Linea Cadorna per fermare la Svizzera

Nel panorama dei Monti Lariani il Sasso Gordona è facilmente riconoscibile per la sua particolare forma massiccia e squadrata. Uno sperone roccioso che si erge solitario tra i Monti Bisbino, Crocione e Generoso, in uno spettacolare scenario dove la vista spazia sino al Monte Rosa e, oltre il Lago di Como, alle Grigne ed al Resegone.
Lasciato il Lario all’ingresso di Argegno, inoltrandosi verso la Val d’Intelvi si arriva a Schignano, località conosciuta soprattutto per il curioso Carnevale. Dalla frazione Posa, in circa due ore di cammino, si raggiunge la vetta del Sasso Gordona posta a circa millequattrocento metri d’altitudine; la mulattiera, in costante salita, conduce alla Colma della Crocetta e quindi, seguendo per il primo tratto la via verso il Rifugio Prabello, ex Caserma della Guardia di Finanza, si sale alla cima percorrendo la cresta orientale, il versante più solatio.
All’inizio dell’erto sentiero si incontrano i primi manufatti del sistema difensivo alla frontiera nord della zona comasco intelvese. Si tratta di ricoveri sotto roccia realizzati rimodellando gli ampi solchi naturali degli strati di calcare tenero.
La posizione di vedetta lungo il confine svizzero ha fatto sì che, negli anni del primo conflitto mondiale, il Sasso Gordona fosse scelto per la costruzione di importanti fortificazioni della Linea Cadorna. Il sistema difensivo italiano fu progettato già a partire dal 1871 dal Regno d’Italia per proteggersi da eventuali aggressioni d’oltralpe: iniziato nel 1904, in larga parte fu realizzato tra il 1916 e 1917 pur non essendovi concreti rischi d’invasione.
Ancora oggi, grazie agli interventi di recupero e messa in sicurezza dei siti, è possibile ripercorrere questo itinerario storico che ci porta alla scoperta di percorsi sotterranei ed osservatori con postazioni di tiro in direzione del Monte Generoso, la Val Breggia ed il ponte di Melide.

Il camminamento principale del complesso in caverna è lungo una cinquantina di metri e conduce ad una postazione per mitragliatrice, ad un ricovero, al vano della stazione telefonica ed alle numerose feritoie dell’osservatorio.
La ridotta era uno dei caposaldi più importanti del sistema difensivo della Val d’Intelvi: una sorta di fortezza naturale realizzata sfruttando la conformazione rocciosa del torrione di cui è costituita la cima della montagna. Grazie alle trincee, alle postazioni di tiro ed all’osservatorio scavato immediatamente sotto la vetta, la fortificazione assicurava il perfetto controllo del confine ticinese della Svizzera da cui, peraltro, non ci fu mai necessità di doversi difendere.
In una giornata d’inizio dicembre riscaldata dal sole, lungo i sinuosi crinali delle montagne lariane dove la neve sembra ancora tanto lontana, ho immaginato di vedere l’ombra sfuggente del tenente Drogo, in vedetta sulle mura della fortezza Bastiani.
Rosalba Franchi