Sul Monte Rosa una croce molto particolare
Portata in spalla da fedeli e alpini, è arrivata sul Monte Rosa la croce realizzata con il legno dei barconi di Lampedusa. “Portatela ovunque” ha esortato il 9 aprile 2014 papa Francesco benedicendola in piazza San Pietro. Detto e fatto. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti di Milano, ricorda i migranti morti in mare, oltre 800 in questi giorni. Un’ecatombe sullo sfondo di un mondo sempre più martoriato da guerre e terrorismo.
Bombardati dai media, diventiamo purtroppo indifferenti alle immagini strazianti che vengono da Lampedusa e dintorni. Ma una croce è una croce e non dovrebbe esserci niente di meglio per dare una sferzata alle nostre sopite coscienze. Questa qui, fatta di legno impregnato di salsedine, è alta quasi tre metri e l’ha realizzata il falegname Franco Tuccio.
Finora è stata esposta a Roma, Napoli, Milano, Padova, Chieti. Al Passo dei Salati, 2.936 metri, al confine tra le valli di Alagna e Gressoney, è arrivata in funivia. Poi per un altro tratto è stata portata a spalla. E’ stata celebrata una messa e la commozione dei presenti emerge dalle fotografie distribuite sul web.
La croce viene poi esposta a Como tra il 17 e il 26 ottobre, il 9 novembre a Rivoli in provincia di Torino e in febbraio a Palosco nel Bergamasco. Ma quali altri spazi più concretamente si aprono per i migranti sulle Alpi?
Non dobbiamo dimenticare che un tempo eravamo noi a migrare, a sfuggire al nostro triste destino come si può vedere nel famoso film “Il cammino della speranza” (1950) di Pietro Germi sull’odissea attraverso le Alpi di un gruppo di minatori siciliani ingannati da un mediatore di braccia.

Di migranti si occupa in questi giorni l’interessante magazine in pdf “Dislivelli” (andatelo a cercare su Google) segnalando un’iniziativa nel Veneto. Dove una decina di profughi africani vengono gestiti dalla cooperativa Cadore, da qualche anno impegnata a livello locale nello sviluppo di forme di ospitalità ecosostenibili.
Si apprende così che quattro ragazzi, provenienti da Senegal, Camerum, Guinea Bissau e Repubblica del Mali, sono stati accolti dal Comune di Perarolo, nel palazzo un tempo dimora estiva della Regina Margherita mentre altri sei, tutti maliani, risiedono in una piccola borgata di Valle di Cadore, in casa di Fabio, falegname-artigiano.
La Cooperativa, precisa “Dislivelli”, intende considerare i profughi come possibilità e risorsa da integrare nella comunità e partecipare attivamente al benessere collettivo. Pertanto, nel caso specifico, pur consapevole dei traumi e delle difficoltà sperimentate da questi giovani, ha scelto di impiegarli come volontari nelle opere di manutenzione del verde dei rispettivi comuni.
Briciole di solidarietà nel mare magnum della disperazione che ci circonda. Ma anche positivi segnali di speranza in un mondo migliore per noi e i nostri figli.
Ser
Info: http://www.casadellospiritoedellearti.org/la-fondazione/