Il viaggio (letterario) di Paolo Paci attorno al Cervino
Edward (Whymper), Walter (Bonatti), Hervé (Barmasse) vengono accomunati nelle pagine del Corriere della Sera, in un vistoso occhiello. Un bell’impegno per Barmasse, figlio d’arte, confrontarsi con due giganti come il conquistatore del Cervino Whymper e il primo solitario invernale sulla nord, cioè Bonatti. Da parte sua, una via nuova in solitaria Hervé nel suo piccolo l’ha tracciata sul Cervino e oggi rappresenta l’uomo nuovo dell’alpinismo 2.0 anche grazie all’impresa documentata nel film “Non così lontano” che viene messo in vendita in edicola in una collana di DVD commercializzati con la supervisione di Reinhold Messner.
Ma a legger bene quel paginone apparso venerdì 20 febbraio sul Corriere non saltano all’occhio soltanto enfatizzazioni come quella citata, ma anche smarrronate belle e buone. La più grossa è che con la conquista del Cervino nel 1865 “si chiude l’epoca delle conquiste alpinistiche (che si aprirà quasi cento anni più tardi con la sfida agli ottomila)”.

Forse in via Solferino non sanno che ci sono sulle Alpi altre montagne oltre al Cervino. E forse è meglio lasciar perdere questo giornalismo superficiale diretto ai lettori che si merita. Hervé è l’ultimo erede dei grandi dell’alpinismo “classico”. Oggi tocca a lui tener desta la tradizione di Bonatti. Senza bisogno di andare sull’Himalaya, sceglie il terreno del Bianco, del Rosa e del Cervino per rimanere fedele a questo modello di alpinismo, andando alla ricerca di nuovi itinerari su un terreno classico estremo.
Testimonial della sua Valtournenche, sereno, paziente e ironico, Barmasse si è fatto apprezzare il 3 febbraio a Milano nello scenario di Eataly, la Disneyland del cibo, dove le celebrazioni per i 150 anni della conquista della Gran Becca hanno avuto una specie di consacrazione ufficiale con fragrante contorno di moccette, fontine e altre prelibatezze valdostane per gli invitati. E’ stata anche un’occasione per incontrare Paolo Paci, giornalista e scrittore milanese che di Hervé e delle sue imprese racconta nelle pagine di un libro molto atteso, “Nel vento e nel ghiaccio. Un viaggio nel mito del Cervino” (Sperling & Kupfer, circa 260 pagine). L’uscita è prevista a metà maggio in occasione del Salone di Torino dove verrà presentato.
Paci ha anticipato in un colloquio con Hervé alcuni aspetti del suo viaggio attorno, sopra, dentro il Cervino compiuto dalla primavera alla tarda estate 2014, con incontri/interviste a Cervinia (oltre a Hervé, il sindaco Chatillard, il presidente delle funivie, il “padrone del Cervino” Aimè Maquignaz, Gioachino Gobbi “papà” delle prestigiose piccozze Grivel e molti altri) e a Zermatt (tra gli altri, Bruno Jelk capo del soccorso alpino, il capo delle guide, la famiglia Seiler già proprietaria di tutti gli alberghi).

“Tra una cosa e l’altra”, anticipa sommariamente Paci, “rievoco nel libro la vicenda della conquista e la successiva storia alpinistica del Cervino, avvalendomi di lunghe conversazioni con Enrico Camanni e Alessandro Gogna. Un intero capitolo è dedicato a Londra e ai luoghi di Whymper, di cui racconto vita morte e miracoli, con una visita all’Alpine Club e varie storie di alpinisti vittoriani”.
Viene l’acquolina in bocca nel pregustare le pagine di Paci, autore di apprezzati libri sulla montagna. E che, da bravo alpinista, non si è negato un tentativo di salita alla Gran Becca purtroppo vanificato dal mal tempo nonostante l’accurata preparazione. “Ma a mio parere”, anticipa con giustificata civetteria, “il capitolo più importante e se mi si permette innovativo del mio libro è il primo, in cui analizzo il Cervino dal punto di vista del marketing e della sua trasformazione in brand, con una conversazione con un esperto in materia, il sociologo Francesco Morace. E parlo molto anche di Mike Bongiorno che il Cervino lo ebbe a lungo davanti agli occhi mentre sciava da par suo durante i soggiorni al Breuil diventato una sua seconda patria”.
Ser