Storie di roccia, di sogni e di avventura al BWF

Al Cinema Nuovo Eden di Brescia, per la quinta serata del Brescia Winter Film è presente giovedì 18 dicembre 2014 un ospite eccezionale: dagli Stati Uniti, passando da Madrid, arriva Jeremy Collins alpinista, artista, scrittore e molto ancora che porta con sé il film “Drawn” in anteprima europea in contemporanea con il Mendi Bilbao Filmfestival dopo essere stato presentato al Banff Festival. “Drawn” è una storia di roccia, di sogni e di avventura, un viaggio attraverso i sentimenti che accompagnano tutti quelli che amano e vivono nella natura, un racconto di gioia ma anche di dolore, di nascita e di morte. Un lavoro che cambia in meglio il mondo dei film di montagna aggiungendo una fantastica animazione alle belle immagini e all’emozionante racconto. Assieme al film di Jeremy il nuovissimo “Force” di Fitz Cahall, già al BWF lo scorso anno con il ciclista avventuroso di The Road From Karakol: “Force”, seconda anteprima europea della serata, è girato in modo corale tra i graniti della Patagonia. Emilio Previtali, freerider e alpinista bergamasco dialoga con Collins e presenta qualcosa di nuovo dalla spedizione invernale al Nanga Parbat. Chiude la sera il corto fiabesco “The Valley of Dolls” di Fritz Schumann. Come sempre si comincia con un goloso buffet di prodotti della montagna bresciana.

“Il freeride ed il freestyle italiano sono una realtà che si consolida”, sostiene Emilio Previtali in azione nella foto in alto scattata da Damiano Levati.

Ma che effetto fa sciare sotto il Nanga Parbat? Lo spiega al BWF Previtali (http://www.emilioprevitali.blogspot.it/) che è stato apprezzato direttore della rivista “Free rider”. “Mi accorsi al ritorno dal Nanga Parbat che un gran numero di bambini erano saliti con i genitori o con i fratelli o con gli zii per aiutare nel trasporto a valle dei nostri materiali. Questi bambini mi giravano intorno, curiosi, facendomi tutti la stessa domanda. Gli sci? Dove sono i tuoi sci? Non li vedevano. Dissi che erano nella sacca lunga, quella azzurra e che da qualche parte c’erano gli scarponi, i bastoncini li avevo in mano, li avrei usati per camminare in discesa. Non capivo bene tutto questo interesse dei bambini per i miei sci ma poi, mentre camminavo verso valle mi resi conto che nella desolazione e nella normalità di un luogo come quello, dove l’unica attrattiva fuori dall’ordinario è rappresentata da qualche alpinista occidentale o trekker che può capitare di vedere durante l’estate, io rappresentavo una eccezione. Una specie di alpinista Superman. Io per quei bambini ero uno sciatore, quello che aveva sciato sul Nanga Parbat, non un normale alpinista. Era diverso. Per loro era di più”.

Jeremy Collins
Jeremy Collins, ospite del BWF.

“Scendemmo ancora, nevicava intanto, Simone e David scesero a valle quasi di corsa, io restai indietro con i portatori a fare qualche foto e a filmare. Quando fummo a Rupal, dopo qualche ora, individuai nel centro del villaggio la casa di Aquil, ci eravamo già passati a dicembre, in salita, ma ora c’era molta più neve. Fuori di casa su un filo c’era qualche panno steso, tutto intorno a delimitare quelli che d’estate devono essere orti c’erano delle staccionate fatte di rametti secchi e sottili che si sfrangiavano puntando verso l’alto. Una vivace colonna di fumo saliva dal comignolo della casa di Aquil, nella quale era stato preparato un pranzo speciale per noi, mentre nelle altre case vicine, dai comignoli, usciva solo un leggerissimo alito di fumo. Faceva un freddo cane, ma era molto meno freddo che a Lattaboo. Arrivai fuori dalla casa di Aquil e c’erano tutti i bambini del paese ad aspettarmi, in piedi con le mani in tasca. Mi guardavano.

“Uno di loro, il più grande, aveva un paio di sci Dynastar ai piedi recuperati chissà dove e un paio di scarponi Nordica a calzata posteriore. I bambini mi chiesero ancora una volta tutti insieme dove erano i miei sci perché volevano che io sciassi con loro, solo che a quel punto la mia sacca con gli sci e gli scarponi doveva aver proseguito verso valle in groppa a un mulo. La delusione fu grande e capii che non potevo cavarmela così. I bambini mi aspettavano da due mesi e mezzo e mi guardavano e si aspettavano qualcosa di speciale da me, così invece che entrare a mangiare dove gli altri mi aspettavano, dissi: “Let’s go skiing”. Ci fu un immediato animarsi del gruppo e un vociare in una lingua a me incomprensibile e tutti corsero in discesa verso il campetto di neve che c’era appena più in basso. Il ragazzo grande con gli sci prese i bastoncini e iniziò a spingersi e a scendere, pattinando verso valle. In fondo al pendio fece una curva verso sinistra e poi risalì di corsa e fece un altro giro e poi un altro e un altro. I bambini mi guardavano, come per sapere se avevo un giudizio da dare sullo stile e sulla tecnica del loro amico e io dissi: “Very good” facendo vedere il mio pollice alzato. Dissi anche “Champion” e tutti scoppiarono a ridere e applaudirono…”.

http://bresciawinterfilm.it/

http://www.gentedimontagna.it/

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