I diari di Heini Holzer, il colibrì dei ghiacciai che odiava gli elicotteri

Holzer coverHeini Holzer, morto nel 1977 a 32 anni scendendo con gli sci lungo la parete nord est del Roseg nel gruppo del Bernina, viene rievocato a Bolzano venerdì 25 settembre, in occasione della presentazione del libro “Heini Holzer. Meine Spur, mein Leben” (Retia ed.) di Marcus Larcher giunto alla quarta edizione con l’inserimento d’inediti diari e con la prefazione dell’infaticabile Reinhold Messner.

Una quarantina d’anni fa Holzer, sciatore dal fisico minuto (un colibrì, appunto…), inanellava una discesa dopo l’altra lungo pareti che allora erano ritenute impossibili da scendere con gli sci. Il tutto con un paio di Völkl che sembravano travi e un attacco Marker con cui oggi esiteremmo anche a prendere uno skilift.

Holzer affrontò e vinse in discesa la nord della Cima Presanella, scese dalla Biancograt (al Pizzo Bianco), dallo sperone della Brenva (al Monte Bianco), dalla est del Gran Paradiso, dalla nord dell’Aiguille d’Argentière, dalla seraccata nord del Lyskamm Occidentale. Dopo la nord del Gran Zebrù era dunque la volta del Piz Roseg. Ormai Heini aveva accarezzato l’idea di interrompere la spirale di discese sempre più spinte, ma nell’alpinismo estremo sembra che riesca difficile capire quali siano i propri limiti E la regola gervasuttiana dell’osa sempre può indubbiamente rivelarsi fonte di guai.

Holzer nord Palu
Heini, il “colibrì dei ghiacciai”, impegnato sulla nord del Palu.

Il Piz Roseg da nord-est aveva già respinto per ben sei volte il colibrì. Quel giorno, dopo le prime curve, la caduta fatale. Si ipotizza che l’attacco Marker – che già in precedenza gli aveva dato problemi – si sia aperto. Ma che cosa è cambiato nello sci estremo, attacchi a parte, dall’epoca eroica di Sylvain Saudan, Tone Valeruz, Heini Holzer, seguiti da quel grande talento di Stefano De Benedetti?

Larcher, autore del libro citato, ne parla a Bolzano con Markus Holzer, figlio del colibrì, nel contesto del TrentoFilmfestival in versione autunnale. A quanto risulta, il cambiamento nello sci estremo dipende dall’evoluzione dell’attrezzatura, ormai sempre più leggera. Quel che conta oggi è non usare sci troppo sciancrati, osserva uno specialista: quando sei su una parete a 50 gradi non è bello rimanere ancorati solo con la punta e la coda. E poi contano la maggiore preparazione fisica, la consapevolezza. Anche se quest’ultima non mancava certo al piccolo, spericolato, Heini che ci viene di nuovo incontro nelle pagine di Larcher.

Holzer era una persona eccezionale: piccolo di statura, ma tenace e volitivo, era ai più alti livelli su ghiaccio e roccia. Ebbe come compagni di corda Sepp Mayerl, Peter Habeler, Günther e Reinhold Messner. Il suo mondo erano il VI grado, erano i 55° delle pareti. Elicotteri? Mai pensato di usarne. E anche questo aspetto lo rende grande a dispetto della sua altezza.

www.trentofilmfestival.it

Commenta la notizia.