Giovanni Gandin, il “gatto della Grigna”, e il re del Belgio

“Giovanni Gandin il gatto della Grigna”, a cura di Matteo Manente, è il titolo di una mostra che ripercorre a Lecco (in piazza Garibaldi, in occasione della rassegna “Monti sorgenti”) la storia di Giovanni Gandin, nato a Zogno nel 1904 e vissuto a lungo a Pasturo. Pioniere dell’arrampicata lecchese, per oltre vent’anni è stato gestore del rifugio Pialeral. Come guida alpina ha accompagnato in diverse scalate re Alberto del Belgio e il conte Aldo Bonacossa. Per le sue imprese, anche in occasione di interventi di soccorso, è stato insignito nel 1965 della medaglia d’oro dalla Sezione del Cai di Lecco. La figura di Gandin era in precedenza emersa in un’altra rassegna, “Picchi, piccozze e altezze reali”, curata da Amedeo di Savoia nel 1998 al Museomontagna di Torino. Ecco come Roberto Serafin e Marina Nelli raccontano nel cahier numero 118 del Museo i soggiorni di re Alberto, provetto alpinista, nel 1931 tra i calcari delle Grigne.

Cahier Picchi piccozze...Giorni grandi con il sovrano e il conte 

Arrivò per re Alberto, il 19 ottobre 1931, anche il tempo della Grignetta sui cui “paracarri” stava affilandosi le unghie il grande Cassin. Con lui c’erano Paula Wiesinger e Vitale Bramani, quello delle suole Vibram. Sulla “Gazzetta”, sotto una foto del sovrano in tenuta da alpinista, un corsivetto recitava: “Le serene giornate di quest’autunno hanno irresistibilmente attratto ancora una volta Sua Maestà il Re Alberto del Belgio verso i monti tra i quali suole riposare lo spirito dalle intense cure dello Stato. Ma a lungo pure ricorderanno, quei pochi che ebbero la ventura di incontrarlo, l’alta e prestante sua figura e la sua eccezionale abilità di scalatore, unita a un’assoluta sicurezza e a una fredda audacia, e il tratto squisitamente gentile specialmente cogli umili”.

Lo Scarpone uscì con una notizia in prima pagina nel febbraio ’31: “Il 3 corrente con l’augusto seguito, re Alberto è passato dal valico San Bernardo, incontrato dai Principi di Piemonte, che si erano recati nell’Alta Val d’Aosta appositamente. Accolto dall’entusiasmo della popolazione è arrivato a Cogne, ove si è trattenuto qualche tempo compiendo escursioni nei dintorni e visitando le miniere”.

Gandin e Alberto
Re Alberto non voleva essere chiamato “altezza”dalla sua guida…

Sulle Grigne scelse di farsi accompagnare da una guida alpina minuta, con l’argento vivo addosso. A proporgli Giovanni Gandin, lecchese ma nativo della Bergamasca, fu il conte Bonacossa. “Parlava bene l’italiano, in parete andavano sempre in tre: il re, Bonacossa e mio marito”, ricorda Beatrice Trezzi Costadoni, che sposò Gandin affascinata dalle sue imprese alpinistiche e con lui gestì fino al ’38 il rifugio Tedeschi al Pialeral.

Durante le ascensioni si trattavano cameratescamente, ma Gandin si rivolgeva sempre al sovrano chiamandolo “altezza”. Un giorno, in testa alla cordata, Gandin seguitava a ripetere “altezza” e re Alberto lo bloccò: “Ricordati che oggi l’altezza sei tu per me”. Da allora la fedele guida si rivolse al sovrano chiamandolo “sor Alberto”. Dopo il sor Alberto, Gandin legò alla sua corda altri rappresentanti del Gotha alpinistico: il duca di Spoleto, Silvio Saglio, Ugo di Vallepiana, tutti concordi nel lodarne l’abilità e la simpatia. Di lui restano alcune delle vie più belle della Grignetta: l’Ago Teresita per il diedro Nord, la parete Est del Torrione Magnaghi Centrale, lo spigolo Sud Ovest della Piramide Casati scalato in prima assoluta nel ’31 con Ugo di Vallepiana.

Lasciate le Grigne, Alberto ritornò alle grandi montagne…

Marina Nelli e Roberto Serafin

Per gentile concessione, da “Picchi, piccozze e altezze reali”, Museomontagna, 1998

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