Al via la “vendemmia dei pomi”: la Valtellina coglie la prima mela

Domenica 21 agosto la Valtellina coglie la prima mela e Coldiretti intona una canzone ben conosciuta: quella dei prezzi e dei costi. Dopo il latte, dopo la carne di maiale per fare i prosciutti, dopo il grano, questo è il tempo delle mele: buone, sane, per tutti i gusti. Ma se ai produttori vengono pagate 30 cent o giù di lì, mentre noi consumatori le comperiamo al quadruplo, qualcosa che non funziona c’è. E pensare che in alcune zone della Valtellina – dove nel 2013 il Consorzio Melavì  ha riunito tre storiche cooperative della valle, mettendo insieme mille soci e 700 produttori – i frutteti hanno preso il posto delle vigne sul terrazzamenti: segno di un attaccamento e di una tenacia che letteralmente tengono su la montagna. Ci sono coltivatori che dividono le cure per le loro piante tra diversi, piccoli e piccolissimi, appezzamenti. Con i suoi quasi 400 mila quintali di Golden e Red Deliciuous, Gala, Fuji, Morgenduft, il consorzio Melavì sfida i giganti del settore, a cominciare da Melina (6 milioni di quintali).  Ecco il comunicato di Coldiretti Lombardia con i particolari sulla coltura delle mele in Lombardia. 

Laura Guardini

Un raccolto di 600 mila quintali

I raccoglitori della Valtellina si stanno preparando a entrare nei frutteti per cominciare la “vendemmia dei pomi” che andrà avanti sino a ottobre, a seconda delle varietà. La prima squadra a partire, domenica 21 agosto, sarà quella dell’azienda di Carino e Marco Moltoni a Ponte in Valtellina, via Stazione 24. La Lombardia, con un patrimonio di circa due milioni e mezzo di piante, dovrebbe raccogliere – stima la Coldiretti regionale – quasi 600mila quintali, di cui oltre 400mila in Valtellina. La “vendemmia” inizia con le Gala e poi si continuerà con le altre varietà, come le Golden, le Red Delicious, le Pink Lady, le Modì e le Fuji. Per quanto riguarda la “classifica dei meleti” – spiega la Coldiretti Lombardia – quasi il 67% è concentrato in Valtellina in aumento rispetto al 59% di dieci anni fa. Al secondo posto si piazza Mantova con l’11,5% dei terreni, che però nel 2006 erano il 18% del totale regionale, infine terza è Pavia con il 10% anche se è arretrata rispetto al 14,5% di un decennio prima. A livello lombardo in dieci anni i meleti si sono ridotti del 5%. Mentre in Italia – spiega la Coldiretti – la superficie coltivata in generale a frutta è passata da 426mila ettari a 286mila, con un crollo del 33% in 15 anni. A determinare la scomparsa delle piante da frutto è stato il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che non riescono più a coprire i costi di produzione. Ad esempio, per le mele quest’anno si parla già di “quotazioni sul ramo” tra i 27 e i 28 centesimi medi al chilo. “Con prezzi così bassi non andiamo lontano – spiega Alberto Marsetti, Presidente di Coldiretti Sondrio – si mette a rischio una filiera che fra addetti fissi e stagionali coinvolge a livello lombardo più di duemila persone e che solo in Valtellina vale oltre cento milioni di euro alla produzione. Il sistema delle cooperazione deve garantire un reddito maggiore ai propri aderenti e va approfondito un ragionamento anche con la parte più virtuosa della grande distribuzione per permettere una reale valorizzazione delle nostre mele”. Per bere un caffè al bar – spiega la Coldiretti Lombardia – gli agricoltori dovrebbero dare in cambio almeno 4 kg di mele, mentre per portare a casa un chilo di pane devono mettere sulla bilancia 15 kg di mele. E tutto questo – conclude la Coldiretti regionale – per un frutto che ha innegabili qualità organolettiche e salutistiche: è ricco di vitamine (A e C), sali minerali e fibre, è un disinfettante naturale per l’intestino e va bene per le diete e un’alimentazione bilanciata grazie al contenuto di fibre, oltre a essere molto versatile in cucina sia sul salato e che sul dolce.

Foto da Corriere.it, per gentile concessione

 

 

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