Maschilismo retrogrado? Al 100° Congresso del Cai malumori fra le iscritte. E una revisione del documento programmatico

Donne a Pesaro 1993
La situazione del volontariato femminile del Cai è un tema ancora in parte irrisolto. Nella foto le partecipanti a un convegno a Pescara sulla donna e il Club alpino. Era il 1993.

La discussione sul volontariato femminile nel Cai di cui si riferisce nell’articolo della redazione qui sotto riportato ha imposto al 100° Congresso una revisione del documento programmatico, come è possibile evincere nel portale dell’associazione. “Innanzitutto la donna, anche nel CAI non è solo mamma”, precisa nel sito Renata Viviani prendendo spunto da una frase particolarmente contestata o poco apprezzata,“ma è entrata a pieno titolo in tutti i ruoli dell’associazione, esprimendo anche le sue parole; ciò ha fornito all’associazione un contributo importantissimo per superare una visione lungamente solo maschile e, ahimè, spesso maschilista. Nel 2015 è imbarazzante leggere ‘la mamma che ama la natura guarda le montagne trasmette tanti valori, in silenzio, giorno dopo giorno, con messaggi speciali, con la vita vissuta e non con le parole. Ha portato anche con fatica il fardello della casa, del lavoro…’ in quanto ripropone stereotipi da Sinodo preconciliare che non tengono conto della attuale società costituita anche da famiglie allargate e composite. E’ da tempo che il ‘fardello’ di casa, del lavoro e della cura familiare sono portati dai genitori con un ottica tendenzialmente condivisa e collaborativa”. Con questa doverosa premessa, vi proponiamo nella sua integrità quanto nel bene e nel male è stato messo in rete da MountCity il 26 novembre sulla base di testimonianze dirette modificando il titolo che in origine era “Maschilismo retrogrado? Al 100° Congresso del Cai è spirata aria di rivolta fra le iscritte”. Nessuna rivolta, prendiamo atto che si è trattato di una serena e costruttiva discussione.

“Favorire il ruolo chiave e dinamico svolto dalle donne nel Cai”

La donna, il Cai, la famiglia era uno dei temi strategici, al centesimo Congresso del Club alpino (Firenze, 31 ottobre e 1° novembre), nella relazione finale del Gruppo di lavoro “Volontariato nel Cai di domani”. Un tema attuale ma anche un nervo scoperto nell’associazione che, tutto si può dire, ma non brilla certo nei confronti dell’altra parte del cielo. E, anzi, ha fama di essere atavicamente maschilista. Non a caso il documento citato è stato giudicato da diverse iscritte espressione di un maschilismo retrogrado e inaccettabile, di un atteggiamento che si percepisce in tutte le attività in cui le iscritte sono coinvolte fino ad arrivare alla “stanza del potere” rigorosamente riservata ai signori maschi.

Il documento è stato a quanto pare da alcune esponenti del Cai aspramente contestato e successivamente aggiornato alla luce del buonsenso femminile. Invita a “riconoscere e favorire il ruolo chiave e dinamico svolto dalle donne nel Cai, come promotrici dell’amore per la montagna, custodi delle tradizioni, testimoni di concretezza e nutrimento per la crescita dei giovani”.

“La famiglia”, prosegue perigliosamente il documento, “ha un ruolo importante nel realizzare il futuro dei suoi figli. La mamma che ama la natura e che guarda le montagne trasmette tanti valori, in silenzio, giorno dopo giorno, con messaggi speciali, con la vita vissuta e non con le parole. Ha portato anche con fatica il fardello della casa, del lavoro, dell’appartenenza attiva alla nostra Associazione alla quale donare il proprio tempo, energie e sentimenti. I risultati si vedono per la più grande famiglia del Cai, per sostenere i sogni dei giovani in montagna e per aiutare il volo verso nuovi orizzonti dei cittadini del mondo”.

Probabilmente non è piaciuto quell’accenno al ruolo materno della donna che, “portando il fardello della casa”, ha da essere silenziosa: retaggio di una visione cara ai cattolici, ma anche celebrata dal fascismo che, in più, auspicava “madri dalle carni sode”.

Una ricerca sulle origini di questo malessere non può che passare attraverso una situazione di fatto di cui bisogna essere consapevoli: la “grande economia delle Alpi”, quella degli alberghi di lusso e degli impianti di risalita, delle industrie e delle gare d’appalto per le commesse pubbliche, è ancora, e saldamente, in mano agli uomini, così come il potere politico.

Ma l’economia di valle, quella famigliare, quella che permette di rimanere aggrappati al territorio, di continuare a vivere in quota, è in mano alle donne. Ancora oggi, la maggior parte delle iniziative di microeconomia e di economia identitaria sono portate avanti da loro: dove rimangono le donne, la montagna non muore, ma intraprende la strada di uno sviluppo diverso, in sintonia con la terra, sfruttando le opportunità che questa offre agli esseri umani.

Questi i motivi per cui, come hanno intuito i dirigenti del Cai (non ci vuole molto per farlo…), qualsiasi politica sociale della montagna, se non vuole fallire, deve, oggi più che mai, confrontarsi con i bisogni e i desideri delle donne. Che non sono più né trascurabili, né sottovalutabili. Anche perché se mollano le signore, la montagna, con i suoi problemi, rotola a valle. E il Cai invece pure.

Il problema è se l’essere uomo o donna diversifica la possibilità di svolgere azioni di volontariato all’interno del Cai. E se una maggiore presenza dell’elemento femminile all’interno della struttura del club a vari livelli può contribuite a una diversa impostazione dell’attività. Di questo si era pubblicamente discusso l’ultima volta, che si sappia, a Pescara nel 1993 in occasione del convegno “La donna e il Cai”. Ci si è chiesti in quella circostanza se nei rapporti così “distratti” o inesistenti tra le socie e le strutture direttive fosse ipotizzabile un’inversione di tendenza. Sono trascorsi 22 anni ma nel granitico Club alpino non si è evidentemente registrata alcuna inversione. Eppure le donne sentono molto lo spirito che anima il club. E’ proprio necessario e strategico insistere sulla loro presenza “silenziosa” e “preziosa” ma in definitiva molto retorica? (R.S.)

  • Nella nuova relazione del gruppo di lavoro “Il volontariato nel Cai di domani” è stato riformulato il tema “La donna, famiglia e il Cai”. Il nuovo testo è pubblicato sul sito del 100° Congresso: http://congresso.cai.it/Contenuti.aspx La parte relativa a Donna e Cai è possibile scaricarla qui in pdf.

 

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