Lupi, non c’è pace. Carcasse di bovini sbranati in piazza

Non c’è pace per i lupi. E nemmeno per gli allevatori che subiscono stragi da parte dei lupi. Della settimana di proteste in Lessinia offre un quadro allarmante il sito Ruralpini. Carcasse di bovini sbranati sono stati esposti nelle piazze dei paesi e alla fiera del bestiame di Erbezzo. In questo ultimo scorcio di settembre 2016 La Stampa dà a sua volta notizia di un eccezionale avvistamento di lupi in valle d’Aosta lungo la cresta che divide Torgnon, da St-Barthélemy. “Ero a caccia di camosci in una zona lontana dai sentieri quando, dopo aver fatto un buon avvicinamento al branco, mi sono affacciato dalla cresta. Loro non c’erano più, poi ho notato a 150 metri da me, in fondo alla piccola conca che sovrastavo, delle macchie più chiare sul prato”, racconta Nadir Maguet che con la montagna ha un rapporto quotidiano, le ha dedicato buona parte dei suoi 22 anni: vincitore di una Coppa del mondo Espoir di scialpinismo, atleta del Centro sportivo Esercito e cacciatore. Quelle macchie chiare erano 11 lupi, tra cui – secondo le prime ipotesi – quattro cuccioli. Maguet ha ripreso la scena con una fotocamera. “Che ci siano si sa (e solo pochi giorni fa un pastore di Torgnon aveva salvato una delle sue capre da un attacco). Mi era già capitato di incontrare un esemplare da solo. Mai così tanti”. Li ha filmati finché non si sono spostati – in fila indiana – verso il Monte Meabè.
E’ risaputo che ogni anno in Italia muoiono non meno di 300 lupi, molti a causa del veleno, di trappole e fucili. Il WWF continua con il suo impegno per difendere del lupo in Italia, vittima da un lato dei bracconieri e dall’altro della disinformazione, fornendo ad alcuni Parchi Nazionali attrezzature digitali (collari satellitari e fototrappole) utili per la prevenzione degli atti illegali e per il monitoraggio della presenza della specie nelle nostre aree naturali protette. Un tempo, come si sa, l’abbattimento di lupi, orsi e talvolta linci veniva incentivato mediante il riconoscimento di taglie e talora veniva addirittura imposta alle comunità locali la partecipazione o il sostegno alle attività di caccia, oggi invece sono specie protette a livello comunitario, nazionale e regionale.

Questa tutela formale non garantisce ancora una protezione rigorosa di ogni singolo individuo, ma contiene certamente il numero degli abbattimenti. E crea altri problemi, come si è visto in Lessinia dove la protesta degli allevatori assume forme sempre più clamorose. “Quest’anno la strage ha riguardato ben 63 capi bovini”, riferisce Michele Corti nel suo informatissimo sito Ruralpini. “Alcuni allevatori sono stati ripetutamente colpiti. Come Moreno Riva un allevatore trentenne, che – alla quarta predazione – con l’appoggio e la solidarietà di colleghi e amici che ‘hanno messo la faccia’ ha caricato sulla pala del trattore l’ultima manzetta dilaniata in malga dai lupi e l’ha scaricata in piazza, davanti al monumento ai Caduti”.
Durissimo il commento di Corti. “Non sarà facile”, scrive, “per le lobby animal-ambientaliste ottenere la desertificazione della Lessinia. Certo, a lasciarli fare, essi trasformerebbero l’alta Lessinia in un Parco Yellowstone in miniatura per la gioia dei pantofolai che leggono le riviste naturalistiche patinate e si beano dei caramellosi programmi televisivi. Con la finalità di offrire loro brividi di emozione – al sicuro nei condomini – al solo pensiero che a poche decine di chilometri dai loro condomini esiste la ‘Natura incontaminata’. Trattasi, come è facile constatare, di patologie psicosociali, frutto della deformazione della concezione del rapporto con l’ambiente indotta dalla vita cittadina. Purtroppo la politica, per nascondere il suo opportunismo ovvero il suo facile cedimento alle lobby e la malcelata mira di consensi elettorali, qualifica queste deformazioni, questa patologia sociale, in ‘sensibilità ambientalista diffusa’ e le assegna un valore sociale pari, se non superiore, all’esigenza di salvaguardare il settore primario”.
Occorre aggiungere (il resto vi consigliamo di andarlo a leggere sul sito Ruralpini) che in Lessinia i sindaci sono schierati tutti, pur appartenendo a diverse aree politiche, dalla parte degli allevatori e hanno anche assunto iniziative ufficiali molto esplicite. Dopo l’episodio della manza in piazza di Velo il sindaco ha confermato di essere a fianco degli allevatori del comune anche qualora fossero costretti – per salvaguardare diritti fondamentali – a violare le leggi.
Fonti:
http://www.ruralpini.it/Lessinia_settimana_di_proteste_antilupo.html
Francamente, ritengo l’articolo un brutto servizio alla chiarezza con una evidente propensione per elevare una parte a vittima dell’altra (“lobby animal-ambientaliste”, ma dove sono? vi pare che in questo Paese i guai siamo stati combinati dagli ambientalisti o da altre congrege? suvvia!). Oltre al sito ruralpini, consigliarne anche qualcuno (magari un tantino più obiettivo…) di opinione diversa (perchè è di opinioni che si sta parlando, le cifre ed i fatti sono differenti)…
Fra ambientalisti e allevatori, per citarne due, mettiamoci di mezzo un bravo politico così NON si troveranno mai delle soluzioni sociali intelligenti, perché verranno sempre cercate soluzioni opportuniste personali.
Peccato, basterebbe così poco per essere tutti “quasi” completamente soddisfatti.
La chiave è sempre questo “quasi”.