Nepal sempre più in ginocchio, non dimentichiamoci di loro! A rischio sono soprattutto i bambini e le mamme sole
Mentre i soccorsi raggiungono anche i villaggi più lontani si mostrano in tutta la loro gravità e complessità le conseguenze del terremoto che il 25 aprile ha colpito il Nepal. Per raggiungere alcuni villaggi in quota, in condizioni normali, servivano 6-8 ore di jeep e in vari casi anche alcune ore a piedi. Figurarsi adesso! La terra non smette di tremare e questo rende gli edifici lesionati ancora più precari, le strade impraticabili, i soccorritori a rischio. Sono ancora in molti i nepalesi che anche dopo il cessato allarme non hanno il coraggio di rientrare nelle case.
A questo si aggiungere che il numero delle abitazioni, delle scuole e degli edifici con una funzione pubblica colpiti continua a crescere man mano che si raggiungono i villaggi più remoti. Secondo l’OCHA, l’Ufficio per il Coordinamento umanitario delle Nazioni Unite, in alcuni distretti il numero delle case distrutte potrebbe essere il doppio di quanto inizialmente stimato: la cifra totale di 1 milione potrebbe essere superata. In particolare nel distretto di Sindhupalchok, dove opera WeWorld Onlus, le case dei villaggi montani, in pietra e fango, tipiche e resistenti alle basse temperature, sono quasi tutte inagibili o completamente crollate. I sopravvissuti non hanno nemmeno la possibilità di recuperare le lamiere, presenti invece nelle case di fondo valle come riparo temporaneo.
Il monsone nel frattempo continua ad avvicinarsi, indifferente, come solo la natura può essere alle sorti di chi, proprio nelle zone più fredde, non ha alcun rifugio dove proteggersi se non ripari improvvisati accanto alla case distrutte. Molte di queste famiglie sono costituite da mamme sole. Si contano oltre 300.000 donne capofamiglia nei distretti colpiti. Gli uomini infatti sono emigrati all’estero o sono lontani dai villaggi per i lavori stagionali e non riescono a tornare nei villaggi natii, spesso isolate. Queste donne oggi hanno perso tutto e, se già prima, con orgoglio lottavano ogni giorno per provvedere al sostentamento dei propri figli, oggi rischiano davvero di non farcela, di non riuscire ad accudire i loro bambini. Nessuno sembra poterle aiutare perché anche la scuola che fino a prima del terremoto ha spesso svolto una funzione cruciale per la gestione dei bambini nei villaggi ha subito un colpo terribile.
Sono oltre 15.000 le aule andate distrutte e quasi altrettante danneggiate. Questo significa che 1 milione di bambini oggi in Nepal non può più andare a scuola. In queste condizioni tornare alla normalità è davvero difficile. A complicare la situazione il sistema mediatico che piano piano si sta dimenticando del Nepal, dei suoi bambini per strada, di queste mamme sole, di un popolo in ginocchio.
Noi non ci dimentichiamo di loro e continuiamo, nonostante la paura, la terra che trema e la pioggia che cade incessante a distribuire i nostri aiuti e dare una mano a chi è rimasto solo.
Marco Chiesara
We World Onlus (www.weworld.it)
Una campagna per ricostruire Thame
Thame è un villaggio della valle del Khumbu. Si trova sopra a Namche Bazar, capitale del popolo Sherpa, lungo l’antica carovaniera che porta in Tibet. È un piccolo villaggio di 500 persone. La scossa di terremoto del 25 aprile ha causato danni al 90% delle abitazioni, ma la seconda scossa del 7 maggio ha portato a effetti devastanti. Una grande frana ha trascinato a valle molte case, le altre sono definitivamente crollate.
Thame non è meta turistica, non ha molte strutture di accoglienza per turisti, è un villaggio “di passaggio” dove abitano le famiglie degli Sherpa che portano i turisti verso l’Everest e le grandi montagne. Quando sai che lo Sherpa che è con te viene da Thame sai di avere a che fare con uno “forte”.
Alcuni di questi Sherpa sono tecnici presso il Laboratorio Piramide dell’Everest. Hanno continuato a percorrere i sentieri della valle del Khumbu, hanno imparato a gestire prima la struttura , poi gli impianti , infine le strumentazioni, hanno contribuito in questi anni, con le loro conoscenze, la loro costante presenza nel Laboratorio e la loro passione nel controllare dati e strumentazioni, di condurre ricerche scientifiche di grande importanza internazionale.
L’associazione EvK2CNR insieme al Cesvi hanno deciso di lanciare una campagna per ricostruire Thame, uno dei moltissimi villaggi Nepalesi dai nomi sconosciuti messi in ginocchio dalle scosse ripetute di terremoto.
Canali di donazione:
in posta: c/c postale 772244 intestato a Cesvi Onlus, causale “Nepal: ricostruiamo Thame”
in banca: c/c bancario UBI – Banca Popolare di Bergamo IBAN IT 14 T054 2811 1010 0000 0001 000 – causale “Nepal: ricostruiamo Thame”
con carta di credito: Numero Verde 800.036.036 (dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 18:30)