Quando la montagna conquistò i fotografi
Le origini della montagna in fotografia e la costruzione del suo immaginario: questo il senso della mostra “Frammenti di un paesaggio smisurato. Montagne in fotografia 1850-1870” curata da Veronica Lisino con il coordinamento di Aldo Audisio. Centocinquanta immagini sono esposte al Monte dei Cappuccini. Sono state realizzate da fotografi primitivi, tutti noti e provenienti dalle collezioni del Museo Nazionale della Montagna di Torino: stampe di grande formato, sciolte e in album, dei fratelli Bisson, Édouard Baldus, Samuel Bourne, Francis Frith, Victor Muzet, Giacomo Brogi, solo per citarne alcuni. Immagini suggestive per contenuto, composizione, formato e qualità. Al centro delle quali è sempre presente la relazione tra paesaggio e fotografia negli anni 1850-1870, parte di quella più ampia tra uomo e ambiente.
La mostra è formata da una selezione di grandi formati del Fondo Fotografi delle origini – raccolta di 350 fototipi degli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento, fino ai primi anni del decennio successivo – conservato nella Fototeca del Museomontagna. Costituito a partire da una significativa acquisizione del 2004 di una ventina di stampe di grande formato presentate al pubblico lo stesso anno, il Fondo è composto da stampe di diverso soggetto e autore, rappresentativo delle origini della fotografia per datazione, tecniche e linguaggio.
Ai nomi di Baldus, Marville, Stewart e Vialardi, si sono aggiunti via via fototipi di altro soggetto o autore, come Du Camp, Frith, Maxwell Lyte, McDonald e i più rari Hammerschmidt, Jeanrenaud e Saché. Dalla documentazione dalle Alpi (italiane, francesi, svizzere, tedesche, slovene) ai Pirenei, dalle montagne sacre del Sinai a quelle himalayane, seppur senza pretese di esaustività, la raccolta è preziosa per la storia della montagna e della sua rappresentazione così come per quella della fotografia, con un ampio panorama di singole e specifiche storie.

Il titolo della mostra, che riprende una citazione del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, ha riferimenti molteplici che trovano corrispondenza, a più livelli, nella concezione del paesaggio e della fotografia. La proposta espositiva – realizzata dal Museo con la Regione Piemonte e la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e con la collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano – è un’occasione unica per soffermarsi ad ammirare stampe di grande qualità, difficilmente riunite insieme.
Da segnalare il volume di 264 pagine, edito nella collana dei Cahier Museomontagna, che accompagna la mostra. Dopo un testo introduttivo della curatrice, si susseguono 214 riproduzioni, per approfondire ulteriormente il viaggio attraverso la fotografia di montagna delle origini. Il volume è in vendita a 25 euro.
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