Nell’epopea del Mezzalama l’eclettico Ghiglione

Erano dei cittadini i “marziani” che per primi hanno dato vita al Trofeo Mezzalama tra i ghiacci del Monte Rosa arrivato quest’anno (2 maggio 2015) alla ventesima edizione sponsorizzata da Ubi Banca e Dynafit. Bolognese era Ottorino Mezzalama trasferitosi presto a Torino. Di Borgomanero ma vissuto perlopiù a Torino era Piero Ghiglione che dopo avere contribuito a ideare il percorso da Cervinia a Gressoney partecipò nel 1933 alla prima edizione. Cittadini, certo, ma sciatori accaniti che trovarono il modo di salire in cattedra nelle nascenti discipline.

Nel giugno 1927, Ottorino Mezzalama compì la prima ascensione sciistica italiana al monte Bianco, e la settima sciistica in assoluto, in compagnia di Ettore Santi, per i Grands Mulets. Morì per una slavina il 23 febbraio 1931 mentre scendeva dal rifugio Gino Biasi (in Provincia di Bolzano) in compagnia di Domenico Mazzocchi.

Dello sci anche Ghiglione fu un profeta entusiasta, autore di tre manuali che all’epoca fecero testo. In quegli anni Trenta inventò e utilizzò alle alte quote degli sci corti con i quali compì, sul tetto dell’Africa, il periplo del Kibo. Sulle nevi himalayane calzava invece sci leggeri di betulla, “laminati di una composizione di ottone e compensati al di sotto con due millimetri di hickory, italianissimi, dell’ingegner Ettore Ricci di Milano”.

1933 Vecchietti, Ghiglione, Ravelli copia
Piero Ghiglione, al centro, al Colle del Teodulo con i due compagni d’avventura (arch. Trof. Mezzalama).

Come non ricordare questi antefatti mentre le 300 squadre di tre atleti stanno per battersi puntando al traguardo posto questa volta ai piedi del Cervino conquistato 150 anni fa? Il Mezzalama numero venti inaugura infatti i festeggiamenti del 150° anniversario della conquista che proseguono il 29 maggio con la tappa del Giro d’Italia e culminano a metà luglio.

Ma come è nata la leggenda della più straordinaria gara di scialpinismo? Scavando negli archivi dei giornali e sfogliando l’album delle rare foto storiche sopravvissute, lo storico Pietro Crivellaro, accademico del Cai e veterano dello staff stampa, ha più volte rievocato l’epopea del Mezzalama che alle origini, negli anni Trenta, si intreccia con la storia dell’Italia fascista. La straordinarietà di questa gara estrema, degna del nostro Paese allora massima potenza sportiva europea, è stata certificata e tramandata dalle ampie cronache di testate come La Stampa – sponsor fisso del trofeo negli anni Trenta -, la Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera, e negli anni Settanta anche da Tuttosport. “Quello su Ghiglione e il Mezzalama”, osserva Crivellaro, “è un capitolo da approfondire perché Ghiglione fu certamente tra gli ideatori. Partecipò alla prima edizione (terminata a metà percorso per il maltempo, alla Capanna Sella al Felik) per lo Ski Club Torino con Pietro Ravelli e Adolfo Vecchietti. Arrivarono all’8° posto su 14 squadre classificate. E’ l’edizione in cui Giusto Gervasutti arrivò 6°, a 1 h e un quarto dai primi e per questo un giornalista ironizzò sull’appellativo di Fortissimo, che poi gli è rimasto. Dagli archivi emerge la foto della squadra di Ghiglione che posa al centro, a destra credo sia il Ravelli con la barbona, detto Pipi, e a sinistra lo sconosciuto Vecchietti. Mi pare che la foto sia stata scattata al colle del Teodulo prima della partenza. Sulla Rivista Mensile era due anni prima apparso il necrologio di Mezzalama firmato proprio da Ghiglione (1931, p. 436)”.

Con minisci
Ghiglione negli anni Trenta con i minisci di sua invenzione (arch. Museomontagna).

“Per ricordare Mezzalama”, spiega ancora Crivellaro, “nel 1932 gli amici dello Ski Club Torino, dell’Accademico e del Cai Torino (la mescolanza è favorita come si sa dal fascismo che riunifica tutto sotto il tetto del Cai di Manaresi: ci sono tensioni per le resistenze in seno allo Ski Club che non vuole farsi soffiare i suoi rifugi) pensavano di fare una gara sulle montagne della Val Susa, ma arrivarono tardi a quanto pare. Prendendosi più tempo alzarono il tiro e per il 1933 progettarono il percorso dal Teodulo attraverso la vetta del Castore e il Naso dei Lyskamm. Quello che aveva cognizione della situazione europea dello sci (allora quasi solo scialpinismo) era proprio Ghiglione. Sulla Rivista mensile del Cai ci sono numerosi suoi articoli sulle gare e l’evoluzione dello sci”.

Molti mezzalamisti sono ancora oggi scialpinisti di estrazione cittadina, come l’ingegnere informatico torinese Alessandro Roccavilla, tre edizioni alle spalle, dirigente dello Ski Club Torino, la società che fondò la gara in ricordo del socio Ottorino Mezzalama. E ingegnere fu anche Ghiglione, che ben presto abbandonò la professione per farsi intrepido giramondo. Nel 1934, un anno dopo il suo primo Mezzalama, scalò la vetta del Queen’s Mary Peak, 7422 m, nel Karakoram himalayano: era la più alta mai scalata a quei tempi. Impresa tutta italiana oggi però dimenticata, così come risulta evanescente nella memoria dei cultori di alpinismo il personaggio di Ghiglione, un uomo di valore che ha raccontato le sue esperienze in libri affascinanti e in puntuali corrispondenze per la Gazzetta del Popolo e il Corriere della Sera. Ghiglione fece due volte il giro del mondo (a quei tempi!) sempre scalando a più non posso, con un fervore e una fantasia inesauribili dopo avere lavorato alla Siemens di Berlino, alla Fiat di cui fu ispettore all’estero, indi alla Lancia con mansioni di rappresentanza per Germania e Norvegia. Poi scelse la libertà…

Naso_del_Lyskamm

Quell’incredibile scalinata scavata nel ghiaccio

Il lavoro fatto in quota, a oltre 4000 metri d’altezza, nei giorni che pecedono il Trofeo Mezzalama ha dell’incredibile. Adriano Favre, direttore tecnico, e le oltre quindici guide alpine presenti sul ghiacciaio hanno segnalato e messo in sicurezza il tracciato che parte da Gressoney La Trinité all’alba di venerdì 1°maggio. 
Le condizioni del ghiacciaio sono piuttosto severe, non c’è molta neve e il vento di questo inverno, in alcuni tratti, ha fatto riaffiorare il ghiaccio.

Favre Mezzalama
Adriano Favre

“I tratti più tecnici”, spiega Favre, “sono stati assicurati con delle corde fisse, in totale abbiamo circa 1200 metri di corde distribuiti su due linee in ogni tratto. La preparazione della discesa del Naso del Lyskamm è stata quella che ci ha impegnato maggiormente: oltre alla ‘vaporiera’ che è servita per bucare il ghiaccio per inserire gli ancoraggi delle corde fisse, abbiamo dovuto ‘scalinare’ la parte centrale per agevolare il passaggio degli atleti. E’ proprio per queste condizioni ‘alpinistiche’ che abbiamo voluto rendere obbligatorio l’uso dei ramponi in acciaio”.


“Per quanto riguarda la parete Ovest del Castore”, continua Favre, “oltre a preparare due linee di discesa per evitare qualsiasi possibilità di rallentamenti, abbiamo dislocato le scale per superare la crepacciata terminale appena sotto alla cresta. Lungo il tracciato avevamo in precedenza portato tutti i bivacchi che saranno le basi d’appoggio in caso di necessità”.

La partenza del XX Trofeo Mezzalama prevista in un primo tempo per sabato 25 aprile, per la meteo avversa è in realtà slittata di una settimana ed è fissata al 1° maggio. “Le previsioni meteo sono piuttosto chiare e avendo una situazione di brutto tempo durante tutto il  weekend del 25 aprile, siamo stati costretti a posticipare la partenza”, ha annunciato con un comunicato, il 22 aprile, Adriano Favre.

http://www.trofeomezzalama.it/mezzalama_i.asp


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