Montagne avvelenate. E intanto gli scanzonati gitanti della domenica…
Se Atene piange, Sparta non ride. Le documentate “opacità finanziarie” del Soccorso alpino denunciate in “Gogna blog” non devono far dimenticare le altre brutte storie con cui le montagne si presentano al cospetto dell’Expo, in particolare quelle della Lombardia. Dove non ci sono risorse per la manutenzione dei sentieri, dove il consumo di suolo e il biogas prodotto dagli allevamenti bovini “moderni” che riducono i pascoli a piccoli fazzoletti di terra hanno raggiunto soglie di grave criticità ambientale. Dove i sindaci fanno quello che vogliono consentendo a piacimento dei piloti l’atterraggio degli elicotteri per l’eliski e possono dare via libera all’organizzazione di competizioni motoristiche per prati e per boschi.
Qui le sentinelle del Cai, secondo una definizione di Paolo Rumiz molto apprezzata nel 2008 al Congresso di Predazzo, dovrebbero attivarsi accanto alle popolazioni che sul territorio vivono drammaticamente gravi inquinamenti ambientali e dissesti di ogni genere. Ma lo stanno davvero facendo, lo faranno mai senza tergiversare? L’illuminato past presidente Annibale Salsa avvertì che “il Club Alpino, fin dalla sua origine, ha svolto un ruolo di stakeholder, cioè di portatore di interessi legati alla montagna, a fianco delle popolazioni locali e di altri soggetti del territorio. Per cui bisogna lavorare perché l’opinione pubblica nazionale non ci percepisca o ci rappresenti, secondo taluni schemi mentali diffusi nell’immaginario popolare, come una compagnia di scanzonati gitanti della domenica”.

Ma c’è un riscontro alle sue parole? Sempre più risulta chiaro che di stakeolder non se ne vedono tanti in giro e che sono piuttosto magari i blogger, non condizionati da interessi di bottega o di partito, che sempre più suppliscono mediaticamente a questo ruolo. Non si spiegherebbero diversamente le denunce che sempre più arrivano alla redazione di questo sito. Lettere che parlano di montagne avvelenate e non in senso metaforico. Una gentile lettrice di Modena dopo avere letto quanto pubblicato sulle 23mila tonnellate di scorie tossiche provenienti dall’Australia (!) esposte alle intemperie in un capannone industriale cadente a Berzo Demo, comune di 1.700 abitanti dell’Alta Valle Camonica, si chiede (e ci chiede) perché nessuno si muova per questa immensa discarica.
Come villeggiante in questi ridenti paesi ai piedi dell’Adamello, la lettrice si domanda anche se l’estate prossima potrà continuare a bere l’acqua che scende dai ghiacciai e se quelli che abitano in quelle zone si stanno svegliando e “fanno rumore”. “Ho visto lo scorso anno anche un certo Salvini, con il bebé in maglietta verde”, scrive la nostra lettrice. “Perché invece di andare in Sicilia, non va a vedere come si sta rovinando la nostra terra? E perché non ci va il ministro dell’ambiente? Dall’Expo di Milano ci vuole poco ad arrivarci… Dimenticavo, io con i miei amici, i miei figli, i nipoti e i loro amici, continuiamo a fare le ferie a Vezza in estate e in inverno, appena si può”.

Effettivamente, da autorevoli fonti apprendiamo che un assordante silenzio sembra calato sui rifiuti tossici di Berzo di Demo. Il sospetto, anzi la certezza, è che semplicemente la Lombardia sia piena zeppa di cose del genere. E in effetti ce ne sono dappertutto di depositi semiabbandonati di scorie. Provate a chiederlo a quelli di Novate Mezzola in val Chiavenna e sentirete che cosa vi rispondono. ”Ogni tanto”, spiega un nostro cortese interlocutore, “si parla di un deposito come se fosse un caso scandaloso, ma lo scandalo è talmente generalizzato che non si sa da che parte cominciare e comunque la politica (un branco di ignoranti leghisti) non prende neanche in considerazione che la Lombardia è semplicemente uno dei posti più mafiosi e corrotti del mondo, e che in questo le Alpi sono peggio dell’Expo. Ci hanno fatto la Brebemi (altra porcata) con le scorie, che cosa gliene importa di Berzo Demo?”.
C’è da demoralizzarsi anche nell’apprendere le vicende della centralina che, come è stato pubblicato in MountCity, sta creando sconquassi nel pittoresco Ogliolo le cui acque scendono verso Edolo. “Si, sono iniziati i lavori”, ci dice una cittadina di Edolo che ha partecipato alle vane battaglie contro il progetto, “e delle tante osservazioni di Legambiente e del comitato dei cittadini non sembra proprio che vogliano tenere conto. Purtroppo ci scontriamo con grandi interessi tutelati da una decina di avvocati. Abbiamo già avuto delle intimidazioni che a breve pubblicheremo sul nostro sito. La stampa locale e tv non danno informazioni corrette perché sostenuti finanziariamente da uno dei soci, ideatore del progetto. E intanto il nostro sindaco vuole darci da bere che il sacrifico del fiume è stato un atto dovuto visto che non c’era più nulla da fare. Insomma, è una dura battaglia ma non molliamo! Ora dobbiamo organizzare una raccolta fondi per le onerose spese del ricorso. E trovare il modo alternativo di informare i cittadini. Se qualcuno ha qualche consiglio da darci, sarà bene accettato”.
Intanto le ruspe sono in azione e il letto dell’Ogliolo si sta prosciugando come dimostrano drammaticamente le foto che pubblichiamo e che sono state scattate in questi giorni. Ma le presunte sentinelle dell’ambiente alpino sono troppo assorte nella contemplazione della Grande Bellezza delle nostre montagne. Che per fortuna non è stata ancora del tutto cancellata, per la gioia dei gitanti della domenica.