Festeggiato a Milano (75 anni di Cai) Lodovico Gaetani

“Colpevole” di avere trasmesso il virus dell’alpinismo a generazioni di milanesi, da 75 anni Lodovico Gaetani è iscritto alla Sezione di Milano del Club Alpino Italiano. Ad affibbiargli scherzosamente l’epiteto di “untore” è stato sabato 29 nel corso di una festicciola presso la sede di via Duccio di Boninsegna 23 Gabriele Bianchi, già presidente generale del Cai, incaricato di consegnargli lo speciale distintivo e di pronunciare l’immancabile laudatio. Così Gaetani, già dirigente della Honeywell, ha soffiato idealmente su 75 candeline lasciandosi coccolare dai tanti iscritti convenuti per l’occasione, un sorrisino ironico e quasi stupito sulle labbra, l’espressione enigmatica che aveva stampata sul volto quando affrontava scalate impegnative in capo al mondo, il fisico ancora prestante nello splendore dei suoi 83 anni ben portati, a parte qualche dolorino alla schiena. Bianchi ne è più che mai convinto: con il suo entusiasmo e la sua comunicativa, Gaetani ha anche la “colpa” di avere indotto generazioni di appassionati a operare come volontari per il Cai. Schiavi, in un certo senso, di quel senso di appartenenza al sodalizio che induce ad assumere incarichi gravosi talvolta, anzi quasi sempre, a scapito del tempo lasciato libero dalla professione… a patto che venga dedicato alla famiglia. Oltre che segretario generale del Cai, Gaetani è stato in due riprese alla guida della storica Sezione di Milano che ha avuto tra i primi presidenti alla fine dell’Ottocento nientepopodimeno l’abate Antonio Stoppani, quello del Bel Paese. Questa è la seconda volta che i consoci gli consegnano un’onorificenza: in precedenza il festeggiato aveva ricevuto la targa di socio benemerito che si aggiunge ad altri riconoscimenti adeguatamente incorniciati che sua moglie evita di affastellare in salotto relegandoli puntualmente in un angolo recondito del loro appartamento.
Certo, il Cai non è più quello di una volta e oggi paga lo scotto della generale crisi dell’associazionismo in tempi di magra e di mordi-e-fuggi come questi. Se ai tempi di Gaetani i soci milanesi erano più di diecimila, oggi è già tanto se il sodalizio può contare su seimila iscritti, come ha avuto occasione di osservare a malincuore l’attuale presidente Giorgio Zoia.

Di motivi per iscriversi alla Sezione di Milano ce ne sono ovviamente tanti se si ama la montagna: compreso il poter disporre di 16 mila volumi, quanti ne conta la Biblioteca Luigi Gabba annessa alla sezione il cui conservatore Renato Lorenzo è stato a sua volta festeggiato ricevendo dal consigliere centrale Paolo Valoti una adeguata medaglia per i sessant’anni di iscrizione. Ricordi? Il più struggente per il vecchio Lodovico è forse legato a quelle scalate che per la prima volta vennero compiute dai milanesi nel gruppo algerino ancora inesplorato dell’Hoggar, luogo di leggende, delle avventure di Pierre Loti, della Legione Straniera. Era il 1957 e Gaetani con i suoi compagni scalarono tutte le principali cime e scoprirono un insediamento preistorico con incisioni figuranti animali che là vivevano quando il Sahara era ancora verdeggiante. L’esperienza si meritò le prime pagine dei quotidiani e, sulla vecchia Domenica del Corriere, addirittura una vignetta di Walter Molino con i dromedari a fare da quinta a quei ragazzi in pantaloni alla zuava aggrappati agli appicchi.
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