Ventidue alpeggi da visitare. Prima che spariscano…

Il piacere di una bella passeggiata si concilia benissimo con la scoperta dell’alpeggio, dei suoi protagonisti e dei suoi gustosi formaggi. Da questa idea nasce il libro fresco di stampa “Alla scoperta di alpeggi e formaggi” di Luigi Ranzani (Monte Rosa edizioni, 152 pagine, 22,50 euro) che propone 22 itinerari escursionistici dal Lago Maggiore alla Val Formazza. Le montagne e le valli che qui si susseguono fino alla cresta di confine sono i luoghi ideali per soddisfare entrambi i desideri. Tutti gli itinerari, percorribili anche con bambini, sono facili, brevi, dettagliatamente descritti e accompagnati da una cartina in scala 1:25.000. Non sono pochi gli alpeggi che ogni estate vengono inalpati con mucche e capre per produrre ottimi formaggi contribuendo in modo essenziale alla vivificazione di brani di montagna quasi sempre di notevole pregio ambientale ed estetico eppure, in molti casi e per svariate ragioni, dimenticati, minori o nascosti: magari perché semplicemente poco conosciuti. Si potrebbe dire che è la presenza di un alpeggio, non di rado adibito anche a scopi agrituristici, a rendere viva la montagna, anche e soprattutto quella “dimenticata”, sottraendola a quella perifericità dovuta per lo più alla sfortuna di non rientrare nei flussi del turismo di massa. Ma in quale considerazione è tenuta dalle istituzioni questa minoranza spesso fin troppo silenziosa?
Quella dei malgari è una vita dura, un’attività mal remunerata. Dopo una giornata di lavoro può capitare d’imbattersi in un alpigiano dall’aria stanca che sta andando con la sua moto da trial a recuperare una ventina di mucche per riportarle nella stalla. Può capitare che racconti di una vita tribolata. Nella stagione estiva lui non riesce mai a cenare prima dell’una di notte ed è stufo perché fa tutto da solo eppure non ci sta dentro con i conti e riesce a fatica a pagare il mutuo che ha dovuto attivare per comperare la stalla.

“Questo libro rappresenta anche il nostro modesto contributo per dare voce a questa montagna silenziosa e ingiustamente dimenticata”, dice Livia Olivelli, coraggiosa editrice di Monte Rosa edizioni (lolivelli@monterosaedizioni.it). “Si tratta di una minoranza perché rappresentano appena l’1% della produzione casearia nazionale. Eppure, a fronte di una quantità prossima alla sparizione i malgari testimoniano un valore culturale e una ricchezza merceologica straordinaria. I loro formaggi sono prodotti con latte crudo non pastorizzato, alimentati esclusivamente con i foraggi reperibili direttamente sui pascoli alpini, prodotti per lo più con tecniche rudimentali e con strumenti molto semplici. E con sapori e aromi molto differenti tra loro, quasi sempre eccellenti anche se a volte con piccoli difetti di lavorazione e stagionatura. Quando però lavorazione e stagionatura sono state impeccabili, allora esprimono qualità organolettiche eccezionali”.
L’eccellenza casearia nasce indubbiamente in montagna. Quando i formaggi d’alpe sono ben fatti sono i migliori: non temono confronti con l’industria. Perché conservano saperi antichi, sono unici, irriproducibili altrove, mantengono legami stretti, chimici ed emozionali, con gli animali, l’aria, l’acqua, la terra, le pietre dei luoghi d’origine; perché chi li compra, oltre al formaggio si porta via una storia, un’esperienza, un ricordo, un bene culturale.
Nei 22 racconti che nel libro invitano alla scoperta dei singoli alpeggi, Luigi Ranzani cerca di dare conto di tutta la ricchezza sociale e umana, simbolica e culturale che ancora trasmettono – fino a quando, non è facile a prevedersi – coloro che, nel nostro velocissimo e smaterializzato presente, vivono di questo antichissimo mestiere