Monviso, un parco che nessuno vuole

Dislivelli logoIl numero di Dislivelli.eu di aprile 2015 si apre con un’inchiesta sul costituendo Parco del Monviso. La proposta, avanzata dalla Regione Piemonte, non è stata accolta dai territori con l’entusiasmo che ci si sarebbe aspettati per un’iniziativa che, in prospettiva, potrebbe portare benefici al territorio. Errori amministrativi del passato, eccesso di regolamentazioni e riduzione degli spazi di autonomia nelle valli alpine vengono vissuti con sofferenza dai residenti. Fra le testimonianze raccolte da Dislivelli c’è anche quella di Hervé Tranchero, decano delle guide alpine del Monviso e storico gestore del rifugio Sella, un mito dell’alpinismo nella zona grazie anche a un exploit senza precedenti: dal 27 giugno al 1° luglio 1968 con Livio Patrile, Tranchero realizzò in 5 giorni, bivaccando quattro volte in parete, la traversata della cresta dal Colle delle Traversette al Monviso. Ecco l’intervista che gli ha fatto per Dislivelli Simone Bobbio.

Tranchero sul Monviso
Hervé Tranchero in vetta al “suo” Monviso (ph. Serafin/MountCity)

“Dev’essere un servizio, non un impedimento”

“Come gestore di rifugio e Guida alpina sono convinto che l’istituzione del Parco del Monviso fornisce un’immagine forte delle nostre montagne e deve essere un’opportunità per sviluppare il turismo. La vera preoccupazione sta però nella gestione dell’ente”. Hervé Tranchero, decano delle Guide alpine del Monviso e storico gestore del rifugio Quintino Sella alle pendici della parete est del Re di Pietra, esordisce con queste parole per illustrare la propria posizione. Il suo è un punto di osservazione privilegiato sulla valle Po: la domina dall’alto dei 2640 m d’estate e la contempla dal basso della sua casa di Paesana in inverno. Un attento conoscitore della montagna e delle sue problematiche, insomma.

In valle Po è difficile trovare qualcuno favorevole al parco, anche tra chi opera nel settore turistico: perché?

“Si respira molta rabbia su da noi perché, se la realtà del Parco del Po viene già vissuta come un ostacolo alle attività in montagna, il timore è che il Parco del Monviso possa peggiorare ulteriormente le cose. Io sto cercando di portare avanti una posizione di mediazione tra i promotori dell’ente e gli abitanti. Negli scorsi anni ho frequentato per lavoro numerose aree della valle dell’Orco, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, e lì ho osservato una realtà molto differente, in cui i guardiaparco sono al servizio degli abitanti”.

Che direzione bisogna seguire?

Seminario Verzuolo
Il programma del seminario sul Monviso che si tiene a Verzuolo lunedì 13 aprile.

“Coloro che portano avanti il progetto devono dedicare più tempo per spiegare le loro ragioni incontrando la popolazione e raccogliendo opinioni e punti di vista. D’altronde, in tutto questo malcontento, solo le attività venatorie subiscono dei veri svantaggi. Ma i cacciatori si sono già spaccati: quelli veri, che praticano la caccia con passione e dedizione, hanno capito che basta è spostarsi un po’ più in là al di fuori dei confini”.

Invece i valligiani cosa possono fare per accogliere con più favore il Parco?

“Noi dobbiamo cambiarci la testa e capire che il Parco è di tutti, così come l’ambiente che si vuole tutelare. L’arroganza di alcuni non serve proprio a niente, soprattutto ora che l’istituzione dell’ente è data per certa”.

Ma…

“Ci tengo però a sottolineare che la gestione dell’area deve coinvolgere tutte le persone, soprattutto gli abitanti. Il Parco deve essere un servizio, non un impedimento: non abbiamo bisogno di ulteriore burocrazia”.

Simone Bobbio

da “Dislivelli”, per gentile concessione

 http://www.dislivelli.eu/blog/dislivelli-eu-aprile-2015.html

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