Oliviero, l’uomo con le ali, è l’alpinista dell’anno
Un alpinista di tutto riguardo sicuramente lo è Oliviero Bellinzani, 58 anni, che si definisce “l’uomo con le ali”. Non a caso la giuria del Premio Meroni lo designa quale alpinista dell’anno alla settima edizione del riconoscimento ideato e organizzato dalla Scuola Silvio Saglio della SEM. “Individuare talenti”, è lo scopo del riconoscimento: talenti che per conoscenze, capacità e doti umane rappresentino importanti esempi positivi da far conoscere. E chi più di Oliviero, varesino, che la cattiva sorte ha privato di una gamba, dimostra talento nelle scalate adeguando il suo stile di arrampicata alle difficoltà che incontra e alle limitazioni imposte dal suo handicap? “Nella mia vita di alpinista disabile”, spiega Oliviero, “ho salito 1060 cime, di cui 300 in solitaria, e 28 sono i quattromila che giustificano la mia iscrizione al Club 4000. L’alpinismo è per me pratica quotidiana, amo la montagna, amo scalare, sentire la vita scorrere dentro come un torrente in piena, come lava pronta ad esplodere, e non posso farne a meno!”.

L’appuntamento con Oliviero e gli altri premiati è fissato a Milano per la serata di venerdì 28 novembre al Rosetum. Un’occasione in più per chiedergli che cosa lo spinga ad affrontare imprese alpinistiche che metterebbero in seria difficoltà anche noi comuni mortali. Ma già si sa la sua risposta: “Non c’è una ragione razionale, una spiegazione logica in ciò che faccio. E’ così e basta”.

Fenomenali sono il carattere impetuoso di Oliviero, la sua innata simpatia. Milano lo ha già applaudito quest’anno in primavera presso la sede della sezione del Cai nella sua nuova veste di autore di guide. Con Roberto Ciri, alpinista e gestore del sito web vienormali.it, ha infatti scritto due guide alle cime delle Prealpi lombarde lungo vie normali, molte delle quali poco conosciute e ancor meno frequentate (ed. Idea Montagna, 1913).
“La determinazione con cui affronta i più impegnativi itinerari in alta quota e la capacità di non arrendersi alle difficoltà dell’alpinismo (e della vita)”, è adesso la motivazione della giuria del Meroni, “sono elementi che possono ampiamente suffragare la decisione di laureare questo insolito scalatore nella categoria alpinismo”. E siano lodati questi coraggiosi giurati: in un tempo in cui la parola d’ordine sembra essere “performance”, l’accento lo hanno spostato su chi, come Bellinzani, deve fare i conti con il limite e con un diverso tipo di forza, che non è nei muscoli ma nella volontà. Di casi analoghi, del resto, ne esistono più di quanto ci si immagini e Oliviero non può che infondere fiducia a tutti.
Recentemente all’International Mountain Summit di Bressanone è intervenuto Mark Inglis, un alpinista neozalendese che, dopo una permanenza forzata di tredici giorni in una grotta ghiacciata sul monte Cook, ha subito l’amputazione di entrambe le gambe. Non si è mai dato per vinto nemmeno Mark: nel 2000 ha ottenuto la medaglia d’argento di ciclismo alle paraolimpiadi di Sidney e nel 2010 è stato il primo uomo a salire in vetta all’Everest con l’aiuto di due protesi. “C’è chi vede effettivamente un alpinista con due protesi quando scalo”, ha detto Inglis con un entusiasmo disarmante, “ma quello che vedo io è un alpinista le cui gambe non si congeleranno mai più”.

Gli altri premiati
Nelle altre categorie del Premio Meroni il riconoscimento è stato così assegnato: per la cultura a Nicoletta Gatteschi promotrice del Gruppo Alpinistico Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Vittorio Sella” di Pettingengo (Biella); per la solidarietà al milanese Davide Vitale che “con scelta coraggiosa divide felicemente la sua vita tra l’impegno solidaristico e la grande passione per la montagna, vivendo da boliviano tra i boliviani e occupandosi di turismo solidale nella Cordillera Real per finanziare la parrocchia del diocesano don Antonio Zavattarelli”; per l’ambiente a Franco Michieli, a sua volta milanese, garante internazionale di Mountain Wilderness, “che conduce quotidianamente con libri, pubblicazioni e conferenze la sua battaglia per l’integrità degli ambienti naturali”. Infine una menzione speciale è stata riservata alla Sezione di Bolzaneto (Genova) del Cai per la realizzazione del Museo della montagna aperto alla popolazione, “esemplare risultato dell’inventiva, dell’impegno e della collaborazione tra i soci della locale sezione del Club alpino e le istituzioni”.
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