Alpiniste, rifugiste, guide “protagoniste del futuro”

Belli i rifugi, accoglienti, affascinanti, ma hanno un bisogno di un tocco femminile perché se lassù non c’è una donna un rifugio di montagna vale la metà. Parola di Egidio Bonapace, storico gestore del rifugio Graffer in Brenta. Loro, le rifugiste, rimangono di frequente in compagnia della sola montagna e non provano alcuna sensazione di isolamento. Che donne straordinarie, che rari esempi d’imprenditoria femminile, che esemplari organizzatrici, capaci di adattarsi all’essenziale senza rinunciare ad essere madri e compagne! Ad accendere i riflettori su questa categoria di lavoratrici è la Società Alpinisti Tridentini (le socie sono il 40%) che dedica il 122° Congresso alla “Montagna al femminile” il 16 ottobre all’Auditorium di Lavis, preceduto da cinque serate di avvicinamento e riflessione.
Sarà un’occasione per ascoltare i particolari della vita in quota delle rifugiste ma anche delle donne che hanno scelto di fare la Guida alpina: il loro impegno nell’aprire il rifugio con qualsiasi tempo, l’amore per le montagne e per la natura che le circonda e quasi sempre le ricambia. Cuoche, cameriere, studentesse, tecnici forestali, architetti, infermiere: le vie che le hanno portate lassù sono numerose e ogni esperienza “precedente” viene messa a frutto in questa scelta di vita così radicale. A qualcuno, abituato a una vita di sicurezze, possono talvolta sembrare un po’ folli le rifugiste: alcune, in strutture più accessibili e frequentate, mantengono il peso di un’attività estesa a lunghi periodi, anche tutto l’anno, altre vivono per tre-quattro mesi all’anno tra le vette, circondate solo da rocce e prati fioriti. Donne, insomma, un po’ speciali che fanno nascere un dubbio: rifugiste si nasce?

“Noi uomini siamo bravi, grandi lavoratori ma le donne fanno la differenza: basta farsi un giro sul retro del rifugio per vedere se c’è ordine oppure baraonda. E poi quando un’escursionista arriva alle dieci di sera e chiede: c’è qualcosa da mangiare, loro sanno inventarsi cose che noi non possiamo nemmeno immaginare”. Era una donna, infatti, quella che nel 1992 – al rifugio Alimonta – accolse Bonapace nella notte, di ritorno da un soccorso, preparandogli un’omelette gigantesca.
Al Congresso della Società Alpinisti Tridentini riemergeranno le figure di Maria Piaz, pioniera del turismo in Val di Fassa nei primi anni del secolo scorso; e di Nella Cristian Detassis, campionessa italiana di sci, che nel 1939 lasciò la sua Trieste per trasferirsi, al seguito del futuro marito Bruno Detassis, a Madonna di Campiglio, dove gestiranno insieme il rifugio Alberto e Maria ai Brentei. Storie di donne dunque, accompagnate dal coro sociale di Pressano e dalla banda di Zambana. “Protagoniste del futuro” sono in particolare quelle che lavorano oggi in montagna come rifugiste, guide alpine, casare, pastore o allevatrici: si parlerà di loro e con loro il 30 settembre alle 20.30 a Lavis, mentre il 7 ottobre al centro dell’attenzione saranno le “donne SAT”. Il venerdì successivo verrà dedicato alle “Donne in cordata” per capire dal punto di vista alpinistico il ruolo femminile, le emozioni e le sensazioni che vivono uomini e donne di generazioni diverse. Il 16 ottobre infine, giornata conclusiva del Congresso.