Climbing girls. Arrampicare in libera a Teheran

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Nasim Eshqui in un primo piano e, in alto, come appare fotografata da Frank Kretschman nel servizio apparso il 6 aprile sul supplemento illustrato del quotidiano La Repubblica (per gentile concessione).

Salvo errori, non è noto il nome di Nasim Eshqi nella cospicua galleria di climbing girls che bazzicano le falesie europee. La lacuna, se di questo si tratta, verrà colmata a quanto annuncia il fascicolo del 6 aprile 2016 di “D”, supplemento illustrato del quotidiano La Repubblica. Presto, è l’annuncio, Nasim sarà in Italia per gustarsi i graniti della Valle dell’Orco e della Val di Mello. Magistralmente fotografata nel servizio da Wojciech Ryczer e Frank Kretschman, questa trentatreenne iraniana ha aperto oltre 70 vie di roccia fra Turchia, Iran, Oman ed Emirati Arabi. Sue interviste si possono trovare cercandola in Google.

A Teheran Nasim vive insegnando arrampicata e alpinismo ma evitando, a quanto si apprende dalle pagine di “D”, le palestre cittadine dove le donne possono accedere solo in certe ore, non tutti i giorni, velate e coperte. I suoi allievi li porta sulle montagne dove la differenza tra uomo e donna non sta in un velo ma nella capacità fisica. Attraverso la montagna, Nasim si batte contro le discriminazioni. “Arrampicare libera a Teheran” è infatti l’azzeccato titolo di “D” che ci fa anche sapere come le sue immagini debbano essere pesantemente ritoccate per coprirle la testa, spalle e fianchi quando vengono proiettate nelle conferenze organizzate dal Club alpino dell’Iran.

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Un altro aspetto del servizio apparso in “D” (ph. Wojciech Ryczer, per gentile concessione)

Niente di nuovo sotto il sole. Non sempre, nemmeno tra noi mediterranei, l’alpinismo ha garantito spazi di libertà alle donne. Sono note le battaglie delle alpiniste per accedere al prestigioso Club alpino accademico, mentre l’intrepida Ninì Pietrasanta doveva giustificare ai contemporanei degli anni Trenta i pesanti scarponi in contrasto con l’immagine di eterea fanciulla e la coeva Paula Viesinger quando andava in roccia nascondeva la gonna dietro i cespugli per non farsi vedere, una volta tornata a valle, con gli attillati pantaloncini.

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