I rifugi alpini chiedono aiuto
Costante è l’impegno del Cai per mantenere in efficenza sentieri e rifugi, e trova in parte sponda da Regione Lombardia attraverso un disegno di legge sul turismo e uno sui sentieri che, fatto salvo il regime di stabilità che chiude i cordoni dei trasferimento Stato-Regioni, sono nell’agenda di Regione Lombardia. Queste le rassicurazioni di Antonio Rossi, assessore allo sport, agli organizzatori del convegno dedicato ai rifugi e bivacchi alpini che si è svolto sabato 27 giugno alla sala Biagi di Palazzo Lombardia a Milano.
L’organizzazione del convegno, concertata con Cai Lombardia e l’associazione Montagna Italia punta ad allargare sempre più il Festival delle Alpi a livello nazionale. Interessante è stato questo tentativo di enucleare a Milano l’evento più importante del festival: un convegno sui rifugi alpini che ha messo a confronto le esperienze di diversi attori e realtà regionali su un argomento di grande attualità.
Presenti le maggiori sezioni CAI milanesi, la SEM e il Cai Milano hanno testimoniato l’importanza di ridare priorità alla cura e manutenzione dei rifugi: Lo ha detto Giorgio Zoia, presidente del Cai Milano, che ha spiegato come questi rifugi affidati alle sezioni Cai siano nati per intervento di grandi famiglie capitaliste prima, e poi si siano retti per un principio keynesiano che oggi tende a venir meno. L’incertezza e lo spaesamento di oggi si affrontano, secondo la ricetta del Cai Milano, che possiede e mantiene attualmente 15 rifugi sparsi sull’arco alpino, con un nuovo rapporto contrattuale coi rifugisti a cui viene chiesto di reinvestire il 50% della retta in opere di riqualificazione della struttura.
Accorato appello anche da Laura Posani affinché questi presidi territoriali, spesso luoghi che mediano in maniera determinante un esperienza positiva tra uomo e natura, vengano mantenuti e resi più forti. Da parte della presidente SEM giunge anche una richiesta particolare, affinché sia obbligatorio per legge che chiunque metta piede in un rifugio debba registrarsi e lasciare le proprie generalità, per una migliore sicurezza e controllo del territorio.
La conservazione e l’implementazione della rete dei rifugi e dei sentieri è vitale per il turismo alpino, ma la frequentazione di queste strutture è soggetta negli ultimi anni a profonde trasformazioni. “Siamo a un bivio” ha spiegato Annibale Salsa, past president del Club Alpino e coordinatore scientifico del festival, secondo il quale la funzione del rifugio come punto di partenza dell’esplorazione alpina ha ceduto il posto a una nuova frequentazione che vede il rifugio non più come tappa ma come meta. Interessante la distinzione che il prof. Salsa fa tra i rifugi di media montagna e quelli più avanzati in alta quota: se questi ultimi, destinati ai “conquistatori dell’inutile” possono svincolarsi da vincoli paesaggistici e lasciare briglia sciolta all’innovazione architettonica, supportata anche da nuove tecnologie in grado di dare risposte all’aggresività talvolta estrema dell’ambiente delle alte quote, viceversa nella media montagna occorre promuovere l’inserimento nel contesto architettonico di riferimento con una attenzione rigorosa alle tradizioni costruttive locali, realizzando opere che siano in grado di contribuire culturalmente a una necessità non più prorogabile di “rialfabetizzazione territoriale”.
Tra i numerosi interventi a una giornata ricca di confronti e nuove proposte, da parte delle delegazioni regionali del Cai che sono maggiormente coinvolte nella gestione e promozione di questo patrimonio, anche quello di Popi Miotti che ha raccontato come la sua passione per la montagna lo abbia portato alla creazione di www.rifugi-bivacchi.com, un sito in costante rinnovamento e che proprio in questi giorni sta per lanciare in rete una nuova versione 2.0, come si conviene nell’era degli smartphone. Il sito supera le 200.000 visite annue anche grazie alla sua semplicità, ha spiegato Miotti: in soli 3 click è possibile accedere a una scheda rifugio di immediata consultabilità e aggiornata costantemente.
Condivisa dall’associazione Cantieri d’alta quota è la necessità di creare una piattaforma di studio su storia ed evoluzione architettonica dei rifugi alpini. Un impegno perseguito, come ha spiegato Paolo Corona, architetto e membro del consiglio direttivo dell’associazione, attraverso la pubblicazione di libri e di un magazine periodico di carattere monografico – l’ultimo numero, fresco di stampa è dedicato alla figura del rifugista e può essere scaricato dal sito dell’associazione www.cantieridaltaquota.eu – e soprattutto di una mostra itinerante che affronta in chiave storica e architettonica l’evoluzione del patrimonio di rifugi alpini e che viene messo a disposizione delle sezioni per una fondamentale opera di divulgazione.
Una selezione di 10 progetti tra i migliori classificati al concorso di idee per la ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole (BL) è stata esposta a bordo sala, per iniziativa di Massimo Casagrande Presidente Sezione CAI Auronzo di Cadore che è stata protagonista a febbraio di quest’anno di questo importante concorso. Un impegno non indifferente, ha spiegato Casagrande, per via dell’elevata partecipazione: oltre 270 studi di architettura e ingegneria si sono cimentati col tema affascinante di realizzare un bivacco per 12 persone sull’alta via n.5, con esiti per lo più molto distanti da qualsiasi tradizione costruttiva ma sicuramente ritenuti idonei, così lo sarà il primo classificato (nell’immagine qui a fianco), a supportare meglio la frequentazione di questi luoghi isolati e sublimi.
LS
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