Nella casera dove anche l’alimentazione è “selvaggia”
Il vessillo azzurro di Mountain Wilderness International garrisce alla brezza che risale dalla Val Masino (Sondrio). Garriscono anche la bandiera della Regione Lombardia con la rosa camuna e quella dell’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (Ersaf), incaricato di svolgere attività tecniche e promozionali per lo sviluppo dei settori agricolo e forestale e per il territorio rurale. Sotto queste insegne Casera Pioda dà il benvenuto, a 1550 metri di quota nel cuore delle Alpi Retiche, dopo due ore di cammino non del tutto agevole accompagnati dal fragore delle cascate. Il panorama verso la costiera che culmina con il Pizzo Ligoncio è incantevole. Alle spalle, più su, lingue di neve sfidano l’anticiclone africano nel vasto anfiteatro terminale caratterizzato dalle cenge boscose della Val Torrone. Denominata Centro per l’Alpinismo Sostenibile in base a un accordo che risale al 2014, la Casera dovrebbe rappresentare un fiore all’occhiello della Riserva naturale della Val di Mello. L’impressione tuttavia è che il bellissimo edificio di pietra che si affaccia sull’omonimo alpeggio non goda delle stesse attenzioni giustamente riservate agli storici rifugi del Cai in alta quota della zona e di quelli accoglienti di fondovalle in cui la domenica si riversano folle di gitanti in cerca di frescura e piatti tipici valtellinesi. Tra i prati della Rasica frequentatissimi da una clientela balneare, con i volontari del Soccorso alpino che sotto un gazebo tentano invano di distribuire per conto del Cai opuscoli denominati “Sicuri sui sentieri”, risulta difficile imboccare il sentiero giusto nella totale carenza d’indicazioni. Solo dopo aver percorso a fatica un viottolo infestato da ortiche e altre erbacce comincia la salita vera e propria: non del tutto chiara dal momento che alcune famigliole, piuttosto insicure sui sentieri insicuri, vagano alla ricerca dei segnavia e alcune rinunciano dopo essersi trovate sull’orlo di un baratro.

“Per usufruire del servizio di pernottamento e ristorazione è necessario innanzi tutto associarsi al Centro versando la quota di € 10”, viene spiegato su internet insieme con l’invito, per maggiori informazioni e per prenotazioni, a rivolgersi alla Ersaf di Morbegno (email: morbegno@ersaf.lombardia.it – telefono: 0342 605580). In realtà, per una modica cifra e senza alcuna formalità, il ristoro è assicurato da Piero, un simpatico volontario veneziano che a richiesta mette in tavola una pastasciutta o un tagliere di affettati insieme con una lattina di birra.
Su una lavagnetta un avviso in lingua inglese annuncia dal 13 al 26 luglio “kitchen with wild erbs”. Tradotto, significa che all’ospitale Casera Pioda si fanno, per i fortunati che vi approdano d’estate, anche sperimentazioni di alimentazione selvaggia: un’iniziativa che calza a pennello con il progetto finora irrealizzato di fare della Casera un Centro di Educazione alla Wilderness. E un’iniziativa particolarmente indicata per chi non ne può più di rimpinzarsi nei fondovalle di pizzocheri e polenta taragna. (Ser)