Un climber salva i cipressi californiani di Varese

“L’amico degli alberi vince ma paga”, così titola la Prealpina, giornale di Varese e provincia, a conclusione della protesta di Michele Forzinetti, studente scienze motorie e climber varesino che per quasi una settimana ha vissuto su uno dei sedici cipressi californiani dei Giardini estensi, per protestare contro il loro abbattimento. E che tuttavia dovrebbe corrispondere una multa per avere manomesso il verde pubblico. La vicenda, che ha suscitato clamore non solo sulla stampa locale e ha chiamato in solidarietà una parte consistente della cittadinanza sempre più avversa alla politica cittadina poco rispettosa dell’ambiente e dei beni comuni e assai più propensa al cemento e alla cura dell’automobile, si conclude con una parziale vittoria. Ma sollecita anche qualche interrogativo. Tralasciando le sottese ragioni di politica locale che, come spesso accade nel nostro belpaese, sono incartate su piccoli giochi di potere attorno a una politica piccina e arroccata in extremis sulla difesa delle poltrone a fronte di un consenso cittadino che pare agli sgoccioli, quello che colpisce di questa vicenda è la capacità di coinvolgimento che il gesto di “un alpinista” ha saputo innescare. Sette giorni di permanenza su un albero e in condizioni di semi digiuno non sono facili da sostenere anche per un climber esperto. E provvidenziale è arrivato alle 13,30 di giovedì 18 settembre il cambio del collega Manuel Vinciguerra che ha presidiato il cipresso fino a sera lasciando all’esausto Forzinetti il tempo di riprendersi. Infine accordi e strette di mano con il sindaco: con la promessa di una sospensione delle operazioni di rimozione dei cipressi. Non sappiamo se Forzinetti è soddisfatto del risultato, ma sicuramente va osservato che la città ha trovato nel gesto di questo giovane nuove motivazioni e stimoli e la raccolta di firme è andata a buon fine. La vicenda della multa di cui si riferisce sugli organi di stampa – 50 euro sarebbero state comminate al giovane tree-climber per aver manomesso il verde pubblico – sembra sia una falsa notizia, di quelle che piacciono ai giornali perché così si rimette al centro l’ago della bilancia. Le cose non stanno proprio così. Quella di Forzinetti sembra essere una vittoria piena, prima di tutto per il consenso e l’adesione della cittadinanza e soprattutto per la lezione di civiltà che ha saputo offrire.
Senza approfondire i risvolti anche tecnici e politici della vicenda, ai lettori di MountCity si propone una riflessione sul valore simbolico di questa azione. Lo fece per primo alla fine del XVIII secolo Cosimo, meglio noto come Barone rampante, che non a caso ha dato molti spunti per le titolazioni calde dei giornali sulla vicenda. Il fascino e il significato del gesto sembra, del resto, essere in linea con la visione ambientalista che Calvino promuoveva nel suo romanzo già alla fine degli anni ’50. Una visione che negli anni ’70 ha definitivamente contagiato anche l’approccio alla montagna, dove milioni di baroni rampanti sono oramai proliferati, alla ricerca di uno spazio di libertà e di rispetto.
Forzinetti, che si è cimentato in questa impresa anche in virtù di una conoscenza delle tecniche di arrampicata e di assicurazione, dimostra il valore di questa disciplina che forse ancora prima, anche nella sua esperienza, insegna il rispetto e il senso del limite: valori che si apprendono grazie a una frequentazione consapevole della montagna e della natura più in generale. Particolare significativo. Va segnalato che anche a Milano recentemente i climber si sono cimentati in una contesa “verde”, raccogliendo fondi per il ripristino dell’alzaia del Naviglio Grande: una vicenda di cui si è ampiamente occupato MountCity.
LS
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Ecco il comunicato stampa diramato il 20 settembre dal comitato cittadino che promuove l’iniziativa

Il Barone Rampante prosegue la protesta con i piedi in terra, alla testa di milioni di cittadini
Abbiamo oltrepassato la cima: Michele Forzinetti ha abbandonato il suo giaciglio giovedì 18 settembre come promesso venerdì 12 quando vi è salito.
Lui è stato di parola ed è andato a comunicarlo al Consiglio Comunale di Varese accompagnato dalla simbolica delegazione: un padre con figlia, una madre, un nonno, un uomo in carrozzella e un’operatrice sociale, oltre a molti altri semplici cittadini che l’hanno scortato dal cipresso fino al palazzo.
Ed ora prosegue la mobilitazione con i piedi in terra e migliaia di varesini al fianco, sostenuti da ogni parte del mondo, a causa del mancato processo di condivisione e partecipazione della città
Da quella cima Michele ha osservato la cittadinanza, ma anche tutti i suoi problemi, ecco le sue parole:
Il cipresso numero dieci è solo la punta del’iceberg della mancanza di ordinaria manutenzione a Varese.
La mia protesta ha lanciato un semplice segnale e raggiunto tanti cittadini che non ne avevano mai sentito parlare. Questo significa che non c’è stata comunicazione da parte del palazzo.
Giovedì sera al Sindaco abbiamo ricordato che attendiamo la comunicazione ufficiale dello stop all’abbattimento, della manutenzione alle essenze arboree della discordia, sia cipressi che tassi, e di un’assemblea pubblica in luogo atto a raccogliere la cittadinanza, che non ha potuto entrare nella sala consiliare ad accompagnarmi proprio per ragioni di scarsa capienza.
Il sindaco invece si è impegnato solo a consultare altri tecnici, che significa solo spendere altri soldi pubblici inutilmente.
E ovvio che non abbia mai considerato alcuna mediazione e che sei giorni non siano bastati per comprendere che ho solo dato voce a tanti cittadini: hanno seguito e sostenuto il mio gesto estremo perché vogliono condividere con l’Amministrazione ogni decisione.
Invece, leggo dichiarazioni imbarazzanti, che tentano di discreditare il loro impegno fattivo: nessuno mi ha contestato alcuna sanzione e nessuno me ne ha notificato nella giornata di ieri.
La gravità di questa diffusione di menzogne forse è legato a qualche motivo a me non noto: l’assessore invece di impegnarsi nella tutela dell’ambiente è concentrato sulla sua carriera politica, tanto da essersi scaldato solo per la paura di strumentalizzazioni: nessun partito è alle nostre spalle, ma solo cittadini.
Mentre assessori e consiglieri hanno usato l’agorà del cipresso numero 10 solo per promuoversi.
Il folto gruppo di cittadini che in questi sei giorni hanno lavorato intorno a Forzinetti si sono moltiplicati e proseguono la raccolta firme in attesa della prossima riunione di Giunta: il blocco dell”abbattimento è il punto da cui i firmatari non si smuovono, come dalla richiesta di un’assemblea pubblica.
Sono previsti banchetti in diversi luoghi simbolo della città e chiunque voglia aderire ai lavori o sottoscrivere la petizione può contattare l’indirizzo e-mail futurosenzaradici@gmail.com
E con i piedi per terra gli uomini, le donne ed i giovani si muovono più liberamente.
Al di sopra di ogni cipresso.