Zalone offusca l’omaggio alle Alpi di Alberto Angela
Alla scoperta delle Alpi, tra scenari d’alta quota, ghiacciai e vallate verdi. Come comprimere tutto ciò in una sola serata? Ci ha provato su Raitre Alberto Angela nella puntata di “Ulisse: il piacere della scoperta” intitolata “La meraviglia delle Alpi” andata in onda il 18 gennaio 2016 con la regia di Gabriele Cipollitti. Scommessa vinta? Chi ha seguito la trasmissione può dirsi soddisfatto, tuttavia l’Auditel raffredda notevolmente gli (eventuali) entusiasmi: 1,4 milioni gli spettatori e 4,99% lo share, qualcosa più dell’ultima puntata del reality “Monte Bianco” che il 7 dicembre era stata vista da 1.098.000 spettatori. Questa volta a far crollare gli ascolti è stata la concomitante programmazione su Canale 5 del film “Sole a catinelle”, con l’asso pigliatutto degli schermi Checco Zalone che si è beccato 6.630.000 di spettatori e il 24,06% di share.
Va detto che di materiale Alberto Angela ne aveva a disposizione quanto bastava per fare almeno tre puntate. Per sua consolazione, i “mi piace” nella pagina Facebook ora piovono copiosi e con buone ragioni. Per la soddisfazione dei pochi ma buoni che lo hanno seguito, non sono mancate le scoperte. E’ emerso, per esempio, che la stella alpina, a dispetto del suo nome, è stata portata dal vento dai contrafforti asiatici. Si è saputo che nelle Alpi vivono 80 specie diverse di mammiferi e 200 di uccelli. Il professor Claudio Smiraglia, illustre glaciologo, ci ha poi tranquillizzati su un particolare inquietante: i ghiacciai prima o poi si squaglieranno ma l’acqua non verrà a mancare.
L’alpinismo è stato somministrato in pillole a cominciare, chissà perché, proprio dal suo aspetto più macabro: la tragica scalata alla nord dell’Eiger di Hintertoisser e Kurz, morto quest’ultimo nel 1936 per sfinimento a un passo dalla salvezza. Obbligatorio un cenno per Walter Bonatti, il finale è stato riservato a Reinhold Messner che ha filosofeggiato sul valore dell’eterna sfida con se stessi.
In questo canovaccio abbastanza prevedibile, si poteva forse trascurare il tema della solidarietà? Sopravvissuto a una valanga che nel 2009 ha falciato la vita di quattro colleghi del Soccorso alpino impegnati con lui in Val Lasties, nelle Dolomiti, il fassano Sergio Valentini ha raccontato, insieme con il capo squadra Gino Comelli e l’altro sopravvissuto Roberto Platter, la sua terribile esperienza e affrontato un tema cruciale: fino a che punto il soccorritore può o deve mettere in gioco la vita? Un tema da far tremare le vene e i polsi, e un’occasione per ribadire che gli uomini del Soccorso alpino non sono disposti ad arretrare di un passo anche davanti alla cattiva sorte: sono sempre pronti a mettere in gioco la propria vita quando esiste un barlume di speranza di salvarne un’altra.
Se “Monte Bianco” dava un’immagine sbagliata dell’alpinismo (se…), evidentemente anche un programma “professoral-didattico” non fa di meglio! Forse bisognerebbe ripensare davvero a come comunicare montagna…
Mi è piaciuto vedere scorrere la Mer de Glace (53cm al giorno),
Il resto poco,