qui la Dent d’Herens dalla Valpelline (ph. Oriana Pecchio).

L’esempio della Valpelline

Frequento la Valpelline da quarant’anni. Non conosco altro luogo al quale io mi senta maggiormente legato. È la valle amata ed esplorata in ogni angolo dal canonico ed alpinista Abbé Henri, dove nell’800 è stato soppresso l’ultimo orso della valle d’Aosta. Al suo inizio e al suo termine si incontrano due luoghi di straordinaria bellezza: l’Alpe di By e la conca di Prarayer. La prima dominata dalla presenza massiccia del Grand Combin (4310 m), l’altra dalla sagoma elegante della Dent D’Herens (4160 m). Sono rimasto affezionato a questa valle perché nel tempo ha mantenuto la caratteristica di natura selvaggia. A favore della sua tutela è nata l’associazione “Naturavalp” che si propone di sviluppare un turismo ecologicamente sostenibile, eticamente e socialmente equo nei confronti delle comunità locali. Suo indiscusso animatore è Daniele Pieiller, gestore dal 2001 del rifugio CAI Crête Sèche. Sono andato a trovarlo presso il resort Alpe Rebelle, che gestisce assieme alla moglie, ed ho avuto con lui un’interessante conversazione.

So che abiti a Fenis, come sei arrivato in Valpelline?

“Mia mamma era di qui, ho frequentato spesso la valle da bambino e mio zio, Ettore Bionaz scultore e guida alpina, è stato il primo custode del rifugio Crête Sèche; raccogliendo l’eredità dell’Abbé Henri, riteneva che la valle avrebbe potuto beneficiare di uno sviluppo turistico importante se improntato al godimento delle bellezze naturali ed auspicava la creazione di un parco regionale simile a quello poi istituito nell’ area del Mont Avic”.

Come ti è venuta l’idea di dar vita a Naturavalp?

“Come gestore del rifugio ho cominciato a confrontarmi con gli altri operatori turistici della valle per cercare un modo di sviluppare l’economia locale. Ci sembrava quasi impossibile che una valle ricca di mete alpinistiche ed escursionistiche, così varia, così bella, attirasse solo pochi frequentatori e tutti concentrati in due, tre settimane d’agosto. Questa valle, non disponendo di impianti sciistici, né potendo disporne in futuro, doveva valorizzare la sua caratteristica peculiare: una natura alpina incontaminata e un’agricoltura in grado di offrire prodotti genuini legati all’ambiente montano. Obiettivi entrambi ricollegabili a una visione comune di rispetto e valorizzazione del territorio, che non richiedono grossi investimenti e sono apparsi subito alla nostra portata”.

Ci sono stati risultati rilevanti dal punto di vista commerciale, che confermino la validità dell’iniziativa?

“Le presenze turistiche dal 2012 (anno di nascita di “Naturavalp”) al 2015 sono cresciute del 31% nei comuni di Bionaz e Valpelline. A Bionaz l’aumento è del 59%. Il fatto interessante è che questo fenomeno ha interessato periodi di solito turisticamente depressi. Nello stesso periodo le presenze invernali nel comune di Bionaz sono passate da 800 a 8.000, dieci volte tanto”.

Quali sono i vostri programmi per il futuro?

Il punto più rilevante è farci conoscere e con l’assistenza di una ricercatrice dell’Università Bocconi stiamo valutando come ampliare le forme di promozione e pubblicità in rete, con l’obiettivo di attirare l’interesse soprattutto nei turisti stranieri. L’altro fronte, che si presenta più problematico, è di associare anche il Comune di Ollomont. Purtroppo l’Amministrazione del Comune persegue politiche di introduzione dell’eliski che sono inconciliabili con le modalità operative di Naturavalp. L’autenticità del messaggio che vogliamo trasmettere non può rischiare di essere messa in discussione da pratiche non in linea con i nostri obiettivi, pena la disillusione del pubblico cui ci rivolgiamo”.

Quale sostegno avete ricevuto dall’Amministrazione Regionale e Comunale?

“I sindaci di Valpelline, Oyace e Bionaz, hanno mostrato sensibilità verso le richieste ormai quasi plebiscitarie degli operatori economici della valle e hanno opposto resistenza alle pressioni della Giunta Regionale che vorrebbe introdurre l’eliski in tutto il territorio regionale, nonostante sia ormai evidente che l’eliski non porti alcun beneficio dal punto di vista dell’indotto turistico. Tuttavia è sostenuto da un numero consistente di guide alpine valdostane ed alcuni nomi di spicco esplicano un’attiva campagna in suo favore”.

Alberto Conserva

(da Mountain Wilderness Notizie, aprile 2017)

 

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