Rolly Marchi e la sua “buona neve”

Da un anno la mount city milanese è orfana di Rolly Marchi che se ne andò il 14 ottobre 2013 all’età di 92 anni. Giornalista e scrittore trentino, Rolly fu un grande appassionato e praticante dello sci e di tutte le discipline sportive legate alla montagna, giornalista, scrittore e infaticabile organizzatore di gare ed eventi. Ma per molti e per chi scrive, Rolly fu molto di più. Fu un amico affabile, sempre pronto a offrire una parola di conforto e di amicizia quando ti sapeva in difficoltà.
E sempre pronto a sdrammatizzare, come quando lo vidi capitare al Santa Chiara di Trento dove ero stato ricoverato per un malore convincendo i medici a rimettermi a piede (provvisoriamente) libero.
Con in testa il suo statson regalatogli da Walt Disney, teneva banco alle gare di sci dei giornalisti. Era un humour invidiabile il suo e noi comuni mortali eravamo soggiogati dal fascino che gli derivava da quel fisico da attore hollywoodiano.

Lavorammo insieme per Milano Montagna nel 1999, quando sotto la sua guida organizzai per il Cai e la Regione la mostra “Alpi spazi e memorie” ai Musei di Porta Romana. Bei tempi.
Nato a Lavis, in provincia di Trento, nel 1921, milanese di adozione, Rolando (ma per tutti Rolly) Marchi ha seguito come cronista per la prima volta i Giochi olimpici invernali nel 1936. È stato poi corrispondente, per vari giornali, in tutte le edizioni delle Olimpiadi invernali dal 1936 al 2006. Da appassionato della montagna ha partecipato a scalate con Dino Buzzati, Walter Bonatti e Reinhold Messner, come scrittore nel 1979 è stato finalista al Premio Campiello con Ride la luna, ma ha pubblicato altri otto libri tra romanzi e raccolte di racconti.
Ma la sua creatura più importante è una gara di sci famosa nel mondo, il Trofeo Topolino. Marchi è stato infatti un precursore nel capire come creare e organizzare eventi nello sci. Nel 1939 ha fondato a Trento la sua prima società sportiva, il Gruppo Sportivo Cesare Battisti. E e c’è il suo zampino anche nella nascita della 3-Tre nel gennaio 1950, gara di Coppa del mondo di sci, che allora si disputò intorno a Trento (appunto 3-Tre, tre gare a Trento) per poi trovare una base stabile a Madonna di Campiglio.
La primavera scorsa per merito della Commissione culturale del Cai Milano, il cuore trentino di Rolly ha ripreso a battere per una sera nel corso di un piccolo evento “in stile alpino”. A dipanare giovedì 10 aprile, con la misurata presentazione di Piero Carlesi, la matassa multicolore della vita di Rolly, c’erano alcuni dei tanti amici e fedelissimi tra i quali un trentino doc, l’ingegner Franco Giovannini, amico da sempre, che ha tracciato un vivido ritratto di Marchi quale lungimirante imprenditore.
“Quando nel dopoguerra, Rolly mise in funzione i primi impianti di risalita”, ha ricordato Giovannini, “in Paganella esistevano sette alberghi e oggi i posti letto sono più di diecimila. Lo sci di fondo allora non esisteva, si e no si vendevano dieci paia di sci in un anno: ma Rolly ne intuì gli sviluppi e non si lasciò scappare l’occasione ai Giochi di Grénoble di raccontare dal vivo, unico giornalista, la vittoria di Franco Nones accendendo l’interesse, oggi palese, per questa disciplina”.

Di Rolly ha raccontato a lungo il figlio Paolo che sulla scia del padre ha dato vita, da imprenditore, all’iniziativa “Identità golose” da anni al centro della scena della gastronomia mondiale.
Paolo, intervenuto con il fratello Jacopo e il figlio Brando, nipote prediletto di Rolly, ha sottolineato alcune virtù paterne come il saper riconoscere il talento delle persone, ma non ha taciuto su alcuni difetti, primo fra tutti una certa ingenuità che “applicava” sul versante politico, e una straripante autoreferenzialità non sempre gradita dai figli.
La serata al Cai è stata anche il preludio del “memorial” in programma poche settimane dopo alla Sosat di Trento in occasione del Trentofilmfestival il cui presidente Roberto De Martin, grande amico di Marchi, ha voluto ricordare come dell’entusiasmo connaturato in Rolly si sia giovata la rassegna nei primi anni di vita, ma anche successivamente, quando ha cominciato a camminare con le sue gambe. “Ricordo la sua gioia quando si celebrarono i cinquant’anni del festival”, ha detto De Martin che ha sottolineato la sua capacità di dialogare con i giovani e i giovanissimi, ma anche di essere in sintonia con i coetanei.
E a proposito di giovanissimi, significativa è stata la testimonianza in quell’occasione di Beba Schranz, ex campionessa di sci, emersa fra i tanti ragazzini poi diventati celebri, fra i paletti del Trofeo Topolino inventato da Rolly e da Mike Bongiorno. Beba, arrivata da Macugnaga in compagnia di un pupazzetto di Topolino, ha ricordato soprattutto gli anni in cui, a Milano, ha affiancato Rolly nella realizzazione della rivista “La buona neve” imparando i segreti del mestiere dall’illustre maestro di giornalismo.
Da una Falcade ancora ammantata di neve è per l’occasione arrivato in una Milano sfavillante di sole e assediata dai turisti per il concomitante Salone del Mobile, anche Bepi Pellegrinon, eroico editore dei Nuovi Sentieri, che a Rolly ha dedicato nel 2013 un’illustratissima biografia intitolata “Rolly Marchi, cuore trentino”. Infine sulla figura di Marchi, raffinato intellettuale, si sono espressi l’artista Guido Daniele che ha avuto occasione di ritrarlo cogliendo alla perfezione la sua indole dolce e al tempo stesso impetuosa, e Marco Albino ferrari, fertile scrittore e direttore del bimestrale Meridiani Montagne.
“Rolly mi suggerì”, ha raccontato Ferrari, “di pubblicare un libro di scritti del suo grande amico Dino Buzzati sulle Dolomiti. Fu un successo. Di Buzzati mi riferì il suo primo incontro nel 1943, quando la sua fidanzata, accompagnandolo alla stazione di Trento, gli donò una copia del ‘Deserto dei tartari’ che lui divorò sulla tradotta, nel lungo viaggio verso il fronte”.
E’ bene, a mio modesto avviso, che la montagna mantenga vivo il suo ricordo: con un’iniziativa ed eventualmente con una targa in un rifugio che Rolly ha scoperto tardivamente, il Porta ai Resinelli, e che ha molto amato.
Ser