Patagonia, sulle tracce di Padre De Agostini
Partita dall’Italia l’11 febbraio 2016 la spedizione del team “Sulle tracce dei ghiacciai” guidata dal fotografo ambientalista Fabiano Ventura, periodicamente ci invia i suoi dispacci dalla Patagonia. Il primo da Punta Arenas, dove il 13 febbraio è iniziata una minuziosa ricerca iconografica. Grazie al supporto di Carolina Vidal, la responsabile dell’archivio fotografico del Museo Maggiorino Borgatello, è stato possibile svolgere nell’arco di una settimana approfondite ricerche iconografiche che hanno consentito di consultare le lastre originali di Alberto Maria De Agostini, esploratore, fotografo e salesiano italiano che lavorò in Patagonia e nella Terra del Fuego per oltre mezzo secolo (dal 1910 al 1960) completando il quadro di riferimento per la successiva ricerca sul campo.
Tra i tesori rinvenuti in archivio Fabiano Ventura (in azione sul campo nella foto sopra il titolo e alle prese con gli archivi di padre De Agostini qui accanto) – com’è possibile leggere nel suo diario divulgato sul sito www.macromicro.it con un ricco corredo di immagini e di video che raccontano passo passo l’avventura patagonica – la famosa fotografia panoramica dell’enorme ghiacciaio Upsala, pubblicata sul libro “Ande Patagoniche”, formata da da ben sette lastre, rispetto alle tre pubblicate, che restituiscono una visione diversa del lavoro realizzato da De Agostini ma soprattutto di avere una visione più ampia del ghiacciaio e di come esso si è modificato.
Il 21 febbraio la spedizione è entrata nel vivo, nel Parco Nazionale delle Torri del Paine in Cile, con il primo tentativo per trovare il luogo esatto da dove Alberto De Agostini scattò la sua fotografia delle Torri del Paine. Un impresa che Ventura deve affrontare in due riprese successive, soprattutto a causa del forte vento che si oppone allo scatto soffiando oltre i 120 km/h e che va a buon fine il 24 febbraio seguente: “il momento dello scatto è come sempre emozionante” scrive Fabiano nel suo diario, “approfitto di un raggio di sole per esporre la lastra e subito dopo mi rendo conto che come sulla foto storica, le cime di una montagna sulla sinistra dell’inquadratura sono coperte dalle nuvole.”
Nel suo secondo dispaccio, datato 4 marzo 2016, Ventura spiega di aver completato oltre alla restituzione delle Torri del Paine, uno scatto del fronte del ghiacciaio Grey, resa difficile per il fatto che il ghiacciaio oltre a retrocedere di diversi centinaia di metri ha perso il suo spessore scomparendo dietro il Nunatak, la collina posta al centro della fronte del ghiacciaio.
La spedizione a questa data è in partenza per il Parco Nazionale Los Glaciares in Argentina e i tempi si stanno facendo sempre più stretti, considerata la complessa logistica che prevede un importante incontro, il 20 marzo, con il team dei ricercatori del dipartimento di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma e i glaciologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Statale di Milano per realizzare le attività scientifiche previste.
A questi due link è possibile accedere ai resoconti della spedizione e leggere diffusamente la cronaca appassionante dalla viva voce del protagonista: