Spericolato è bello? La “vertiginosa” pubblicità dei piumini

Mentre lugubri venti di guerra soffiano sul mondo, dà un certo fastidio vedere che c’è chi gioca con la vita sui social network e nella pubblicità. La vita di molta gente è sempre più in pericolo? E allora sempre più stonate appaiono certe esibizioni spericolate oggi in voga.

Un esempio? Un ditta di abbigliamento invade i giornali con la pubblicità di un poveraccio che esibisce il suo caldo piumino stando con le gambe a penzoloni nel vuoto su un grattacielo di Manhattan.

L’immagine è suggestiva, ma osservandola bene risulta che i “creativi” hanno liberamente elaborato una celebre foto in bianco e nero. Su quello stesso grattacielo della Fifth Avenue, precariamente in ginocchio con il vuoto intorno e china sul mirino del suo ingombrante banco ottico, si mostrò infatti, in un celebre scatto, la fotografa di Life Margaret Bourke-White (1904-1971): un’americana che di coraggio ne aveva da vendere.

Margaret Bourke-White
Audacie d’altri tempi: Margaret Bourke-White fotografa Mahattan dall’alto negli anni Trenta.

Margaret rischiava, ma lo faceva per uno scopo. Fu la prima corrispondente di guerra donna e la prima donna fotografa per il settimanale Life. Possedeva un’incredibile forza di volontà, una mania di perfezionismo e una gran voglia di misurarsi non solo con la fotografia ma anche con temi poco usuali per una donna: il mondo dell’industria, la grande attualità, i reportages sull’America e sul contemporaneo.

Per le sue foto, la Bourke-White si arrampicava su ponteggi traballanti, così vicino alle grandi colate di metallo fuso da rischiare di fondere i filtri dell’obiettivo realizzando immagini inconsuete, drammatiche e ricche di poesia.

Suscita una certa tristezza (in chi scrive, perlomeno) anche il tipo che percorre una stretta passerella sospesa sul vuoto e ostentatamente sgancia il moschettone del cordino di sicurezza. “Ci vuole coraggio per percorrere la ‘passeggiata’ sotto la vetta del monte Hua Shan (a 2160 metri), nella provincia cinese dello Shaanxi, montagna che è anche un importante sito religioso”, spiega compunto il Corriere on line che mette in rete la presunta impresa. E che così prosegue: “Una rete di ‘sentieri’, che in certi passaggi sono strette passerelle di legno attaccate alle pareti, unisce tra loro cinque cime sacre. Il giovane Laurence Mark decide a un certo punto di staccare il cavo di sicurezza. L’impresa, ovviamente, l’ha immortalata con una telecamerina”.

Impresa? Una colossale cretinata, un’ostentazione d’incoscienza che un importante giornale come il Corriere della sera avrebbe il dovere di risparmiarci, anche per evitare forme di emulazione sempre possibili.

Ribadiamolo: si suppone che ognuno sia libero di giocarsi la sua vita come gli pare, ma i media dovrebbero forse sentire il dovere di non esibire come eroi, sia pure da strapazzo, quelli che se la giocano ostentatamente, pubblicamente.

Senza cordino
Nuove bravate: traversata senza sicurezza (dal Corriere.it)

A fronte di queste ostentazioni, perché strepitare, come fa in questi giorni un web magazine di montagna, contro il giornale che dedica un titolo su due colonne all’alpinista “sfracellatosi” sotto gli occhi della moglie come se avesse violato chissà quali regole deontologiche, salvo poi pubblicare la macabra scena di quell’incidente, con i soccorritori chini sul quel povero mucchio di membra straziate dalla caduta?

Non garba a lorsignori il termine “sfracellarsi”? Ma certo, ci vuole rispetto anche nella scelta dei termini: e i titoli dei giornali dedicati alle sciagure in montagna, come osservò quasi mezzo secolo fa Gianni Brera nella prefazione di Arrampicarsi all’inferno di Jack Olsen (Longanesi, 1962) “sanno talvolta di sberleffo plebeo riaffiorandovi le viltà ancestrali del chi-te-l’ha-fatto-fare”.

Naturalmente occorre saper distinguere tra spericolati doc e comuni idioti. E distinguere non è sempre facile, come da principio non era facile capire negli anni Sessanta se lo sgangherato (apparentemente) “free jazz” di Ornette Coleman, oggi considerato tra i maggiori interpreti, c’entrasse qualcosa con la musica nobilitata negli anni Venti dalla lirica tromba di Louis Armstrong.

E infine, per dirla con il citato “Giuanin” Brera, scrittore squisito e maestro di giornalismo, l’etica dell’alpinismo è particolare, “ma non si discosta da certe impennate sentimentali ed eroiche. Non riesce a concepire che un angelo si macchi e neppure s’intorbidi, benché la mitologia cristiana annoveri tuttora prosapie luciferine”.

Ser

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