Bivacchi? No, pattumiere
Tutte le primavere e tutti gli autunni le guide alpine riempiono sacchi e sacchi d’immondizia che si accumula nei bivacchi del Monte Bianco. Lo fa sapere con giusto tono di rimprovero Francesco Civra Dano, guida alpina di Courmayeur, scrivendo in Facebook la frase “Alpinisti, commentate questo invece del reality Monte Bianco”. Frase che non è piaciuta a Carlo Alberto Pinelli, alpinista accademico e presidente di Mountain Wilderness Italia che di grandi pulizie ad alta quota se ne intende avendo organizzato la spedizione ecologica “Free K2”. Ma aldilà delle polemiche riportate anche in MountCity, l’appello di Francesco Civra Dano va accolto con il dovuto rispetto. Lui, con altri colleghi guide di Courmayeur e con quelli del Gruppo militare, ha da poco finito di fare il giro dei bivacchi del Monte Bianco. Un impegno non da poco con tutti quei sacchi di plastica da riempire per portare a valle la spazzatura lasciata dagli alpinisti nei mesi estivi.

Il problema è risaputo. Furono qualche anno fa gli spagnoli a denunciare urbi et orbi questo immondo stato di cose. “Basura en la montaña. El refugio de la Fourche, en el Mont Blanc, reconvertido en estercolero” era il titolo con cui il blog “Barrabes” pubblicava il commento di due alpinisti spiacevolmente sorpresi di quanto sia sporca questa culla dell’alpinismo. Si riferivano al bivacco della Fourche ridotto a un “estercolero”, cioè un immondezzaio. Non esageravano gli amici spagnoli, bastava vedere le foto scattate da Miguel Angel Vicente Zunzarren e da Oskar Porras dopo un week end trascorso sul ghiacciaio della Brenva. Anche il Boccalatte è risultato in simili condizioni se non peggio. Purtroppo l’incuria degli alpinisti per il loro terreno di gioco è risaputa. In fondo l’alpinismo è uno sport di egoisti che vogliono realizzare le proprie ambizioni e spesso senza troppi scrupoli. Come possono pensare gli alpinisti di portare via la “basura” presi come sono dalla corsa alla vetta?
Il bivacco della Fourche, frequentatissimo, è uno dei rifugi più spettacolari delle Alpi, aggrappato alla roccia un centinaio di metri sopra la Brenva, al cospetto del Pilier d’Angle, della cresta di Peuterey, della parete della Brenva, all’attacco della cresta Kufner al Mont Maudit. “Non facciamo che stupirci della quantità d’immondizia che si va accumulando nei campi base degli ottomila himalayani, dovremmo forse fingere di non accorgerci di quanto succede nella culla dell’alpinismo?”, scrissero i due alpinisti spagnoli.
Ma la “basura” è solo uno degli aspetti di questo malessere. Molti bivacchi del Cai, dell’Accademico e delle stesse Guide alpine giacciono in cattive condizioni e spesso non è agevole salire lassù a fare manutenzione come è avvenuto di recente alla Marinelli del Cai Milano sulla parete nord est del Rosa. Da una parte il degrado è dovuto al trascorrere del tempo, alle intemperie, dall’altra alla negligenza degli ospiti che considerano queste strutture a proprio uso e consumo, lasciando ai futuri avventori il compito di pulire, sistemare. Purtroppo chi arriva dopo, spesso ragiona nello stesso modo e dopo un po’ si trovano coperte sporche, rovinate dalle punte dei ramponi o addirittura bagnate, perché le finestre o la porta sono state chiuse male, se non addirittura lasciate aperte. I rifugi e i bivacchi del Cai sono un patrimonio insostituibile, che va preservato nel tempo per i futuri frequentatori delle montagne. Gli enti pubblici, regioni, comuni, riducono ogni anno i finanziamenti destinati a queste strutture e il Club alpino e le sue Sezioni non dispongono di sufficienti risorse atte a ricostruzioni o ristrutturazioni con costi ormai proibitivi.
E’ dunque importante che gli ospiti dei bivacchi collaborino nel mantenerli puliti riportando a valle i rifiuti e lavando le stoviglie che andrebbero poi riposte capovolte sul tavolo o meglio in un sacchetto di plastica; e a tenerli ordinati, piegando e riponendo le coperte sulle brandine più alte per proteggerle dall’umidità. Intanto gli alpinisti dovrebbero rivolgere un sentito ringraziamento alle guide alpine che si fanno carico di questi problemi.