Vrum, vrum… Si “valorizzano” così le vie dei pellegrini?
“Rivivere la storia di Matilde di Canossa attraverso gli antichi luoghi del suo grande feudo”, si legge sul sito della Regione Emilia Romagna, “è un’impresa di straordinaria suggestione che si può compiere percorrendo il Sentiero Matilde, una rete di itinerari lungo le antiche direttrici viarie del Medioevo. Esse conducono ai castelli della Gran Contessa passando per antichi borghi incastonati in un incantevole paesaggio naturale e nel contempo collegano itinerari religiosi di antichissima tradizione. Il percorso unisce Mantova, ove si trova il sangue di Cristo nella Chiesa di Sant’Andrea, opera massima di Leon Battista Alberti, a Lucca, dove è ospitato il Volto Santo, attraverso Reggio Emilia e la via di San Pellegrino in Alpe, ospizio medievale e da sempre meta di pellegrinaggi…”. Oggi il percorso, nonostante i divieti, è abitualmente frequentato da motocrossisti la cui presenza stride evidentemente con questi progetti di valorizzazione di itinerari storico-devozionali. Un boomerang, in prospettiva, per chi vuole valorizzare e promuovere simili percorrenze come c’informa Carlo Possa cui si deve la cronaca che qui mountcity è lieto di pubblicare.

Quei divieti costantemente ignorati
dagli “escursionisti motorizzati”
In un giorno di dicembre, approfittando del clima primaverile che ha caratterizzato buona parte d’Italia, un gruppo di escursionisti di Novellara e di Egna ha percorso alcuni sentieri del basso Appennino reggiano, in pieno territorio matildico, in un ambiente non certo d’alta montagna ma con un suggestivo paesaggio caratterizzato da vallate boscose, antichi borghi, case a torre, e zone coltivate con cura dove si produce il Parmigiano Reggiano. Il gruppo, accompagnato da Carlo Possa, a un certo punto ha incrociato due motocrossisti, che bontà loro almeno hanno un po’ rallentato. La cosa, di per sé, non deve essere considerata strana. Che lungo i sentieri si incontrino con frequenza moto da cross, fuoristrada e quad è cosa nota e risaputa e causa di annosi dibattiti e conflitti. “La cosa però che va rilevata”, segnala Possa, “è innanzitutto che l’itinerario escursionistico si svolge in Area Sic, dove esistono precisi divieti, ma specialmente che il percorso in quel tratto coincide con il Sentiero Matilde, un sentiero di lunga percorrenza dedicato a Matilde di Canossa che attraversa tutto l’Appennino Reggiano, realizzato nel 1998 dalla Provincia di Reggio Emilia per valorizzare il territorio matildico attraverso l’escursionismo a piedi, a cavallo e in bicicletta”. Il percorso è stato oggetto di una costante manutenzione attuata in collaborazione con la sezione reggiana del Cai e di una specifica promozione con tanto di guide, carte escursionistiche, applicazioni per smartphone e siti web (www.sentieromatilde.it). Ora il Sentiero Matilde, che diventerà Via Matildica del Volto Santo (collegando Mantova a Lucca), è entrato in un progetto più ampio di valorizzazione dell’Appennino emiliano-romagnolo (“Lungo le antiche vie dei pellegrini in Emilia-Romagna”) che vede protagonista la Regione, i Parchi, i Gal: un progetto ambizioso, che comprende percorsi come la Via Francigena, la Via Romea Nonantolana, la Via degli Dei, La Via Romea Germanica e altre ancora (www.emiliaromagnaturismo.it/it/vie-di-pellegrinaggio/).
“Dietro a questi progetti di valorizzazione di itinerari storico-devozionali c’è una precisa filosofia”, osserva Possa, “che però stride con l’impossibilità, o la non volontà, di delimitare l’utenza di questi itinerari. E’ la stessa Regione che spiega che questi percorsi, per i pellegrini, erano un tempo fonte di spiritualità e il segno stesso della cultura dell’accoglienza, e oggi sono i tesori di una mappa che conduce all’anima del territorio. Questi percorsi, per la Regione, sono mete di turismo religioso attorno alle quali “ruotano mondi riconducibili all’arte, all’esperienza sostenibile e slow, alla tradizione e alle eccellenze di una regione tutta da scoprire”.
E’ una impostazione corretta, ma ci si chiede cosa centri con le motocross o le gare di quad che pure qualcuno vorrebbe sempre organizzare. L’anima del territorio, in sostanza, qual è? L’esperienza sostenibile e slow la si può fare anche con una moto da cross? Non è un discorso di chiusura verso certe attività sportive, ma di scelte politiche precise. Se si investono risorse per realizzare vie di pellegrinaggio che possano attirare un turismo religioso e culturale, possibilmente anche non italiano, non è possibile che il moderno pellegrino debba scostarsi per far passare gruppi di motocrossisti, o saltellare lungo il percorso per evitare i profondi solchi lasciati da moto e quad.
L’incontro sul Sentiero Matilde con “escursionisti motorizzati” non è casuale, ma in prospettiva può essere come minimo un boomerang per chi vuole valorizzare e promuovere simili percorrenze. “La lentezza del cammino permetterà di scoprire il patrimonio artistico e storico lasciato dalla donna più importante del Medioevo, attraversando castelli, case a torre, antiche pievi e borghi in pietra arenaria. Questo significativo cammino è altresì la via di accesso ‘naturale’ al Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ed alla sua Riserva Mab-Unesco”. Così è spiegato il senso della Via Matildica al Volto Santo, per la cui realizzazione e promozione sono già state destinate risorse finanziarie pubbliche non di poco conto (con fondi europei POR-FESR). “Se a questi itinerari si vuol dare una impronta slow”, prosegue Possa, “si deve avere il coraggio di scelte precise. Non si può promuovere e finanziare un certo tipo di turismo escursionistico, e poi non trovare gli strumenti per evitare contraddizioni macroscopiche. Questo vale sia per l’accessibilità degli itinerari, sia per la loro manutenzione, che è fondamentale. Proprio nei giorni scorsi i volontari del Cai che si dedicano alla manutenzione dei sentieri hanno scoperto con disappunto che lungo il Sentiero Matilde, in un tratto di pochi chilometri, sono spariti per furti o atti vandalici diverse tabelle e pali metallici della segnaletica verticale del percorso. Se in questo periodo, così come siamo passati noi, fosse transitata una comitiva di pellegrini, casomai esteri, tra motociclette ed atti vandalici non penso sarebbe ritornata a casa con un bel ricordo di Matilde di Canossa e del suo territorio”.

Ancora una segnalazione di abusi di “escursionisti motorizzati” lungo percorsi per legge riservati a escursionisti “appiedati”: un problema purtroppo insanabile sui sentieri della Penisola che mountcity.it ha affrontato di frequente nei 597 articoli finora dedicati alle problematiche ambientali. Si conclude così, con questo documentato contributo di cui occorre essere grati a Carlo Possa, un’annata, il 2016, che ha visto alla ribalta nel nostro sito montagne violate, banalizzate, addomesticate. Non resta che ringraziare quanti per pura amicizia ci hanno informato con scritti e immagini e, soprattutto, quanti hanno avuto la pazienza e la costanza di leggerci e, all’occorrenza, di correggerci.