La Grande Guerra non diventi un luna park!

Soc. Guerra BiancaNon trasformiamo in luna park gli scenari alpini della Grande Guerra. Un invito, quasi una denuncia, echeggiato a Milano nell’ambito della rassegna BookCity che ha fatto tappa, la sera di venerdì 14 novembre, nella sede milanese del Club Alpino Italiano. Sull’argomento si è espresso producendo numerosi esempi di “eccessi celebrativi” Marco Balbi, presidente della Società Storica per la Guerra Guerra Bianca, approfondendo il tema dell’”archeologia della Grande Guerra” e della necessità di conservare e valorizzare nel modo più opportuno i manufatti e le memorie presenti nelle montagne teatro della prima Guerra mondiale.

“Conservazione non significa”, ha spiegato Balbi, “ricostruzione integrale e arbitraria delle trincee e men che meno spettacolarizzazione indiscriminata per attirare i turisti con l’impiego, se occorre, di figuranti sullo sfondo di scenari di baraccamenti rifatti di sana pianta quando sarebbe bastato l’impiego di pannelli ad hoc”.

“La memoria, comune a chi ha praticato e sofferto la montagna in tempo di guerra, dev’essere compresa e conservata nel modo più giusto da chi ama e pratica la montagna in tempo di pace”, ha osservato Lorenzo Maritan, consigliere centrale del Club Alpino Italiano, coordinatore del 27° manuale del CAI “Montagna da vivere, montagna da conoscere” che invita, tra l’altro, a un avvicinamento storicamente rispettoso dei luoghi e delle memorie della Grande Guerra in montagna.

Promosso dalla Commissione culturale del CAI Milano in collaborazione con La Libreria Militare, e inserito nella rassegna cittadina BookCity, l’incontro ha inteso promuovere la diffusione di questo volume prezioso per chi voglia una introduzione completa ed esaustiva su conoscenze e tecniche per andare in montagna. Un manuale che presenta la molteplicità di interessi e la multidisciplinarietà che il CAI ha raggiunto oggi attraverso 150 anni di ricerca e di frequentazione responsabile della montagna.

Particolare importante. Alla serata condotta da Lorenzo Serafin con la partecipazione di Luca Frezzini e Maurizio Dalla Libera, autorevoli dirigenti del Club Alpino Italiano, è intervenuto Lorenzo Cremonesi, inviato speciale del Corriere della Sera sui fronti bellici del Medio Oriente e dell’Afganistan.

E Cremonesi ha portato la sua testimonianza di giornalista alpinista che ha potuto constatare “dal vivo” quanto i crudeli moduli della Guerra bianca sapientemente evocata in questi giorni sugli schermi da Ermanno Olmi nel film “Torneranno i prati” si ripropongano oggi nel conflitto fra Pakistan e India con tanta povera gente mandata allo sbaraglio con equipaggiamento inadeguato, destinata a soccombere più per l’ambiente ostile che per le pallottole del nemico.

Relatori al Cai
I relatori alla serata organizzata nel quadro delle iniziative di BookCity dalla Commissione culturale del Cai Milano (ph. Serafin/MountCity)

Proprio per non dimenticare anche questi aspetti dell’immane massacro della prima Guerra mondiale è nata a Milano nel 1993 la Società Storica per la Guerra Bianca, associazione culturale senza fini di lucro che intende mantenere viva la memoria di quel particolare fronte della Prima guerra mondiale che vide come protagoniste le vette e le nevi delle nostre Alpi: un fronte dove spesso le linee erano poste a quote superiori ai 3000 metri di altitudine e che costringeva i soldati di entrambe le parti a dover combattere, prima ancora che col nemico, con condizioni di vita e atmosferiche ai limiti dell’impossibile.

La Società promuove la ricerca e la divulgazione storica e si propone come punto di riferimento e di incontro per tutti coloro che, a vario livello (studiosi, appassionati, collezionisti, musei, associazioni ed enti locali), si occupano della storia delle Alpi durante il conflitto mondiale, con un’attenzione particolare non solo alla storia e all’organizzazione militare, ma soprattutto agli aspetti sociali (i combattenti ma anche le popolazioni locali, anch’esse vittime e protagoniste della guerra) e all’ambiente naturale in cui si svolsero le operazioni, che ancora oggi reca i segni incancellabili della tragedia.

Polo e Cremonesi
Il giornalista Lorenzo Cremonesi (a destra) incontra Marco Polo, tra le glorie dell’alpinismo milanese (ph. Serafin/MountCity)

Sul fronte della Grande guerra, anche il CAI vanta in ogni modo studi e ricerche di grande spessore. Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia il Club alpino è tornato sulle tormentate montagne del Bellunese con una pubblicazione della serie “Itinerari naturalistici e geografici attraverso le montagne italiane”. Curato da Gilberto Salvatore per la Commissione centrale delle pubblicazioni, il libro dal s’intitola “Col di Lana, escursioni, storia e note naturalistiche” e descrive una vasta zona che si propone all’escursionista sia per il valore paesaggistico sia per l’importanza storica.

Il Col di Lana dove i morti furono 10.000, giustificando il termine di Col di sangue, è centrale rispetto a importanti gruppi dolomitici, quali Tofane, Sella e Marmolada e la sua vetta rappresenta, come ben sapevano i comandanti austriaci e italiani che vi si sono avvicendati, un punto di osservazione privilegiato tra Dolomiti occidentali e Dolomiti orientali. Si innalza alla sinistra dell’Alta Val Cordevole presentandosi come una imponente montagna a forma di piramide, con terreno prativo fino alla vetta (2.452 m) in contrasto con le circostanti montagne di natura dolomitica. Le sanguinose battaglie di cui il Col di Lana è stato teatro ne hanno cambiato la fisionomia. È noto in particolare l’episodio della mina da cinque tonnellate fatta esplodere il 17 aprile 1916: una buona porzione della cima andò in frantumi per gli effetti dell’esplosione che causò la morte di circa 150 militari austriaci e consentì agli italiani di occupare la vetta, da cui nel 1917, a seguito della disfatta di Caporetto, gli italiani si dovettero poi ritirare. Ancora oggi il percorso che porta alla vetta è disseminato di testimonianze belliche.

E’ merito in gran parte del CAI e del suo volontariato se il Col di Lana e le zone adiacenti si possono oggi visitare percorrendo i sentieri e grazie a una serie di sussidi, indicazioni e tabelle che ne illustrano le pieghe più segrete. Da non perdere, in questo contesto, il percorso storico-naturalistico conosciuto come il Teriol Ladin che tocca luoghi tragicamente noti nella letteratura sulla strategia bellica della Prima guerra mondiale.

Informazioni e approfondimenti: www.guerrabianca.org/www.libreriamilitare.com/ www.caimilano.eu/‎

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