“No ai privilegi e ai capricci dei cacciatori”. Una petizione per evitare una riduzione del Parco dell’Adamello

Una petizione diretta al presidente della Regione Lombardia e ai membri del Consiglio regionale chiede che vengano rigettate le richieste dei cacciatori per una riduzione dell’area tutelata nel Parco dell’Adamello. Finora sono più di 1500 le firme raccolte perché si possa finalmente chiarire dopo varie schermaglie questa vicenda di cui si stanno occupando alcune associazioni ambientaliste mentre anche il Cai si appresterebbe a scendere in campo.

A dare fuoco alle polveri è stato il Comune di Breno che si trova nel Parco: spinto da una pressante richiesta dei cacciatori del comprensorio alpino, ha proposto alla Regione con l’assenso della Comunità montana una riduzione dell’area tutelata (di circa 100 ettari) nel proprio territorio. Tutto ciò, a quanto si apprende, per “onorare” una promessa elettorale fatta ai richiedenti.

Il provvedimento escluderebbe un’area del Sic (Sito di importanza comunitaria) e della Zps (Zona di protezione speciale) riconosciuta per la sua importanza faunistica, preziosa per la presenza sempre più scarsa della coturnice e del gallo forcello e anche per l’esistenza di particolari fenomeni geologici e carsici unici nel Parco e di specie botaniche rare.

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Un aspetto del Parco Adamello e, nella foto sopra il titolo, il volo del gallo forcello (ph. R. Viganò, per gentile concessione)

“La fauna tipica alpina”, si legge nel documento che accompagna la petizione, “si trova in uno stato di conservazione sfavorevole in tutto l’arco alpino ma soprattutto nel Bresciano, e andrebbe tutelata più che mai proprio a causa di un prelievo venatorio impattante e al diffusissimo fenomeno del bracconaggio. Mentre ci si affanna per salvare e ampliare le aree protette del nostro Paese, si assiste ancora una volta a una politica di gestione del parco miope e totalmente sottomessa ai privilegi e capricci dei cacciatori”.

Contrario allo scorporo è anche il sindaco di Braone Gabriele Prandini che sul suo sito, sotto l’eloquente titolo “Vogliamo un parco migliore, quindi decimiamolo”, pubblica il suo intervento depositato per l’assemblea della Comunità Montana di Valle Camonica del 2 ottobre 2015. A suo avviso, la riduzione del parco naturale di ben 102 ettari (più di un milione di metri quadrati, circa 140 campi da calcio di serie A) viene celata dietro una “riperimetrazione” per motivi tecnici.

“Intendo esprimere il voto contrario del Comune di Braone”, è il testo dell’intervento del primo cittadino, “sulla proposta di riduzione per 102 ettari della superficie del Parco Naturale dell’Adamello in Loc. Val Bona -Val Fredda – Monte Mattoni – Dossi di Cadino in Comune di Breno, territorio che è anche Zona di Protezione Speciale (ZPS) e Sito di Importanza Comunitaria (SIC). La riduzione è stata richiesta dal Comune di Breno ed era stata impropriamente presentata quale rettifica molto marginale di confine in una precedente Assemblea della Comunità Montana del 27/07/2012 e trasmessa senza esito alla Regione Lombardia con le specifiche modalità previste in materia di ‘rettifica confini’. In quella sede era stata celata dietro una rettifica tecnica per chiarezza di confini quella che invece si configura come una vera e propria mutilazione dell’area a parco naturale”.

“Sono stati necessari”, continua il sindaco di Braone, “approfondimenti giuridici di una certa complessità per capire quale iter la pratica dovesse assumere, essendo la stessa la prima di tal tipo almeno in Regione Lombardia. Su sollecitazione della Regione è stata indetta una Conferenza Programmatica con invito a tutti gli enti interessati il 3 marzo 2015, come già avvenuto nel 2002 ai tempi della istituzione del Parco Naturale all’interno dei confini del Parco Regionale dell’Adamello. La Conferenza avrebbe dovuto, dopo approfondite analisi di carattere tecnico-scientifico, tali certamente da impegnare molteplici sedute di lavoro e di consultazione, partorire un ‘documento di indirizzo’ da approvarsi da parte dell’Ente gestore. Mi limito ad osservare che il documento di indirizzo, dopo l’unica succinta riunione di carattere prevalentemente politico della Conferenza, consiste nell’elaborato presentato dal Comune di Breno con nota in data 06/05/2014 nella quale di fatto non si è riusciti a dimostrare che esiste una diminuzione della valenza naturalistica delle zone oggetti di riduzione, unica reale motivazione che potrebbe giustificare una tale diminuzione, ma si limita a citare la non praticità degli attuali confini”.

“Non esiste alcuna ragione seria per accogliere la richiesta del Comune di Breno”, conclude Prandini. E la speranza è che la Regione Lombardia possa arrivare alle medesime conclusioni.

Linka qui alla raccolta di firme su change.org per bloccare la riduzione del Parco

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