Hervé di nuovo in forma. La sud del Nuptse per dimenticare il grave intervento
Non andava a caccia di record il valdostano Hervé Barmasse quando si è sparato quattro quattromila con gli sci in una radiosa domenica d’aprile. Ma l’esperienza non va sottovalutata anche se Hervé è il primo a praticare l’understatement nella sua pagina Facebook. “Le montagne di casa ci sorridono sempre”, spiega imperturbabile. Il fatto è che Barmasse esce da una vicenda che lo ha tenuto per un po’ lontano dalle sue “montagne di casa”. Il 23 luglio dello scorso anno è stato infatti sottoposto a un delicato intervento alla colonna vertebrale e c’è voluto del tempo per ritrovare quella condizione fisica che ora gli consente di affrontare con Daniele Bernasconi una notevole avventura in Nepal: la parete sud del Nuptse, 7861 metri. “Quando si chiude la porta della sala operatoria alle tue spalle”, racconta Hervé, “pensare di ritornare a scalare e ad allenarti sembrano sfide impossibili”. Poi, la tenacia del montanaro, la motivazione e la volontà sono state più forti. Hervé, a distanza di otto mesi dall’operazione, è pronto per affrontare nel mese di maggio 2016 la stessa montagna sulla quale Chris Bonington e Valery Babanov scrissero alcune delle loro imprese più importanti.
“Non ho mai pensato che non sarei più tornato in montagna”, racconta, “ma sul come avevo molti dubbi. Il segreto è nella passione per le cose che facciamo e che amiamo più di noi stessi, cose di cui non possiamo fare a meno e che ci danno il coraggio di affrontare anche gli ostacoli più difficili”. Ora lo attende una scalata in alta quota senza corde fisse, senza ossigeno e senza altri aiuti esterni su una parete che negli ultimi anni ha visto svariati tentativi, tutti falliti, per riuscire nella prima salita in stile alpino di questa montagna.
“Dicono che l’obiettivo è troppo ambizioso, ma cosa importa? Se fossi certo della possibilità di riuscire in questa scalata non partirei nemmeno. L’alpinismo è un gioco, l’importante è giocare pulito”. Una scelta quella di salire una difficile montagna del Nepal che non viene per caso. “Ho voglia di scalare, ma anche di capire, farmi un’idea e raccontare attraverso la fotografia ciò che incontrerò a Katmandu e nella valle del Khumbu a un anno dal terremoto che ha sconvolto il Nepal, un paese caro a tutti gli alpinisti”. Ma per poter “giocare pulito”, la trafila è stata lunga e Barmasse non si è negato salite veloci sulle ripide ed estenuanti condotte usate per produrre energia elettrica. “Le condotte sono l’ideale per prepararsi a una salita in montagna dove la resistenza alla forza è importante tanto quanto la resistenza aerobica”, spiega. Un suo consiglio? Aggiungere 1 o 2 kg alle caviglie in caso di bisogno…