“Ieri fu una cattiva giornata e Whymper finì per spuntarla”

La storia della conquista del Cervino di cui si celebrano i 150 anni è più complessa dell’epico romanzo di avventure solitamente tramandato. C’è anche un lato oscuro della conquista e riguarda l’ardua ascensione italiana compiuta tre giorni dopo la vittoriosa scalata di Edward Wyhimper costata quattro morti, il 14 luglio 1865 dalla parte svizzera. “Fu la clamorosa catastrofe a concentrare gli occhi di tutti sul versante di Zermatt, con le infuocate polemiche sulle follie dell’alpinismo nascente divulgate dal Times, dalle gazzette di mezza Europa e dalle stampe di Gustave Doré”, ha scritto lo storico e accademico del Cai Pietro Crivellaro il 1° febbraio nelle pagine dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore.
Oggi, sostiene Crivellaro, è arrivato il momento di illuminare anche il lato oscuro del Cervino, cioè quello italiano. Così lo scrittore torinese ha deciso di ritessere sapientemente questa storia insieme con Lodovico Sella, pronipote di Quintino, in un saggio intitolato “Quintino Sella e la battaglia del Cervino” pubblicato nel volume “Gli archivi e la montagna” a cura di Francesco M. Cardarelli e Maurizio Gentilini (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, 740 pagine, 37 euro). Per farlo, Crivellaro ha rimesso le mani con l’aiuto di Lodovico nell’archivio dello statista Quintino Sella ricostruendo un appassionante carteggio di una cinquantina di lettere, per metà inedite.
“I documenti dimostrano”, spiega Crivellaro, “che il progetto del Cervino appartiene a un unico piano patriottico per replicare all’invadenza degli inglesi dell’Alpine Club, inaugurato dalla ‘riconquista’ italiana del Monviso capitanata da Sella nell’estate 1863 e consolidato il 23 ottobre di quell’anno dalla fondazione del Club Alpino Italiano al Castello del Valentino”.

La spedizione alla Gran Becca doveva avvenire nel 1864, poi per vari motivi fu rimandata al 1865. Sul posto venne mandato a dirigere le manovre l’ingegnere torinese Felice Giordano, grande amico di Sella, che poté assistere “in diretta” alla sconfitta di Jean Antoine Carrel detto “il bersagliere”, bruciato sul tempo da Whymper dopo una serie di trattative andate a vuoto.
“Più di recente”, riferisce Crivellaro in una corrispondenza via mail con MountCity, “mi sono reso conto di un dettaglio molto importante: nel necrologio scritto da Felice Giordano alla morte di Quintino Sella nel 1883, il fido compagno rievoca la vicenda del Cervino svelando che Quintino alla fine rinunciò per non recare offesa al grave lutto degli inglesi, un paese amico. Finora avevamo creduto che non avesse potuto andare al Breuil dopo la felice ascensione di Carrel per i troppi impegni da ministro delle Finanze. La verità è più sottile e del resto piuttosto logica: siccome l’ascensione del ministro italiano era stata pensata per portare il tricolore sulla vetta del Cervino, dopo la catastrofe della cordata Whymper, con l’opinione pubblica di mezza Europa concentrata sul recupero delle salme, sul processo a Zermatt e sulle polemiche alimentate anche dal Times, il ministro italiano non poteva compiere un’ascensione dimostrativa per l’onore dell’Italia. Non poteva dare uno schiaffo agli inglesi che stavano piangendo i loro morti. L’onore italiano era già stato salvato dalla ‘rivincita’ di Carrel e della cordata di volontari tre giorni dopo la vittoria di Pirro inglese. Il nostro ministro non poteva infierire sulla sensibilità di una nazione amica. E di questo dobbiamo essergli grati. Come sappiamo, Quintino Sella avrà modo di compiere l’agognata ascensione solo nel 1877, a cinquant’anni”.
La lettera che pubblichiamo grazie al gentile interessamento di Crivellaro è tratta, come le immagini, dal citato volume “Gli archivi e la montagna”. Giordano racconta a Sella come sono andate le cose in quel glorioso e tragico 14 luglio con la vittoria mutilata di Whymper seguita dalla ritirata di Carrel. Buona lettura.

“Questa è una piccola battaglia perduta”
Caro Quintino jeri fu una cattiva giornata e Whymper finì per spuntarla contro l’infelice Carrel. Whymper dunque come ti diceva messo alla disperazione e visto Carrel salire al monte tentò un colpo dalla parte di Zermatt. Tutti qui ritenevano impossibile assolutamente la salita da quella parte e Carrel pel primo: quindi eran tranquilli. Il giorno 11 questi (Carrel) saliva al monte e vi si attendava ad una certa altezza. La notte 11 al 12 e tutto il 12 tempo orribile e neve sul monte: il 13 tempo discreto e jeri 14 bello. Nel 13 si fece poco lavoro e jeri Carrel poteva essere alla cima e vi stava sotto forse 150 o 200 mt.; quando all’improvviso verso le 2 pom. vide Whymper con 6 altri già alla cima.
Whymper deve aver promesso una somma notevole a varie guide di Svizzera se si sentivano di tirarlo su; ed avendo incontrata una giornata eccezzionale vi riusci.
Io avea bensì spedito un avviso al Carrel del tentativo di Whymper e di salir su ad ogni costo senza perder tempo ad aggiustare i passi; ma quell’avviso non giunse in tempo, e del resto Carrel non credeva alla possibilità della salita dal Nord.
Intanto jeri alle 2 h. pom. io avendo veduti uomini sul Cervino ed assicurato da tutti che era la nostra comitiva, ti spedii un telegramma di venir su ed una lettera.
Il povero Carrel quando si vide preceduto non ebbe più coraggio di seguitare, e ritornò giù con armi e bagagli. Giunse qui questa mane appena, ed allora è che ti spedii altro espresso con telegramma per fermarti.
Come vedi malgrado che tutti abbian fatto il loro dovere, questa è una piccola battaglia perduta: ed io ne sono oltremodo dolente.
Credo però che vi sia ancora una revincita; cioè che alcuno monti subito dalla parte nostra, ciò che dimostrerebbe tuttavia la possibilità dell’ascensione da questa parte, e Carrel crede sempre alla possibilità di salire. Mi arrabbiai con Carrel soltanto perché discese giù con tende corde e tutto quanto con tanta fatica si era già portato sino a 200 mt. sotto il vertice. Esso né gettò la colpa sulla comitiva che erasi molto scoraggiata e sul timore ch’io non volessi più fare altra spesa.
Tuttavia credo che per non tornare col danno e le beffe bisognerebbe almeno fare quanto dissi sopra, cioè far piantare lassù la nostra bandiera. Cercai sin’ora di organizzare tale nuova spedizione, ma sin’ora ad eccezzione di Carrel stesso ed un altro, non trovai persone di cuore su cui contare. Se ne troverebbero forse alcuni altri strapagandoli; ma io non credo poi conveniente di immergersi in una tale spesa; e poi se manca loro il cuore non si è nemmeno certi del risultato.
Perciò sto cercando di organizzare la partita in modo economico, e soltanto se questa non riesce vi rinuncierò, perché ora non ho più nemmeno la soddisfazione di salirvi in persona stanteché Carrel dice che per far presto e profittare del poco tempo conviene non avere viaggiatore alcuno insieme. S’aggiunge poi sempre la minaccia del tempo che è presso a poco sul variabile. Vedi quante tribolazioni!
Jeri la Valle Tournanche era già mezza in festa credendo che i nostri fossero saliti; ma oggi venne il disinganno. Il povero Carrel fa compassione; tanto più che una parte del ritardo proviene dalla sua idea che Whymper non avrebbe potuto salire dal Nord ossia da Zermatt.
Io procuro di fare come Terenzio Varone dopo la battaglia di Canne ed imploro soltanto qualche tua protezione per la parte finanziaria che a me è troppo grave.
Tuo F. G.
[Su una striscia di foglio aggiunta:]
Malgrado tutto l’avvenuto tu potresti ancora fare l’ascensione pel primo dal lato d’Italia se ne avessi il tempo; ma sin’ora Carrel non mi ha ancora potuto assicurare l’esito sino alla punta. È perciò che non ti ho più telegrafato. Forse verrò io fra due giorni a Torino.
Breuil 15 luglio 1865
Fondazione Sella https://www.bancapatrimoni.it/bpa/informativa/fondazione_sella.jsp
Consiglio Nazionale delle Ricerche http://www.cnr.it/sitocnr/home.html
Grazie per la gentile segnalazione. La data è stata corretta e ci scusiamo per l’errore.
Segnalo il refuso sulla data (1885) all’ inizio dell’ articolo…