A tu per tu con la ragazza d’oro Deborah Compagnoni

Dal 2010 nelle pagine di “Uomini e sport” si rincorrono brillanti testimonianze esclusive sui tanti modi di essere sportivi e alpinisti. Distribuito gratuitamente grazie alla lungimiranza dell’imprenditore Sergio Longoni, il periodico è anche espressione della catena di empori df-Sport Specialist. Nel numero 19, curato come sempre da Renato Frigerio, Marco Milani e Giuseppe Zamboni, numerosi sono i motivi d’interesse: da un ritratto dell’indimenticabile Marco Anghileri con il dettaglio di tutte le sue scalate a una rievocazione della spedizione guidata da Riccardo Cassin nel 1969 all’Irishanca, una delle pagine più luminose dell’alpinismo lecchese. Dal dossier dedicato allo sci alpino che comprende interviste (a cura di Frigerio e Milani) a un poker di campioni comprendente Deborah Compagnoni, Giorgio Rocca, Dominik Paris e Elena Curtoni è tratto, per gentile concessione, l’incontro con la fuoriclasse di Santa Caterina Valfurva che tanti allori ha dato all’Italia, in particolare nello slalom gigante: specialità in cui tra il 1994 e il 1998 ha conquistato tutti gli ori disponibili tra Olimpiadi e Mondiali.
L’intervista
1/ Non possiamo nascondere la nostra emozione mentre abbiamo adesso l’opportunità di interpellare un’atleta fortissima che ci ha fatto tante volte sognare per le sue strepitose discese, ma che ci ha fatto pure tremare per la paura, in diretta televisiva, a causa dei gravi infortuni che hanno condizionato una carriera che sembrava inarrestabile. Possiamo chiederle con quale animo e con quale miraggio riusciva a tuffarsi nelle veloci discese tra le porte, che tutti seguivano con gli occhi incollati al teleschermo?
Quello che mi ha guidato, sempre, sono stati soprattutto la passione e il piacere di fare le gare. E mi piace credere che il pubblico senta la spinta della passione che anima un atleta. Poi, quando vai forte, arrivano i tifosi, la gente che viene a vedere le gare o che ti segue alla tv. E negli anni ho imparato non solo a convivere con loro, ma a recepire tutta la loro straordinaria carica positiva. In realtà non l’ho mai vissuta come una pressione ma anzi mi ha aiutata.
2/ Ci è parso che, nello sci alpino, lei fosse in grado di affrontare indifferentemente e con successo tutte e quattro le diverse specialità: ritiene che questa sia stata una sua specifica prerogativa o che possa rappresentare, volendo, una buona opportunità anche per altri protagonisti che praticano questa disciplina?
Ho partecipato a tutte e quattro le discipline perché quando si è giovani si affronta tutto, in seguito agli infortuni subiti ho fatto la scelta di non praticare più la discesa libera e il Super G, dedicandomi solo allo Slalom Gigante ed allo Slalom Speciale. Attualmente sono veramente pochi gli atleti che si cimentano in tutte e quattro le discipline anche da giovani.

3/ Che modello ha preso in considerazione come campionessa del suo livello non appena si è indirizzata alla pratica agonistica dello sci alpino? Si è sentita in qualche modo condizionata o amareggiata per il fatto che a brillare di più, anche in questo campo, sono quasi sempre gli atleti di genere maschile?
Da ragazzina mi piaceva guardare le gare di Coppa del Mondo sognando di parteciparvi, sogno che poi è diventato realtà. Tra gli atleti da imitare ho sempre avuto un’ammirazione particolare per Ingemar Stenmark, Gustavo Thoeni, Michela Figini e Maria Walliser i quali sin da allora avevano pari notorietà sia che fossero uomini o donne.
4/ Fino a che età consiglierebbe a una donna di impegnarsi nello sci competitivo, anche in rapporto alla sua condizione femminile che richiede forse particolari riguardi?
Nello sci alpino la decisione di abbandonare l’attività agonistica dipende da molti fattori. Di norma per le donne avviene intorno ai 30 anni.
5/ Forte di una esperienza e di una competenza di tutto rispetto, ci può esporre le sue valutazioni riguardo allo sci agonistico nei suoi diversi aspetti evolutivi, confrontandolo con quello che era una quindicina di anni fa, quando lei si è ritirata dalle gare?
Sono cambiate molto la preparazione degli atleti e le caratteristiche dell’attrezzatura utilizzata. Oggi una maggiore preparazione fisica e tecnica permette l’utilizzo di materiali altamente performanti che consentono di fare traiettorie particolari raggiungendo maggior velocità. Nell’insieme dunque si tratta di un’evoluzione che procede di pari passo. Del resto questo è successo in ogni tempo e in tutti gli sport.
da “Uomini e sport” numero 19, per gentile concessione