Ossola, sui sentieri di domani
Coniugare tutela, conservazione ed economia. Un’impresa possibile secondo Paolo Crosa Lenz, neo presidente delle Aree Protette dell’Ossola, che giovedì 28 luglio 2016 interviene ad Antronapiana (vedere locandina) all’incontro-convegno”I sentieri di domani” per la presentazione dei progetti in atto sulla futura rete sentieristica sui monti del Verbano Cusio Ossola. All’incontro sono presenti Alessandro Pirocchi, consulente per l’escursionismo nelle Aree Protette Ossola, e Ivano De Negri, direttore delle Aree Protette Ossola, presentando le guide realizzate nell’ambito del progetto Vetta/2 “Le opportunità non hanno confini” cofinanziato da Regione Piemonte e Fondo Europeo Sviluppo regionale (FESR). Dal notiziario ufficiale di Mountain Wilderness Italia è tratta, per gentile concessione, questa intervista concessa da Crosa Lenz all’inizio del suo mandato.

Crosa Lenz: “Un territorio da vivere e conservare”
Due aree famose, Veglia e Devero, e un parco, quello dell’Alta Valle Antrona, tutto ancora da costruire: le Aree Protette dell’Ossola rappresentano un osservatorio privilegiato per le straordinarie peculiarità ambientali. Dal 2016 la presidenza è toccata a Paolo Crosa Lenz, educatore, scrittore, giornalista, alpinista e soccorritore. Un valligiano che dispone di una marcia in più. Come denota il suo cognome, il presidente che il 6 giugno ha compiuto 60 anni, è di origini walser. “Un ritorno alle origini: è l’istituzione che si riconcilia alle radici profonde del territorio e del vivere in montagna”. Questa la spiegazione un po’ fatalistica di Crosa Lenz che è nato e vive a Ornavasso, la località più a meridione tra quelle colonizzate nell’Ossola dal popolo delle montagne sceso dall’Europa centrale. Laureato in Pedagogia, docente di Antropologia alpina ai corsi di formazione, da vent’anni Crosa Lenz dirige “Il Rosa – Giornale di Macugnaga e della Valle Anzasca”, ma questa è solo la punta di un iceberg fatto d’inchiostro e carta stampata. Crosa Lenz è anche autore di guide e di libri di storia e l’elenco delle sue opere potrebbe occupare non meno di tre fogli A4 scritti in corpo 10. A parte le innumerevoli guide pubblicate dall’editore Grossi di Domodossola, quasi sempre scritte a quattro mani con Giulio Frangioni, l’elenco comprende numerosi audiovisivi, vari CD interattivi, cataloghi di mostre e schedari didattici e saggi in gran quantità dedicati alle “sue” vallate. Giorni e giorni e non poche notti trascorsi chino sulla tastiera del computer senza mai rinunciare, con passo alpino, al contatto diretto con la natura. Niente da dire, un presidente giusto al posto giusto!
Che cosa l’ha indotto, presidente Crosa Lenz, ad accettare questo incarico?
“A 60 anni, dopo una vita spesa a studiare e a camminare (soprattutto ad amare le mie montagne e la sua gente) è l’opportunità di affrontare una scommessa nuova: mettere le ‘mani in pasta’ per costruire qualcosa di buono”.
Quale il maggior problema da affrontare/risolvere?
“Le Aree Protette dell’Ossola sono formate da tre aree: alpe Veglia, il primo parco naturale del Piemonte (1978), l’alpe Devero e il più recente parco dell’Alta Valle Antrona (2009). In Antrona abbiamo un parco tutto da costruire con straordinarie peculiarità ambientali (la seconda wilderness del VCO) e una grande fragilità economico-sociale”.
Concorda sul fatto che le aree protette vanno vissute come un’opportunità e non come limiti?
“Sì, per molti aspetti sono il futuro delle Alpi, un laboratorio dove sperimentare nuovi modelli di sviluppo”.
A 25 anni dalla legge 394 su parchi e aree naturali protette, che cosa è urgente fare per un rilancio?
“Applicare il principio di fondo della legge: le aree protette come motore di un nuovo sviluppo sostenibile che coniughi tutela, conservazione ed economia ‘nuova’”.

Manca una legge nazionale sui sentieri che li tuteli come bene comune. Ritiene che nell’Ossola se ne avverta il bisogno?
“No, qui da noi la cultura amministrativa è molto cambiata e oggi i sentieri sono considerati un ‘bene comune’. La sfida del nuovo PSR 2014- 2020 ha portato le Aree Protette dell’Ossola ad essere capofila di un progetto (due milioni di euro) che sta disegnando il futuro dell’escursionismo e outdoor in due provincie (VCO e Novara) che coinvolge 82 comuni e tutte le Unioni Montane. Una sfida grande che ci permette di consegnare alle giovani generazioni un territorio da vivere e conservare”.
Si sente dire di nuovi impianti e collegamenti sciistici in aree protette o contigue dove non si può o non si deve. Sono solo voci?
“Per ora sì”.
L’eliski rappresenta un bene per l’economia delle terre alte?
“Come ogni cosa in montagna si può o non si può fare. E’ male se fatta male, può essere segmento di economia se fatta bene. L’importante è avere regole chiare, pubbliche, sensate e soprattutto fatte rispettare. Il buon senso contro la prepotenza di ‘Apocalipse now’”.
(da Mountain Wilderness Notizie, per gentile concessione)
Avrei fatto altre due domande: cosa ne pensa e che posizione assumerà il Parco nei confronti dei nuovi collegamenti sciistici? E ancora: cosa vuol dire, relativamente all’Eliski, “fatto bene”. Altrimenti, come spesso avviene, le risposte servono per non rispondere alle domande.