Guide alpine e albergatori, verso un accordo

Guide alpine e albergatori di montagna erano un tempo un binomio inscindibile. Oggi una legge della Provincia di Trento che autorizza gli albergatori ad accompagnare in montagna i clienti li rende invece l’un contro l’altro armati per la difesa del posto di lavoro (delle guide alpine). Per ritrovare l’accordo bisognerebbe forse ripensare alla storia degli alberghi di montagna, quegli albergoni che hanno lanciato due secoli fa il turismo alpino sviluppando l’accoglienza in montagna e offrendo ai clienti non soltanto aria buona ma guide affidabili sempre a disposizione per escursioni e ascensioni.
Edmondo De Amicis così descrisse nel 1905 (“Nel regno del Cervino. Nuovi bozzetti e racconti, Ed. Treves) le giornate dei vacanzieri al Giomein del Breuil: “La prima meraviglia, per chi arrivava col tempo bello al grande albergo del Giomein dopo tre ore di salita a dorso di mulo, è l’aria”. Non solo il Giomein offriva aria buona e guide alpine, ma anche il celebre hotel Royal di Courmayeur, come conferma nel 1856 l’Abbé Henry, “allora e per lungo tempo procurava alle guide la quasi totalità dei viaggiatori”, intendendosi all’epoca per viaggiatori gli alpinisti.
La clientela a Courmayeur non era tuttavia formata da alpinisti: predominavano, allora come oggi, i villeggianti attratti dalle acque, dall’aria salubre e più tardi dalla fama di stazione alla moda del grande albergo di montagna, come racconta Giuseppe Garimoldi nel Cahier numero 65 del Museomontagna (Quei giorni sul Bianco. Arrivi e partenze all’Hotel Royal Bertolini di Courmayeur).
Molte dynasty di guide alpine sono anche albergatori: basti pensare ai Carrel, ai Maquignaz, ai Pellissier, ai Bich di Cervinia Breuil. E oggi decine, o forse centinaia, di guide alpine sono anche custodi di rifugi alpini, applicando alla perfezione le regole dell’accoglienza in alta quota. Questo non significa, d’accordo, che i ruoli si debbano a rigor di legge rovesciare.
Ma oggi, che cosa sostengono gli albergatori a proposito della legge che tanto ha irritato le guide alpine? Spiega Luca Libardi presidente dell’Associazione albergatori ed imprese Turistiche della provincia di Trento (Asat) dal maggio 2011: “L’esigenza è quella di portare all’interno di un aspetto di legalità la necessità degli albergatori trentini di portare i propri ospiti o nella baita di famiglia, o nella baita dell’albergo o a fare una passeggiata. Nessun albergatore si sogna di portare sul Campanile Basso i propri ospiti. Non stiamo discutendo di questo. Se qualcuno vuole fare polemica su questo, fa una polemica faziosa”.

Libardi è stato intervistato da Valentina d’Angella per Montagna.tv. Sul web il tema caldo della nuova legge che abilita gli albergatori ad accompagnare i turisti i montagna siglata il 23 ottobre dalla Provincia Autonoma di Trento è da qualche tempo al centro di un’accesa discussione. Per le guide alpine la legge è un’aperta violazione al loro diritto di esercitare in esclusiva una professione difficile, impegnativa, che esige professionalità. Sempre la brava Valentina d’Angella ha intervistato sull’argomento Cesare Cesa Bianchi, presidente del Collegio nazionale delle Guide Alpine Italiane.
“Nel campo dell’escursionismo”, spiega non certo faziosamente Cesa Bianchi, “se guardiamo le statistiche, si verificano il maggior numero di incidenti, e cosa facciamo? Andiamo ad affidare l’attività di accompagnamento a chi non ha nessun tipo di formazione? Nello sviluppo del turismo deve esserci al primo posto la tutela del cliente, del turista, non è giusto esporlo a rischi per una falsa idea di risparmio”.
Sta di fatto che la legge nazionale sulle guide alpine non ammette quanto invece è stabilito della nuova legge provinciale trentina riservando alle Guide alpine, agli Accompagnatori di media montagna e alle Guide vulcanologiche l’accompagnamento in escursioni in montagna, l’accompagnamento in attività d’alpinismo, scialpinismo, arrampicata.
Quali saranno allora i prossimi passi delle guide per impedire agli albergatori di esercitare l’accompagnamento dei clienti?
Intervenendo sul documentatissimo Gogna Blog, la guida alpina trentina Stefano Michelazzi si pone polemicamente cinque domande innescando un acceso dibattito tra i lettori che è consigliabile leggere se si è interessati all’argomento:
1) Perché mai qualcuno dovrebbe a questo punto essere ancora interessato a seguire i corsi di abilitazione alla professione di Guida Alpina o di Accompagnatore di Media Montagna?
2) Perché allora affidarsi a un professionista, screditato nella sua professione da un Ente pubblico, pagando probabilmente molto meno con figure certamente non professionali ma comunque autorizzate?
3) Perché nell’opinione pubblica si va formando un concetto di pericolosità della frequentazione montana, così ampio e a volte catastrofico, se basta gestire un B&B per assicurarne una frequentazione sicura?
4) Quali interessi si possono ravvisare nello screditamento di una figura professionale altamente specializzata e con una tradizione ormai consolidata, la quale, amata od odiata rimane comunque “il riferimento” per chi sale le montagne?
5) Quali interessi si possono ravvisare nell’agevolare alcune figure piuttosto di altre accreditandone caratteristiche che fino al giorno prima risultavano “abusivismo della professione” e venivano sanzionate in base all’articolo 348 del Codice Penale?