In dieci cime la storia d’Italia. Da imparare camminando
Vittorio Emanuele II trasforma il Gran Paradiso in un’immensa riserva di caccia e di gonnelle negli stessi anni in cui i banditi di Carmine Crocco colonizzano il Vulture nascondendosi in grotte e foreste. Sul Montasio Julius Kugy, il botanico-musicista cantore delle Alpi Giulie, apre grandi vie di salita e Willy Jervis, giovane ingegnere valdese, scrive la storia partigiana tra le cime della Val Pellice. Mentre l’abate Stoppani sulle tracce di Manzoni s’ispira alle meraviglie del Resegone ricomponendo il mosaico del Bel Paese…E’ un piacere farsi trascinare da Paolo Paci in uno dei suoi viaggi nella storia, l’occhio sempre rivolto alle montagne che tanto ama e con tanta passione frequenta. Il suo nuovo libro edito da Sperling& Kupfer (“Il respiro delle montagne”, 311 pagine 19 euro) si basa su un’idea piuttosto originale. Il giornalista milanese, che ha collaborato con le maggiori riviste di turismo, si mette alla prova da quel provetto divulgatore che è identificando dieci vette e dieci personaggi per costruire a modo suo una storia d’Italia. E una capriola, anzi un doppio salto mortale appare questo libro basato su sistematiche ricerche d’archivio (manca una bibliografia, peccato) ma anche su personali sopralluoghi per dialogare con le persone e rintracciare i fili spesso sottili che legano le montagne descritte alla loro storia.

Signori, si parte. Ed ecco il Subasio legato a Francesco d’Assisi dove l’elemento più francescano che s’incontra è una comunità dove si pratica yoga e Paci trova che il poverello sia stato vittima di diversi malintesi. Ma la polemica si stempera qua e là davanti a un piatto di bruschette o a un bicchiere di grappa di pere, tanto per tenere alto il morale di chi legge. È un’avventura, quella del libro, umana più che sportiva, sulle tracce dei personaggi che tra quelle rocce, su quei sentieri e su quei ghiacciai hanno vissuto, scalato, lavorato, pregato, cacciato, trovato rifugio e, in alcuni casi, sono morti. E’ una ballata con santi e briganti, re e soldati, cartografi e partigiani che hanno dato un senso alle nostre montagne, colmandole di umanità.

C’è da chiedersi prima di iniziare la lettura perché Paci si sia limitato a sole dieci vette e nemmeno tutte importanti, ignorandone alcune che hanno fatto davvero la storia d’Italia: come per esempio il Monviso. Ma quando si arriva soddisfatti alle ultime pagine dedicate a Guido Rossa, l’accademico del Cai trucidato dalle Brigate Rosse che era di casa in Valle Stretta sulla famosa parete dei Militi, ci si accorge che Paci compie tra le righe fantastici recuperi, compresi gli elefanti di Annibale che attraversarono il Piccolo San Bernardo o giù di lì. Poi si sa, chi scrive è costretto a scegliere e ogni scelta è di per se parziale e soggettiva. Ma dai briganti al terrorismo qui c’è molto da leggere e da imparare senza per questo sentirsi impartire lezioncine di tipo scolastico.