L’imperfetta pianificazione delle escursioni invernali

Significativi sono i risultati del primo censimento degli escursionisti invernali. Il 30% utilizza le ciaspole, il resto sono sci alpinisti. C’era da aspettarselo? Il dato ha sorpreso molti esperti. Sul piano della sicurezza emerge invece una gravissima riserva: nonostante fosse stimato un marcato pericolo di valanghe, un numero considerevole ha scelto quel giorno un orario di partenza in cui le condizioni del manto nevoso potevano già essere modificate dall’irraggiamento solare e dalle temperature più alte. Il censimento è stato compiuto da tecnici dell’Aineva (Associazione Interregionale Neve e Valanghe delle Regioni e Province autonome dell’arco alpino) nella provincia di Bolzano il 21 febbraio 2010: un nuovo tassello si aggiunge così nella ricerca della sicurezza a cui MountCity ha offerto un contributo mettendo a disposizione i dati aggiornati sugli apparecchi per la ricerca dei sepolti (Arva o Artva). In un momento meteorologicamente e nivologicamente delicato come lo è questo scorcio di febbraio (attenti ai fragili lastroni da vento!) pubblichiamo nella sua integrità il censimento dell’Aineva su cui è opportuno riflettere dando atto a questa organizzazione del grande lavoro svolto per lo scambio e la divulgazione di informazioni, l’adozione di metodologie comuni di raccolta di dati, la sperimentazione di strumenti ed attrezzature, la diffusione di pubblicazioni riguardanti le materie oggetto di approfondimento, la formazione e l’aggiornamento di tecnici del settore. Il testo che pubblichiamo per gentile concessione è apparso sul periodico “Neve e valanghe” ed è stato curato da Alfred Aberer, Ludwig Castlunger (Istituto Provinciale di Statistica, Provincia Autonoma di Bolzano), Hanspeter Staffler, Elisabeth Berger (Ripartizione Protezione Antincendi e Civile della Provincia Autonoma di Bolzano),Giacomo Strapazzon e Hermann Brugger (Istituto per la Medicina d’Emergenza in Montagna-EURAC). 

Sci alpinista (Neve e valanghe)
Il 68,7% degli escursionisti rilevati pratica lo sci alpinismo (arch. Aineva, per gentile concessione)

Composizioni dei gruppi, destinazioni e molto altro

Le discipline dello scialpinismo e dell’escursionismo invernale stanno conquistando il favore di un numero sempre maggiore di persone, tuttavia finora non erano disponibili dati statistici sui praticanti. Al fine di determinare il tasso di mortalità di queste attività sportive e di stabilire delle raccomandazioni locali sia per la prevenzione degli incidenti da valanga che per la gestione del soccorso è necessario conoscere la numerosità, la provenienza, la composizione dei gruppi e le destinazioni preferite di scialpinisti e ciaspolatori. Il 21 febbraio 2010 è stato condotto il primo censimento degli escursionisti invernali su tutto il territorio della provincia di Bolzano. I volontari del soccorso alpino, distribuiti in 143 punti di monitoraggio, hanno rilevato 1.955 gruppi per un totale di 6.010 scialpinisti e ciaspolatori. Tra tutti gli escursionisti rilevati, il 68,7% era rappresentato da scialpinisti, il 31,3% da ciaspolatori; l’81,0% dei gruppi era partito prima, il 19,0% dopo le ore 11 a.m.; il 78,6% si era mosso in gruppo, il 21,4% da solo; il 61,9% era residente in Alto Adige, il 31,1% proveniva dalle altre provincie italiane o dall’estero. Lo stesso giorno nel medesimo territorio i servizi di elisoccorso dell’Helicopter Emergency Medical Service Association avevano registrato una vittima per incidente da valanga. A causa della piccola popolazione di studio e delle particolari condizioni nivo-metereologiche, i risultati non possono essere generalizzati e non sono rap- presentativi di un’intera stagione. Possiamo dedurre, tuttavia, che la pratica dell’escursionismo con racchette da neve è più popolare di quanto non fosse ritenuto e che un escursionista su cinque parte troppo tardi. Un’analisi di tipo longitudinale sarà necessaria per avere una stima verosimile sulla frequenza delle escursioni e quindi della mortalità.

INTRODUZIONE

Classicamente si ritiene che la pratica dello scialpinismo sia gravata da un’alta mortalità, tuttavia, nonostante la popolarità legata a questo sport, un’analisi della letteratura disponibile rivela come non vi siano dati precisi, né sulla reale incidenza di lesioni né sulla mortalità di chi pratica questo sport. Mancano, infatti, dati statisticamente affidabili sull’attività scialpinistica. Unica eccezione sono due studi, uno condotto in Svizzera (Zweifel et alii, 2006) e uno in Austria (Burtscher et alii, 1998), dai quali si possono in parte dedurre informazioni sul numero di alpinisti presenti in un determinato periodo in un’area geografica definita. A tutt’oggi, quindi, non si è in grado di stimare, a differenza di altri sport come lo sci alpino, e nonostante la presenza di un’analisi dettagliata sia della frequenza sia del tipo di lesioni degli incidenti da valanga (Brugger et alii, 2001), il rischio di infortunio e mortalità legato alla pratica dello scialpinismo, data l’impossibilità di comparare il numero di vittime con il numero di praticanti questa attività sportiva. Ne deriva, dunque, la necessità di effettuare una rilevazione affidabile che comprenda gli sciatori di un’intera regione al fine di stimare il rischio legato alla pratica di uno sport invernale in rapida espansione e che rappresenta, ormai, un elemento insostituibile nel quadro dell’offerta turistica delle regioni alpine. Per questo motivo in una domenica di febbraio 2010 è stato effettuato il primo censimento degli sci alpinisti e dei ciaspolatori dell’Alto Adige. I risultati di quest’analisi quantitativa preliminare rappresentano la base di partenza per la programmazione di una seconda analisi volta a indagare gli aspetti qualitativi dei praticanti di questo sport, come l’eventuale dotazione di attrezzatura per le situazioni d’emergenza o il grado di formazione e di conoscenza delle caratteristiche del manto nevoso e del rischio valanghe.

METODOLOGIA

I dati analizzati in questo studio provengono dalla rilevazione realizzata nell’ambito del progetto “Censimento degli scialpinisti e degli escursionisti” (ASTAT, 2010). Ciò è stato possibile grazie alla proficua collaborazione fra diversi enti, sia pubblici che privati: la Ripartizione Protezione Antincendi e Civile, l’Istituto Provinciale di Statistica (ASTAT), il Bergrettungsdienst (BRD) dell’Alpenverein Südtirol (AVS), il Soccorso Alpino e Speleologico Alto Adige (CNSAS) del Club Alpino Italiano (CAI) e l’Istituto per la Medicina d’Emergenza in Montagna dell’Accademia Europea di Bolzano (EURAC). La rilevazione presenta le caratteristiche di uno studio pilota, proponendo un modello praticabile con la finalità di rivelare il maggior numero di scialpinisti e ciaspolatori. Essa, infatti, non è statisticamente rappresentativa né della numerosità complessiva del fenomeno né delle scelte riguardanti la meta delle gite.

L’unità di rilevazione era rappresentata dagli escursionisti invernali, e in particolare dagli scialpinisti e dai ciaspolatori. Gli sciatori fuoripista non sono stati rilevati. Gli escursionisti sono stati censiti in 143 punti di monitoraggio sparsi sul territorio altoatesino, scelti dai servizi di soccorso alpino in modo tale da rispecchiare il più fedelmente possibile il fenomeno e rendendo l’analisi riproducibile e fattibile in accordo alle risorse umane disponibili (n° dei soccorritori impegnati nel censimento) e all’accessibilità dei luoghi. Sono stati, perciò, scelti in misura preponderante parcheggi, rifugi, masi e vie di accesso; solo in due casi (Corno del Renon e Monte Forca) si è deciso di realizzare la rilevazione sulla cima, date le particolari condizioni geografico – morfologiche.

La suddivisione in zone corrisponde a quella del bollettino valanghe, che distingue in Alto Adige 11 zone il più uniformi possibili sotto il profilo climatico e idro-geologico. I dati sono stati raccolti mediante interviste face-to-face tramite questionario. Le caratteristiche rilevate riguardavano la provenienza e la numerosità del gruppo di appartenenza, l’orario di partenza, il tipo di escursione, il sesso, l’età e il numero di escursioni effettuate durante l’inverno dei singoli partecipanti. Per ogni punto di monitoraggio, inoltre, sono state rilevate le condizioni nivo- metereologiche (temperatura dell’aria, nuvolosità, precipitazioni e stato del manto nevoso). La rilevazione è stata effettuata domenica 21 febbraio 2010. Poiché il censimento è stato effettuato solo nell’arco di una singola giornata, bisogna considerare che i dati possano essere stati influenzati dalle condizioni meteorologiche, ambientali e dal grado di pericolo valanghe osservato in tale giornata e in quelle precedenti.

RISULTATI

Ciaspolatori (Nevee valanghe)
I ciaspolatori rilevati rappresentano il 31,3% del totale (arch. Aineva, per gentile concessione)

Il gruppo degli escursionisti

Sono stati raccolti i dati di 6.010 escursionisti rilevati nelle montagne altoatesine, che si sono mossi in 1.955 gruppi di varie dimensioni. La maggior parte dei gruppi di escursionisti è stata rilevata sulla Cresta di confine orientale (354 gruppi), ma anche le Dolomiti centrali sono risultate essere molto visitate (dove sono stati censiti 307 gruppi), seguite dalle Alpi Sarentine (281 gruppi) e dalla zona dell’Alta Pusteria (241 gruppi) (Figura 3). La maggior parte dei 1.955 gruppi (40,8%) era composta da due escursionisti. 419 scialpinisti/ciaspolatori si sono mossi da soli (pari al 21,4% dei gruppi rilevati), mentre il 27,2% era costituito da gruppi di 3-5 persone. Molto meno frequenti erano i gruppi più numerosi, composti da 6-9 partecipanti (18,7%), o con più di 10 persone (15,0%). La maggior parte dei gruppi (75,1%) aveva iniziato la propria escursione fra le ore 8 a.m. e le ore 11 a.m. Nella giornata in cui è stata effettuata la rilevazione, soltanto il 5,9% dei gruppi si è avviato prima delle ore 8 a.m., mentre il 19,0% è partito dopo le ore 11 a.m.

Gli escursionisti

Gli scialpinisti (68,7% sul totale), nel giorno del censimento, rappresentavano la maggioranza degli escursionisti, mentre quasi un terzo (31,3%) ha scelto le racchette da neve. La maggior parte degli escursionisti erano altoatesini (61,9%), un quarto proveniva da altre province italiane (24,5%) e il restante 13,5% proveniva dall’estero (Figura 6). Ciaspolare sembra essere particolarmente in voga fra i turisti provenienti dal resto d’Italia, tanto che la loro quota percentuale raggiunge il 38,0% contro solo il 18,6% degli scialpinisti totali. Gli uomini rappresentavano la maggioranza degli escursionisti totali e degli scialpinisti, rispettivamente il 63,7% e il 69,3%, contro il 36,3% e il 30,7% delle donne. Considerando esclusivamente i ciaspolatori, tuttavia, il rapporto fra i sessi è in equilibrio (50,9% vs 50,6%). Un’analisi dell’età degli escursionisti ha rivelato come i minorenni rappresentassero una minima percentuale (2,9% sul totale). Tuttavia, tale percentuale raddoppiava all’interno della categoria ciaspolatori (5,3%), parallelamente a un incremento degli over 50 (31,7% ciaspolatori vs 21,3%), aumento ancora più marcato se confrontato con le percentuali relative agli scialpinisti (rispettivamente 1,8% di minorenni e 16,6% di over 50). Circa la metà degli scialpinisti (54,3%) ha dichiarato di effettuare fra le 10 e le 30 escursioni in una stagione invernale contro il 39,6% dei ciaspolatori. Il 23,9% effettua addirittura più di 30 escursioni contro il 10,1% fra i ciaspolatori. In tal senso gli scialpinisti sono risultati essere praticanti più assidui rispetto ai ciaspolatori; la metà di questi ultimi (50,3%) d’inverno non supera, infatti, le 10 uscite.

La composizione dei gruppi

Analizzando la composizione dei gruppi di escursionisti per sesso si è evidenziato come il 37,2% dei gruppi sia costituito solo da uomini. I gruppi di sole donne rappresentavano invece una minoranza (6,0% dei totali). Inoltre, l’87,1% degli escursionisti che si sono mossi in solitaria è di sesso maschile. I gruppi sono risultati spesso composti da persone che compiono un numero di uscite per stagione simile (pari al 76,9% dei gruppi). La quota più bassa in assoluto (5,3%) era rappresentata dai gruppi composti principalmente da escursionisti “abituali”,che compiono più di 30 uscite in un anno, e da un numero minore di escursionisti “occasionali”. Soprattutto i gruppi di più di 10 persone erano composti essenzialmente da inesperti (36,2%), guidati da escursionisti con maggiore esperienza.

I punti di partenza

La maggior parte degli escursionisti (286) sono stati rilevati al punto di controllo di Malga Zannes in Val di Funes e presso la Enzianhütte a nord di Dobbiaco nella zona della Cresta di Confine Orientale (275). In 18 luoghi di monitoraggio non sono stati rilevati escursionisti, sebbene siano noti come punti di partenza per gite. Si segna- lano, inoltre, i punti di controllo di Prato Piazza nella zona delle Dolomiti Centrali e quello della Valle di Montechiesa a S.Gertrude d’Ultimo nella zona dell’Ortles- Cevedale, dove sono stati rilevati gruppi con un’elevata numerosità, con una media rispettivamente di 5,3 (24 gruppi) e 6,5 (18 gruppi) persone per gruppo.

Valanghe : Opuscolo AINEVA copiaSITUAZIONE NIVOLOGICA
Per il giorno del censimento, in base al bollettino valanghe pubblicato il 19 febbraio 2010 dal Servizio Prevenzione Valanghe della Provincia, era segnalato un grado di pericolo marcato sull’intero territorio altoatesino oltre i 1.600 m pari a 3 della scala europea, la quale si articola su 5 livelli di pericolo. Il bollettino riportava, inoltre, la possibilità di “Distacchi spontanei […] su tutti i pendii ripidi ma soprattutto nelle zone di accumulo da vento” potenzialmente di “medie dimensioni”. Era riportato che i fenomeni potevano “interessare infrastrutture esposte” e come “Già un singolo escursionista” potesse “provocare il distacco di una valanga a lastroni”. Raccomandava, quindi, nella programmazione ed esecuzione di escursioni “prudenza ed esperienza nella valutazione locale”, giacché il manto nevoso lungo i percorsi meno frequentati durante la stagione invernale aveva “una stratificazione sfavorevole e delicata anche negli strati più profondi” con frequenti “pericolosi segnali di assestamento”. Il servizio meteo provinciale aveva previsto, inoltre, per la giornata di rilevazione un tempo soleggiato con progressivo aumento della nuvolosità dal pomeriggio con temperature a 2.000 m di circa -4°C, a 3.000 m di circa -10°C e zero termico attorno ai 1.300 m di quota. Nei due giorni precedenti si erano avute, inoltre, nevicate diffuse. Anche le condizioni meteo e nivologiche nelle regioni montane confinanti possono aver influito sul numero degli escursionisti presenti in Alto Adige. Nel versante svizzero delle Alpi, infatti, vi erano nel giorno del censimento condizioni meteorologiche simili e il bollettino emesso dal servizio valanghe locale stimava un rischio di grado 3. Tale valore coincideva con quello del Servizio Prevenzione Valanghe del Tirolo, che aveva previsto un pericolo di grado 3 per altitudini oltre i 1.900 m di quota e, analogamente, lo era quello sulle Alpi Lombarde (grado 3). La situazione, invece, era più critica sia in provincia di Trento sia in quella di Belluno, con un pericolo valanghe di grado 4 sulle Dolomiti e sulle Alpi Venete. Retrospettivamente, inoltre, il bollettino valanghe di lunedì22 febbraio 2010 riportava come fossero caduti a 2.000 m 30-40 cm circa di neve fresca nel Gruppo dell’Ortles-Cevedale e nelle Dolomiti centro-orientali, 15-20 cm nel nord della provincia altoatesina e 5-10 cm nelle restanti zone e come si fossero registrati, nel fine settimana del censimento, distacchi valanghivi in tutto l’Alto Adige.

GLI INCIDENTI DA VALANGA
Nel week-end tra il 19 febbraio 2010 e il 21 febbraio 2010, il registro degli interventi di elisoccorso dell’Helicopter Emergency Medical Service (HEMS) Association, che riunisce i dati delle basi di elisoccorso di Aosta, Bergamo, Pontives, Como, Bolzano, Verona e Trento, riportava 4 interventi su incidenti che hanno coinvolto come travolti e non 12 persone tra scialpinisti o personale dei rifugi, di cui 1 nella provincia di Bolzano il 21 febbraio 2010 con 1 scialpinista travolto da valanga con seppellimento completo e decesso e 2 scialpinisti non travolti. Un altro incidente da valanga avvenuto nella medesima zona il 20 febbraio 2010 aveva portato al decesso di un altro scialpinista.

DISCUSSIONE

Nelle escursioni invernali la pianificazione gioca un ruolo chiave. L’orario di partenza deve essere scelto scrupolosamente e deve adattarsi alle condizioni del manto nevoso ed alle temperature. Nonostante che nella giornata del censimento fosse stato stimato un marcato pericolo di valanghe su tutto il territorio altoatesino, solo una minima parte dei 6.010 escursionisti rilevati è partito prima delle 8 a.m., mentre un numero considerevole ha scelto un orario in cui le condizioni del manto nevoso potevano già essere state modificate dell’irraggiamento solare e dalle temperature più alte, ovvero oltre le ore 11 a.m. Un altro elemento che dobbiamo considerare è come le particolari condizioni nivo-meteorologiche annunciate possano aver influenzato le mete e i percorsi di molti scialpinisti, inducendo taluni a rinunciare all’effettuazione di una gita o comunque inducendo alla scelta di percorsi più facili. Abbiamo rilevato, infatti, la mancanza di escursionisti in luoghi noti e questa può essere stata determinata del fatto che nel giorno scelto per la rilevazione il bollettino provinciale segnalava un pericolo di valanghe di grado 3, che ha spinto probabilmente alcuni scialpinisti/ ciaspolatori a rinunciare a compiere percorsi in zone a rischio valanghe o almeno su declivi con forte pendenza.

Le montagne altoatesine, infatti, offrono lontano dalle piste, grande varietà di svago, sia sugli sci sia con le ciaspole e il pericolo valanghe, che si può evincere anche con una lettura superficiale dei bollettini, ha un peso decisivo nella scelta della meta.

L’interpretazione, quindi, dei dati relativi alla numerosità degli escursionisti agli incidenti avvenuti il giorno del censimento, peraltro accaduti tutti oltre le ore 11 a.m., deve tener conto di tutte queste condizioni antropo-ambientali e andrebbero valutati con l’elaborazione di un modello prospettico che rispecchi più giornate tipo. Dall’analisi per tipologia di percorso emerge come, negli ultimi anni, anche in Alto Adige l’escursionismo con le ciaspole si sia affermato fra gli sport invernali di tendenza e i nostri dati confermano l’alta prevalenza di praticanti questo sport e la loro tendenza a muoversi in gruppi con una pari composizione maschio/femmina e un’elevata numerosità, estendendosi anche alle fasce di popolazioni di minor e maggior età. È interessante notare, inoltre, come soprattutto i gruppi composti da più di 10 persone fossero composti in gran parte da escursionisti inesperti guidati da escursionisti con maggiore esperienza. Sarebbe interessante considerare, infine, se la morfologia di una determinata zona possa influire sulla numerosità dei gruppi e il tipo di escursioni intrapreso, ad esempio sul grado di difficoltà e sul tipo di modalità scelto.

CONCLUSIONE

Dall’analisi dei dati censiti ed analizzati emerge un’inaspettata percentuale di escursionisti, pari al 31,3% dei totali, che usano le racchette per muoversi nel terreno invernale. In totale 6.010 escursionisti sono stati rilevati nelle montagne altoatesine, un numero che, però, non è statisticamente rappresentativo siccome le particolari condizioni nivo-metereologiche, quali le abbondanti nevicate nella giornata precedente, hanno sicuramente influenzato la frequenza degli scialpinisti e la scelta delle gite in questa domenica. La presenza, però, di un incidente fatale e di altri 2 travolti in una giornata condizionata da queste condizioni ambientali, impone la necessità di elaborare un sistema di monitoraggio dell’attività di escursionismo invernale in modo da diminuire il rischio legato a tale pratica così strettamente connessa con l’ambiente in cui svolge.

da “Neve e valanghe”, per gentile concessione

http://www.aineva.it

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