Oltre i tremila con i ragazzi di Alpiteam

Il gruppo Alpiteam nato nel 1986 non appartiene a una particolare sezione del Cai, ma mette le proprie strutture tecniche e i propri istruttori a disposizione di tutte le sezioni del Club alpino, gruppi e associazioni che ne richiedano l’intervento. Oltre ad organizzare corsi classici nelle varie sezioni, da anni svolge la sua attività in ambito sociale, promuovendo e realizzando corsi di alpinismo presso le comunità che si occupano di disagio giovanile. Pioniera nell’intuire come l’esperienza dell’alpinismo e “dell’andare in montagna” possa rappresentare un momento educativo di crescita e di recupero psicosociale, l’organizzazione ha programmato negli anni numerosi corsi dedicati ad allievi particolari. Il portare ragazzi con vissuti molto pesanti (tossicodipendenze, per esempio) ad affrontare un’ascensione decisamente impegnativa, non è mai un puro esercizio fisico ma diventa soprattutto un’importante lezione di vita. Ecco come la racconta il giornalista Roberto Serafin che ha partecipato nell’ormai lontano 2004 a un’ascensione in Valle d’Aosta con i ragazzi di Alpiteam.

Punta Trecare 2004
I ragazzi in vetta a Punta Trecare (3103 m) in Valtournenche con la bandiera di “Vette di pace”. Nella foto sopra il titolo con le guide Graziano Bianchi e Giuliano Trucco (da sinistra). Ph. Serafin/MountCity

Sotto lo sguardo di Zeus

I sorrisi dei ragazzi di Alpiteam ho la fortuna di averli visti da vicino. Ero tra loro quel 25 luglio 2004 quando da Cheneil siamo saliti al Becco di Nana. Anzi, no. Arrivata al Colle di Nana, la comitiva ha scelto d’amore e d’accordo di optare per l’altrettanto fantastico balcone della Punta Trecare, 3103 metri, tre metri di quota più su rispetto al Becco di Nana. Da lassù lo sguardo spazia dal Bianco al Cervino, all’attiguo Tournalin, ai ghiacci del Lyskamm. Ricordo che per rendere ancora più piacevole l’atmosfera, fondamentale è stata la presenza di Zeus, un solerte boarder coolie al seguito del suo amato padrone Giuliano Trucco, una delle guide alpine che ci accompagnarono (l’altro era Graziano Bianchi, brianzolo doc e gloria dell’alpinismo lombardo). Zeus si lasciava coccolare da tutti, felice di essere al centro dell’attenzione. Non saprei descrivere (o forse sì…) dopo tanto tempo la gioia dei ragazzi quando “presero possesso” della cima dove nel frattempo Oreste Forno dispiegò al vento la bandiera di “Summit for Peace” senza immaginare che fine avrebbe fatto una decina d’anni dopo quel folcloristico pacifismo sotto l’orrenda sferzata della Jihad e degli altri conflitti che oggi insanguinano il pianeta. Mi occupavo in quegli anni in veste di presidente di un gruppo di specializzazione della Federazione della Stampa. Si chiamava Associazione giornalisti italiani della montagna (Agim), e abbiamo voluto abbinare la nostra uscita annuale a quella di Alpiteam. Peccato che noi giornalisti fossimo solo in due, io e il buon Luciano Santin in veste di segretario dell’Agim. A nome di Alpiteam, Angelo Pozzi e Giuliano Fabbrica ci accolsero con l’usuale bonomia inserendoci nel gruppo dei loro ragazzi e non tardai ad accorgermi con quanta attenzione tenessero d’occhio i loro protetti, con quale spirito dialogassero con loro come vecchi amici. Poi in discesa verso Valtournenche, adocchiato un laghetto, i ragazzi si spogliarono e, in men che non si dica, vi sguazzarono felici subito festosamente imitati da Zeus. (R.S.)

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