No eliski nel futuro della montagna. Un documento di riflessione

“Noi, gente di montagna, dobbiamo mirare a tutelare le risorse rimaste, quelle nevi, quell’acqua, quel suolo, quei boschi, quegli animali, quelle rocce, quell’architettura che, se preservati e valorizzati in maniera intelligente ed onesta, potranno dare benessere, benefici e lavoro anche ai nostri figli, per chi ha la fortuna e l’impegno di averli. E’ in quest’ottica che eliski e motoslitte ad uso ludico vanno fermati”. Mentre salgono le adesioni alla giornata di protesta contro l’eliski in programma domenica 29 marzo 2015 (vedere qui sotto il programma), vale la pena di rileggere un documento inviato il 27 aprile 2012 da istituzioni e amici dell’Ossola alle autorità regionali e locali “come argomento di pressione per normare in modo rigoroso la pratica dell’eliski in montagna, ed evitarla nei siti d’interesse comunitario”. Tra i firmatari, con Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Pro Natura Torino, Cipra Italia, Dislivelli e molti altri, figura anche Alberto Paleari, guida alpina e scrittore, in prima linea con il collega Marco Tosi anche nella giornata del 29 marzo.

Il documento intitolato “No eliski nel futuro della montagna”, che qui è possibile scaricare, affronta e riassume tutte le problematiche che scaturiscono da un uso sconsiderato dei mezzi motorizzati a scopo ludico in montagna e sul danno che producono, anche sul piano economico, su forme molto attuali di turismo sostenibile legate all’integrità dell’ambiente. “Sebbene, visti in un contesto di problematiche globali”, spiegano i firmatari, “i mezzi motorizzati siano una goccia insignificante in un oceano, in quello delle fragili aree montane di cui si parla, ZPS e SIC in particolare, assumono una rilevanza enorme, perché rappresentano alla perfezione le strade sbagliate che sono state percorse negli ultimi cinquant’anni e che vanno abbandonate. Eliski e motoslitte non possono creare un’economia sana e sostenibile, anzi fanno esattamente il contrario. Sicuramente danno vantaggi economici immediati a pochi soggetti ma, a lungo termine, danneggiano la materia prima su cui si fonda la nostra economia turistica, cioè l’ambiente di pregio naturalistico”.
Più avanti i firmatari del documento spiegano: “Molte vallate alpine, soprattutto quelle rimaste tagliate fuori dal boom dello sviluppo turistico tradizionale, costituiscono un vero tesoro, la nostra fortuna. L’unica forma di turismo in costante crescita, in controtendenza rispetto alla crisi del turismo tradizionale, è quello che esige qualità dei luoghi e del paesaggio, che sta lontano dai ‘non luoghi’ troppo artificializzati e cerca con lo sport o il semplice relax di riprendere contatto con le cose semplici della vita. L’integrità e la naturalità degli ambienti, relativamente poveri di infrastrutture impattanti, costituisce la nostra grande e sempre più valutata risorsa economica e culturale e bisogna quindi opporsi ad attività che consumino e rovinino questa ‘materia prima’, questa natura, un bene sempre più raro di cui godere, ancora più importante delle cave e dell’energia idroelettrica, in quanto davvero ‘rinnovabile’, se l’uomo non arriverà a distruggerla in maniera irreversibile. E non si sta parlando solo di emissioni di anidride carbonica durante le rotazioni degli elicotteri o di danni acustici a tetraonidi ed ungulati, ma delle sensazioni e del nutrimento dello spirito che l’uomo cerca nel silenzio degli spazi selvaggi e incontaminati”.
La conclusione è che “eliski e motoslitte (distinguendo l’uso di certi mezzi per scopi di lavoro, di soccorso o civili dall’uso a scopi di diletto) sono attività decisamente anti-economiche per le comunità locali o quanto meno lo diverrebbero nel giro di brevissimo tempo, perché andrebbero a erodere consensi, interesse e adesioni da tutte le forme di turismo virtuoso che con esse non possono coesistere”.
Scarica il documento “No eliski nel futuro della montagna”
• Il programma del raduno “No Eliski in Val Formazza”. Ritrovo a Valdo di Formazza alla partenza della seggiovia del Sagersboden domenica 29 marzo ore 8.00. Valdo – Risalita con la seggiovia – strada della Val Vannino – diga del Vannino – lago Sruer – passo Lebendun o del Vannino (chi non desidera prendere la seggiovia, può salire da Canza per la vecchia mulattiera Walser fino all’arrivo della seggiovia). Discesa e ritrovo al rifugio Myriam per foto, firma manifesto e saluti. Possibilità di pernottamento la sera precedente presso rifugio Myriam su prenotazione tel 0324/63154. NOTA: l’adesione è volontaria e ogni partecipante, autonomamente e responsabilmente, provvede ad attivare ogni azione di auto protezione per la gestione del rischio connesso alla pratica sci-alpinistica e del fuoripista (ARTVA, pala, sonda e…testa!). E se il meteo è brutto? Non rinunciamo ma ci fermiamo e ristoriamo al rifugio. Per la logistica: Nicola 339.6989121