Eliski, le ragioni della protesta in Formazza
La protesta contro l’eliski arriva anche nell’Ossola, una delle valli più votate a un turismo soft, dove ciò che rimane della wilderness alimenta forme di frequentazione rispettose dell’ambiente e sicuramente redditizie, poco o tanto che sia, per gli operatori turistici. Dopo la Valmalenco, la difesa di una montagna a misura d’uomo, non sottomessa all’aggressione di mezzi motorizzati, fa dunque tappa domenica 29 marzo in Val Formazza, come è stato preannunciato in MountCity. “Basta elicotteri usati come skilift” è la protesta di chi si prende cura della vita della montagna, di chi ama questa Ossola accogliente e discreta, così vicina al cuore di tanti cittadini lombardi. Ormai si è capito che occorre assumere con forza una chiara posizione contro “chi usa l’elicottero per raggiungere le cime per sciare provocando ingenti spostamenti di masse d’aria e di neve fresca aumentando così il pericolo di slavine. Senza poi contare l’inquinamento prodotto in zone incontaminate”, come scrivono gli organizzatori.
Perché è stata scelta la Val Formazza? Perché l’eliski è ormai una pratica molto diffusa che ben poco si intona con la relativa wilderness per cui è nota la valle il cui incanto è ancora quello tramandato dai documentari di Ermanno Olmi sulla nascente industria idroelettrica. La manifestazione di domenica 29 è programmata con l’intesa delle Sezioni Cai Est Monterosa eccettuate quelle di Macugnaga e di Formazza che fino a questo momento sembrano decise a dissociarsi. Anche questa volta, come è avvenuto in febbraio in Valmalenco, guide alpine sono della partita, con Alberto Paleari e Marco Tosi che condividono l’iniziativa e non hanno problemi ad avanzare riserve sull’eliski. E ciò benchè siano proprio le guide alpine con i maestri di sci della locale scuola a svolgere normalmente (e legittimamente) questa attività.

Il raduno di scialpinismo per dire no all’eliski gode dell’appoggio delle organizzazioni italiana e svizzera di Mountain Wilderness e, come si è visto, dei silenzi e delle reticenze di una parte del Cai. Il ritrovo è alle 8 a Valdo alla partenza della seggiovia del Sagersboden. L’itinerario include la strada del Vannino, il lago Sruer, il passo Ledendun o del Vannino e quindi la discesa al rifugio Myriam per la firma del manifesto contro l’eliski.
Nell’Ossola una disciplina per l’eliski (limitando i punti di atterraggio, i giorni e i numeri delle rotazioni) è stata in verità attuata a Macugnaga che nel 2013 ha divulgato una valutazione – considerata “ridicola” dagli ambientalisti – di incidenza positiva dell’attività, a opera del settore Aree naturali protette della Regione Piemonte, con validità fino al 2018 (è possibile scaricare qui al piede tale documento). Anche in Val Formazza, da generazioni paradiso dello scialpinismo, il campanello d’allarme è suonato da tempo ma si continua, popolazione compresa, a smorzare i toni della polemica. Nel 2013 Legambiente tornò alla carica dopo tante inutili battaglie con tre pagine ricche di osservazioni contro l’eliski. “Ci opponiamo alla pratica nelle zone di importanza comunitaria (Sic) e a protezione speciale (zps)”, venne spiegato. “I motivi sono impliciti negli argomenti naturalistici che hanno indotto le autorità locali a determinare i siti d’interesse comunitario. Basterebbe elencare l’accertata presenza di specie ricomprese nelle liste di salvaguardia, particolarmente fragili in inverno, quando il frastuono prodotto dalle pale e dai motori degli elicotteri inducono ad abbandonare i rifugi nella neve, con grave spreco di energia vitale”.

Legambiente rilevò con buone ragioni “la nuova tendenza del turismo verso un insediamento rispettoso negli ecosistemi, più da oculati osservatori e tutori della natura che da predoni del Creato”. E aggiunse: “Siamo rispettosi delle esigenze economiche degli operatori turistici, ma non possiamo sottovalutare i valori universali della biodiversità, a fronte di quelli economici ristretti ad alcune persone”.
Il fronte anti eliski in Formazza e a Macugnaga appare dunque compatto e motivato. Sono i sindaci a fare muro contro i contestatori. E le locali sezioni del Cai incredibilmente si adeguano. “L’eliski si pratica in zone che d’inverno non vengono battute da nessuno, zone dove non reca disturbo”, spiega il sindaco di Formazza Bruna Papa. “Offre una mano agli operatori turistici perché si fa in settimana, quando gli alberghi sono vuoti. Si tratta poi di rotazioni e gruppi limitati e quindi non invasivi”. Ciò che sorprende è che nella battaglia per una montagna eliski-free le sezioni del Cai Est Monterosa si siano mosse in ritardo, e con diversi distinguo per non compromettersi. Macugnaga e Formazza, come si è detto, si sono addirittura rifiutate di appoggiare l’iniziativa del 29 marzo. Evidentemente al Cai non esiste il vincolo di mandato nonostante il Bidecalogo, che dovrebbe valere per tutti gli iscritti, parli molto chiaro e il presidente generale abbia recentemente tuonato dal “portale” ufficiale declamando che “l’azione di contrasto e di pressione deve essere comune tra la Sede centrale del Cai, i suoi Gruppi regionali e il territorio: il riferimento è e resta il nuovo Bidecalogo, nel quale le posizioni del Cai sono espresse in maniera chiara e sulle quali non arretreremo”. Già, il Bidecalogo, chi era costui?

L’elicottero anche sulla crosta
Nel Verbano Cusio Ossola, la Val Formazza è stata annoverata subito dopo Macugnaga come terreno privilegiato per l’eliski, che qui trova ampia libertà potendo atterrare su ampie fette del territorio ed essendo soggetta a minori limitazioni. “Il nostro vuole essere un raduno di liberi pensatori e scivolatori, una festa più che una protesta”, precisa Nicola Pech a nome degli organizzatori del raduno anti-eliski del 29 marzo. “La mia personale critica non è di tipo moralista. E’ disinteressata, liberale, estetica”. In realtà non sembra che sia soltanto una questione di estetica. C’è chi, salendo con le pelli di foca, ha vissuto in modo preoccupante l’incontro tutt’altro che piacevole con gli eliskiatori. “La Val Formazza”, è spiegato da costui in un blog (http://blog.lordcob.com/another-ruined-paradise/), “viene ora venduta dalle agenzie come ‘il nostro incredibile paradiso eliski, virtualmente inviolato, conosciuto per essere il Canada delle Alpi. Già avevo sentito delle voci su questo eliski in Val Formazza ma non ci avevo prestato troppa attenzione. Portare la gente a sciare con l’elicottero non si intona nei miei pensieri né con la wilderness per cui è nota la valle, nè con il formaggio Bettelmatt del presidio Slow Food. Sarà un fenomeno transitorio mi sono detto. Finché un giorno non mi capitò di provarne gli effetti sulla mia pelle. La giornata era splendida. Appena il tempo di uscire dal rifugio Miryam e iniziare a risalire lentamente la nord del Clogstafel, sprofondando in un metro di neve fresca, quand’ecco che l’elicottero ha iniziato a far rumorosamente su e giù per la valle, andando prima verso l’Arbola, osservandoci salire ad ogni passaggio e poi addirittura sorvolando l’imponente cornice appiccicata lassù, sopra di noi, sulla cresta del Clogstafel”.
“La cornice ha tenuto altrimenti non sarei qua a scrivere ma, a duecento metri dal colle abbiamo deciso di scendere: un po’ per le condizioni (tanta neve su possibili placche ventate dei giorni prima) ma soprattutto per la paura che l’elicottero scaricasse degli sciatori sopra di noi (perché un conto è giudicare la sicurezza del percorso dal basso e con la propria esperienza e un conto è avere un gruppo di gente, con o senza guida, che ti sciano sopra la testa). Appena il tempo di raggiungere la base del pendio e tutti gli elisciatori hanno iniziato a scendere ricalcando le nostre tracce. Ora io in Val Formazza non ho più alcuna voglia di tornarci perché non ho nessuna intenzione di andare in luoghi che ripropongono i rumori della città e l’affollamento delle piste di sci. Anche se ci sono molte ragioni, morali ed etiche, per cui gli elicotteri non dovrebbero volare a scopo ricreativo su zone che andrebbero protette per la loro bellezza. A questo punto, per assurdo, tanto vale puntare tutto sull’eliski e incidere anche l’elicottero sulla crosta del Bettelmatt”.
Scarica qui la “Valutazione di incidenza positiva per eliski” della Regione Piemonte relativamente a Macugnaga
Pingback: Parliamo un po’di noi. Ecco i dieci post più visitati tra i 500 pubblicati: immagini credibili di una montagna che cambia | MountCity
Pingback: Una valle messa in vendita come il “Canada delle Alpi”, paradiso dell’eliski. Le ragioni della protesta in Formazza tra silenzi e connivenze | Neve & Valanghe - Schnee & Lawinen