Eliski, effetti nefasti. Bandiera nera da Legambiente
“Una pratica che, a fronte del vantaggio di pochissimi operatori, si rivela dannosa per chi vive in montagna e per chi vi si reca per praticare attività turistiche sostenibili, per la sicurezza della montagna oltre che pericolosa per la vita della fauna selvatica alpina”. Così definito da Legambiente, l’eliski si merita una delle undici bandiere nere, risultato del check-up di Carovana delle Alpi 2016, la campagna annuale sullo stato di salute dell’arco alpino. Niente di nuovo, dopo tante battaglie degli ambientalisti, Mountain Wilderness Italia in testa. Da segnalare che una Bandiera Verde è stata invece assegnata al Gruppo spontaneo di residenti e frequentatori della Valgrisenche per l’opposizione intelligente alla pratica dell’eliski, e la capacità di interlocuzione con l’Amministrazione locale. “Tra le bandiere nere”, è precisato nel dossier di Legambiente, “si evidenziano casi di aggressione al territorio per nulla originali, ma che si ripresentano senza soluzione di continuità. Un esempio per tutti l’eliski: non esiste altra attività “sportiva” che vada a beneficio di così poche persone e che invece rechi disturbo a molti. In Italia, l’eliski non può continuare ad essere gestito in mancanza di regole chiare, mentre negli altri Paesi alpini l’utilizzo ludico dei velivoli a motore o è vietato o è seriamente regolamentato. Si aggira il divieto perfino nelle Province Autonome, e nemmeno nelle aree protette si riesce ad ottenere il silenzio dei rotori”.

La Bandiera nera per l’eliski viene assegnata a ditte e amministrazioni piemontesi promotrici della pratica e dell’utilizzo ludico degli elicotteri in montagna. Questa la descrizione: l’eliski è la pratica dello sci fuoripista e del freeride che utilizza come mezzo di risalita l’elicottero. E’ un’attività vietata e limitata in tutti i paesi alpini ad eccezione dell’Italia, perché risulta “rischiosa” e “non adatta alle Alpi per ragioni ambientali” come sostenuto dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi (CIPRA). “Anche per la sicurezza dell’uomo”, si legge nel documento di Legambiente, “quest’attività risulta quanto mai nefasta, come dimostrano i frequenti incidenti verificatisi negli ultimi anni, talvolta con perdite di vite umane: c’è sempre il rischio del distacco di valanghe da vette o crinali instabili, dovuto ai rotori e agli sciatori in quota. Tra gli effetti nefasti dell’eliski, si può evidenziare, il conflitto con tutte le altre forme di fruizione della montagna silenziosa quali scialpinismo, escursionismo con ciaspole etc. che stanno vivendo un periodo di notevole sviluppo con ricadute economiche significative per le valli alpine e per gli operatori economici del territorio montano. Non una pratica localizzata, quella dell’eliski, ma che interessa molte valli piemontesi, principalmente nelle Valli Stura di Demonte, Varaita, Alta Valle Susa, nel gruppo del Mondolè, in Alta Val Sesia e in Val Formazza, interessando talvolta anche aree particolarmente fragili e rilevanti per la conservazione della biodiversità, essendo catalogate come SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), complici non solo le ditte promotrici, ma purtroppo anche amministrazioni comunali che in questo modo svendono il proprio territorio al posto di tutelarlo”. “Spesso si assiste”, conclude Legambiente a proposito dell’eliski, “ad attività svolte da compagnie e guide d’oltralpe che, non potendo praticare tale attività nel loro Paese perché vietata, si spingono oltre il confine italiano, dove tutto è lecito. Ma la stragrande maggioranza delle guide alpine non pratica il freeride con eliski, così come la maggior parte del turismo di montagna che è dedito ad una filosofia della montagna fatta di natura, quiete e tranquillità. Anche da loro viene la necessità di regolamentare questa attività fortemente impattante in modo più stringente, con l’estensione del divieto a tutte le aree alpine naturali, e la promozione di attività più sostenibili per tutti”.
Scarica qui il Dossier 2016 di Legambiente
E’ la solita abitudine italiana che viene giustificata che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.Sono pochi i contravventori, quindi, viviamo felici! Perchè non esiste una legge? Eppure in Italia esistono OTTANTA ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE!