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Lodovico Sella, il commosso addio di Mountain Wilderness

Nel dare un commosso addio a Lodovico Sella morto a 87 anni il 26 settembre 2016, il presidente della famosa associazione ambientalista Mountain Wilderness Carlo Alberto Pinelli sottolinea come Lodovico, erede dello statista Quintino e al pari di Quintino alpinista provetto (era accademico del Cai), “seguisse con appassionata attenzione gli sviluppi delle nostre iniziative volte alla intransigente difesa del patrimonio montano, in Italia e nel mondo”. Lodovico fu tra quanti diedero vita nel 1987 a Mountain Wilderness che lo annoverava tra i suoi garanti. Ma non fu per la coraggiosa “militanza” sul fronte tormentato dell’ambiente alpino che il rappresentante dell’illustre famiglia di banchieri nel 2007 ricevette a Venezia l’omaggio dei delegati del Cai. La medaglia d’oro gli venne assegnata esclusivamente “per il costante impegno”, a quanto si legge nella motivazione, “profuso nella conservazione e valorizzazione del patrimonio documentaristico costituito dai lasciti di Vittorio Sella, insostituibile riferimento iconografico per la storia dell’alpinismo italiano nel mondo”. A pronunciarne la laudatio fu l’allora presidente generale Annibale Salsa che ricordò come Lodovico, presidente della Fondazione Sella di Biella, fosse socio vitalizio dal 1934, iscritto al Cai dal nonno Corradino, figlio di Quintino. “Se da un lato”, osservò comunque Salsa, “Sella è stato un convinto sostenitore dell’alpinismo attivo, dall’altro ha dimostrato grande sensibilità verso i problemi dell’ambiente e, nella veste di presidente della Fondazione Sella, ha aderito all’iniziativa del Club alpino accademico italiano per un impegno concreto su tematiche ambientali di grande respiro. Quel comune intento portò alla costituzione, nell’ambito di un convegno internazionale organizzato a Biella il 31 ottobre e 1° novembre 1987, dell’associazione Mountain Wilderness che vede riuniti alpinisti di tutto il mondo in difesa dell’alta montagna”.

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Lodovico Sella, a destra, con un altro grande amico della montagna, Giacomo Priotto, che fu presidente generale del Cai. Nella foto sopra il titolo si rivolge ai delegati del Club alpino dopo avere ricevuto nel 2007 la medaglia d’oro del sodalizio. Ph. Serafin/MountCity

Al Club Alpino Italiano Ludovico Sella era molto legato anche se non ne condivideva l’assetto di ente pubblico. In più occasioni propose, inascoltato, “di fare tutti i passi possibili per il ritorno a quella libera associazione dei tempi della nostra nascita confidando anche che ciò accresca le motivazioni dei nostri soci, e attiri soprattutto i nostri giovani portandone alla luce le qualità migliori per ognuno di loro e per la stessa società civile”. Al suo impegno di ambientalista non si sottrasse nel 2009 quando, contro il proliferare delle spedizioni commerciali agli ottomila, firmò un manifesto di Mountain Wilderness insieme con Bernard Amy, Nùria Balaguè y Gomez, Bernard Batschelet, Edwin Bernbaum, Andrea Bianchi, Sir Christ Bonington, Fausto De Stefani, Patrick Gabarrou, Maurizio Giordani, Richard Goedeke, Alessando Gogna, Paulo Grobel, François Labande, Franco Michieli, Olivier Paulin, Carlo Alberto Pinelli, Jordi Quera, Josep Sicari y Tauler, Patrick Wagnon. Il documento si soffermava sul problema dell’abbandono in loco delle corde fisse: un fenomeno che “dovrebbe essere tollerato eccezionalmente solo qualora la loro rimozione, a causa delle mutate condizioni meteorologiche, presentasse reali rischi per la vita degli alpinisti. In questo caso però il capo spedizione dovrebbe essere tenuto a segnalare ufficialmente all’UIAA e alle autorità locali l’avvenuto abbandono. Le corde fisse non dovrebbero venir lasciate in eredità a successive spedizioni, anche qualora siano queste ultime a chiederlo espressamente”. Perentorio fu l’invito in quell’occasione “a scoraggiare la corsa agli ottomila, sia attraverso iniziative culturali mirate a demistificare il loro prestigio e a diminuire di conseguenza l’attrattiva delle spedizioni commerciali, sia operando sulle royalties: aumentandole ancora di più per le vette sovraffollate e abbassandole radicalmente per gli obiettivi a torto considerati minori”. Una delle ultime apparizioni pubbliche di Ludovico Sella fu alla cerimonia d’inaugurazione dell’edizione 2015 del Premio Federico Maggia, evento ospitato all’ex Lanificio Sella lungo il Cervo. E ancora nello stesso anno, fu, insieme con Pietro Crivellaro, curatore della mostra prodotta dalla Fondazione e dedicata a “Quintino Sella alpinista e la battaglia del Cervino” che venne presentata al Trento Film Festival. “Era uomo di grande cultura e competenza, aveva doti fuori dal comune di umanità, umiltà, entusiasmo, curiosità e capacità di dialogo”, ricordano negli uffici di via La Marmora, dove si trova la nuova sede della banca Sella. E in questi stessi termini non possono che ricordarlo anche gli amici che hanno condiviso con Lodovico l’amore per la montagna. (Ser)

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