Sinfonia di colori in Val di Fex. Dirige il maestro Abbado
Giovanni Segantini, le cui spoglie riposano più in basso al Maloja, a un’ora di marcia, non avrebbe saputo fare di meglio nel rendere con la sua tavolozza gli splendori dell’estate in questa Val di Fex che si diparte dal solco lacustre dell’Engadina. Del resto, il talento del maestro non era illimitato quanto lo è invece quello del sommo Creatore. I prati sono trapunti di giallo, ma di due tonalità diverse secondo il tipo di fioritura. Il cielo in cui si rincorrono capricciose nuvolette come nei quadri naives è di un blu intenso, quasi impossibile da descrivere. Sullo sfondo scintillano i ghiacciai che scendono dal Bernina e dal Roseg, tra i prati serpeggia un vivace torrentello color cobalto, accanto alle baite pascolano yak e strane pecorelle color cacao…
Non ho dubbi. A dirigere questa sinfonia dall’alto dei cieli è il maestro Claudio Abbado che qui era di casa e le cui ceneri o parte delle ceneri sono racchiuse da quest’anno in un muretto del cimiterino di Crasta che circonda la quattrocentesca chiesina bianca (i diminutivi sono d’obbligo). In una lapide sono scritti gli anni di nascita e di morte del maestro (1933-2014) che da giovane bazzicava questo lembo di paradiso, a 1.950 metri di quota, cimentandosi in impegnative escursioni e da vecchio si accontentava di pranzare alla Pensiun Crasta spingendosi dopo il dessert ad ascoltare gli strilli delle marmotte mescolati al drin drin delle slitte o delle carrozze cariche di turisti che l’affollata colonia portoghese dell’Engadina conduce quassù.

In realtà, le ceneri di Abbado sono state in gran parte sparse nel mare sardo, il resto è custodito in questo muretto della tranquilla Val Fex, “raggiungibile a piedi o in slitta (ma non in auto) da Sils Maria”, come spiega Daniela Pulvirenti nella sua esauriente guida “Engadina, Val Bregaglia e Val Poschiavo” (Polaris, 2012), “risalendo nel bosco fino all’ampia spianata dove sorgono alcune abitazioni. Poco oltre – a 1951 m – si trova la frazione di Crasta con l’hotel Sonne e la chiesetta tardo romanica. Da qui la strada si restringe e anche il sentiero giunge a Curtins (1960 m) addentrandosi in quel di Fex (da feda che vuol dire pecora)”.

Le ceneri del maestro sono un buon pretesto per salire quassù e le iniziative per rendergli omaggio, anche di gruppi del Cai, non mancano come si evince dal libro dei visitatori nella chiesetta: dove, in stampatello, una mano ha scritto con la biro “se Dio abita da qualche parte delle montagne, dev’essere qui”, e un altro anonimo si è sentito in dovere di ringraziare il Signore “per questi cinquant’anni che gli ha donato”. Nella buona stagione un mazzo di fiori freschi di prato viene deposto quotidianamente accanto alla lapide. A portarveli, con qualsiasi tempo, dicono che sia una signora di età indefinibile, dai capelli avvolti in un foulard, gli occhiali scuri, talvolta con un cagnolino al guinzaglio. All’interno della chiesina (dove anche d’estate ci si congela) i santi affrescati e bisognosi di restauri assistono silenziosi al via vai dei visitatori, me compreso, saliti a godersi queste recondite armonie alle quali non può che sovrintendere quel certo Claudio Abbado immortalato lì fuori in mezzo a diversi Giovanoli, rappresentanti di illustri famiglie engadinesi che fanno a gara per assicurarsi un posticino quassù. Excelsior, maestro! (Ser)