Quintino Sella alpinista: “Se precipito poco male per l’Italia…”

“Quest’estate non ne azzeccai una, fatta però eccezione del Cervino. Che bella montagna!”. La scalata alla Gran Becca compiuta a cinquant’anni nell’estate del 1877 mette di buon umore Quintino Sella, lo statista alpinista che inventò il Cai. Paura di morire? Sarebbe stato un bel modo per liberare l’Italia della sua ingombrante presenza…La lettera all’amico (Alessandro Guiccioli?) è una delle più gustose rarità alla mostra “Quintino Sella alpinista e la battaglia del Cervino” a cura di Pietro Crivellaro e Lodovico Sella che si inaugura giovedì 30 aprile alle ore 11 a Trento a Palazzo Trentini, all’interno del programma di eventi del TrentoFilmfestival 63° edizione. Incentrata sulla figura di Sella “montanaro”, come egli stesso amava definirsi, in occasione del 150mo anno dalla scalata del Cervino effettuata dagli inglesi il 14 luglio 1865 e dagli italiani tre giorni dopo, la mostra traccia la figura di Sella alpinista e nel contempo ripercorre la contesa tra italiani e inglesi per la prima salita in vetta, sottolineandone gli importanti risvolti storici. La lettera è stata ritrovata da Crivellaro e Sella negli archivi della Fondazione Sella e pubblicata insieme con numerose altre legate alla conquista del Cervino nel saggio intitolato “Quintino Sella e la battaglia del Cervino” pubblicato nel volume “Gli archivi e la montagna” a cura di Francesco M. Cardarelli e Maurizio Gentilini (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, 740 pagine, 37 euro). Si tratta di un appassionante carteggio di una cinquantina di lettere, per metà inedite.
“Di bellezze tu te ne intendi”, scrive Quintino all’amico. “Ma d’una bellezza come quella del Cervino non te ne fai idea. Credevo di avere ormai una conoscenza discreta delle montagne, delle loro attrattive e della loro poesia. Ma salendo il Cervino dovevo confessare a me stesso che non ne sapevo nulla tanto è grande la differenza fra questa singolarissima massa e le altre montagne. Quindi, sgridatemi tutti finché volete, se l’occasione si ripresenta io torno a salire il Cervino. Un po’ di rischio non costa nulla. Almeno colà uno non si fa soltanto male, né si storpia. Se vi scivola un piede si fa un salto di forse più di un mezzo chilometro di altezza. Converrai meco che almeno la sarebbe una morte decente. Mi rincresceva un po’ per aver condotto i miei figli, che, quanto a me, il mezzo secolo è passato e quindi vi sarebbe poco danno nel liberare l’Italia dalla mia persona. Ma sarebbe un peccato perdere dei giovani vigorosi. Ma erano anch’essi così felici, così entusiasti dello stupendo spettacolo che avevano sott’occhio! Se vedessi che visi fanno a parlarne”.
La tragedia di Whymper e dei suoi uomini precipitati al ritorno dalla conquista è ormai un ricordo e Quintino sorvola con discrezione sui non pochi pericolo oggettivi della salita.
“Nel corso delle ricerche”, spiega Crivellaro, “mi sono reso conto di un dettaglio molto importante: nel necrologio scritto da Felice Giordano alla morte di Quintino Sella nel 1883, il fido compagno rievoca la vicenda del Cervino svelando che Quintino in un primo tempo rinunciò alla scalata per non recare offesa al grave lutto degli inglesi, un paese amico. Finora si era creduto che Quintino non avesse potuto andare al Breuil dopo la felice ascensione di Carrel per i troppi impegni da ministro delle Finanze. La verità è più sottile e del resto piuttosto logica: siccome l’ascensione del ministro italiano era stata pensata per portare il tricolore sulla vetta del Cervino, dopo la catastrofe della cordata Whymper, con l’opinione pubblica di mezza Europa concentrata sul recupero delle salme, sul processo a Zermatt e sulle polemiche alimentate anche dal Times, il ministro italiano non poteva compiere un’ascensione dimostrativa per l’onore dell’Italia. Non poteva dare uno schiaffo agli inglesi che stavano piangendo i loro morti. L’onore italiano era già stato salvato dalla ‘rivincita’ di Carrel e della cordata di volontari tre giorni dopo la vittoria di Pirro inglese. Il nostro ministro non poteva infierire sulla sensibilità di una nazione amica. E di questo dobbiamo essergli grati.
La mostra ripercorre la contesa tra italiani e inglesi per la prima salita in vetta, sottolineandone gli importanti risvolti storici. Si trattò appunto di una vera “battaglia” per contrastare la supremazia degli inglesi e del loro prestigioso Alpine Club sulle Alpi italiane, il cui primo fondamentale passo fu la fondazione del Club Alpino Italiano voluta dallo stesso Quintino Sella. Uno sguardo sulla storia dell’alpinismo italiano e non solo, cui il Sella prese parte da protagonista. A corredo della mostra viene presentato il catalogo.
L’elogio alla sua guida alpina
Queste le annotazioni di Quintino Sella sul libretto di guida di Antonio Castagneri dopo la scalata del Cervino: Antonio mi accompagnò come guida in una salita al Cervino dal lato italiano, discesa sul versante svizzero e ritorno al Breuil senza toccare Zermatt. Erano con me mio nipote Carlo Sella ed i miei due figli Alessandro e Corradino. Affidai particolarmente al Castagneri uno dei miei figli. Debbo encomiare altamente il valore e la destrezza e la solidità del Castagneri anche nei passi i più difficili. Fui soddisfatto, sicuro della attenzione incessante che ebbe per i miei giovani compagni di viaggio. Mi piacque poi assai il trovare nel Castagneri una lodevole e delicata discrezione purtroppo non frequente anche tra guide del resto peritissime.