Val Camonica, lo scandalo dei rifiuti tossici
“Non posso che essere ottimista. Lo devo ai miei concittadini. Mi auguro che entro i prossimi 4 o 5 anni l’intera area venga bonificata”. Giovan Battista Bernardi è il sindaco di Berzo Demo il paese della Valle Camonica dove ancora sorge la Selca, l’azienda che per anni fino al 2010 ha operato nel ciclo del recupero dei rifiuti speciali pericolosi e non trasformati poi in materie prime secondarie destinate ai cementifici e acciaierie. La Selca era un’enorme discarica per rifiuti speciali provenienti da tutto il mondo ma funzionava come una qualsiasi piattaforma ecologica comunale: per smaltire i rifiuti, dovevi pagare. Tutto ciò nel cuore della Valcamonica al cospetto di montagne celebri, a due passi dall’Oglio che scorre placido e indifferente.

Come è stato riferito da mountcity.it è difficile concepire che una Regione accetti che vada in malora tra le montagne un deposito di 23 mila tonnellate di rifiuti avvelenati arrivati dall’Australia. Veleni che sono stati trasportati con due navi da Sydney e ora giacciono a Berzo Demo dove la ditta specializzata di cui sopra avrebbe dovuto renderli inoffensivi. L’argomento ha richiamato l’attenzione di centinaia di lettori di mountcity, come resistere alla tentazione di tornarci sopra? Sta di fatto che nell’impianto fermo sono parcheggiate da anni decine di migliaia di tonnellate di scorie di lavorazione dell’alluminio provenienti dall’Australia contenenti fluoruri, cianuri e metalli pesanti.
Qualcosa si sta muovendo ma in mezzo a inconcepibili a pastoie burocatiche. “È iniziata la messa in sicurezza con la copertura delle parti più polverose”, dice ancora il sindaco, “e lo spostamento al coperto dei rifiuti lasciati nel cortile esterno dell’impianto. Tutto a carico della collettività. I 242mila euro utilizzati sono infatti nostri, quelli che abbiamo ottenuto dalla Regione che li ha anticipati. Selca in passato aveva stipulato una fideiussione da 450mila euro come garanzia per le bonifiche, ma noi non possiamo sbloccarla perché è in capo al Pirellone che ha chiesto la riscossione senza però ottenere nulla visto che l’istituto che ha garantito la fideiussione ha fatto ricorso al presidente della Repubblica e tutto si è bloccato”.
Così stanno le cose in questa Lombardia che si rivela sempre più il paese dei fuochi. Non che le cose stiano meglio a Novate Mezzola, ridente paese della Valchiavenna in provincia di Sondrio, da tempo al centro dell’attenzione di chi si occupa di ambiente. Preoccupa un’area che risulta contaminata da cromo esavalente e altri metalli. E’ stata abbandonata dalla Falk dopo avere dismesso gli stabilimenti senza effettuare una bonifica, ma il 12 febbraio 2015 la Provincia di Sondrio ne ha certificato l’avvenuta “messa in sicurezza”. Cioè l’area in cui sono state sepolte le scorie della fonderia è stata coperta con un manto d’asfalto e circondata da un muro. Tutto qui. Ma a qualcuno che ci amministra interessa ancora qualcosa l’integrità dell’ambiente e la salute pubblica?