La stagione del fuoripista presenta i conti. Tutto regolare: 26 vittime

Tranquilli: la montagna assassina non fa più notizia sui giornali. Ah sì, sei morti il 12 marzo 2016 sotto una valanga a Campo Tures si meritano una pagina e un richiamo in prima, ma solo se gli stragisti sanguinari in nome di Allah concedono un tregua. Tanto meno fa notizia la montagna felice, “nobile come un lavoro e bella come un’arte”. Non una riga nelle pagine cittadine dei quotidiani se a Palazzo Marino si tiene un convegno internazionale di medicina di montagna, non un cronista mandato a segnarsi sul taccuino quelle due o tre cose che possono interessare la gente comune. In compenso una pagina marcata “tempo libero” viene dedicata dal Corriere a un nuovo bistrot con titolo a nove colonne: “Langosteria alla conquista del centro”. Si apprende che il proprietario della suddetta langosteria meneghina (della cui intestazione non stiamo a spiegarvi il significato, lo capirete da voi…) ha assunto una persona che pulisce fuori i mozziconi delle sigarette. Sempre per la serie “chissenefrega”, l’ossequiato (dal cronista) proprietario ci fa sapere che ha ingaggiato, crepi l’avarizia, “dieci persone solo per fare accomodare i clienti”.

Incidenti al 12:3:16
Una tabella dell’Aineva con gli incidenti in valanga nella prima parte dell’inverno 2015-2016.

Può darsi che lo stillicidio delle disgrazie in montagna specialmente in tempo di valanghe abbia creato disaffezione per il tema. Andiamo a curiosare nelle statistiche. Stando alle tabelle dell’Associazione italiana neve e valanghe, dal 15 ottobre 2015 al 12 marzo 2016 si sono registrati 21 incidenti fuoripista con 39 travolti, 8 morti (tra i quali i sei citati più sopra) e 8 feriti. La solita ecatombe che ha fatto versare appena qualche goccia d’inchiostro e richiesto alcuni bit in più nell’ospitale web. Niente di nuovo nelle Alpi svizzere. Sono finora 13 le vittime delle valanghe di questo inverno: meno del solito causa il ritardato arrivo della neve. Anche sul fronte occidentale poche nuove, a parte i cinque militari della Legione Straniera deceduti lunedì 18 gennaio durante un’esercitazione nella valle del Frejus, a pochi chilometri dal confine italiano. Altri cinque gravemente feriti. Di vite irrimediabilmente perdute ne abbiamo con gran pena contate fin qui 26. Occorre continuare? E quanto inchiostro è stato versato per darne notizia sui giornali? Del resto, la grande sfida della comunicazione via Internet la si affronta ormai non sui quotidiani bensì partecipando a quella vera o presunta “intelligenza collettiva” che è la vera forza del web 2.0 e che permette di creare testate dove le notizie di montagna vengono per fortuna scritte, lette, commentate, condivise e postate in un continuo feed back tra utenti e blogger. I blog di seconda e terza generazione possono poi essere letti in qualsiasi momento con lo smartphone in pugno. Un passaggio naturale, avvenuto a una velocità spaventosa, spiazzante. Facebook e i social network ne sono l’indispensabile cassa di risonanza. Con questo tipo di comunicazione la montagna, assassina o no, deve fare i conti.

 

Commenta la notizia.