L’omaggio della Società Escursionisti Milanesi a Silvio Saglio
Era considerato l’enciclopedia parlante delle Alpi. E oggi all’enciclopedico Silvio Saglio (1896-1964) la Società Escursionisti Milanesi rende omaggio nel cinquantenario della scomparsa dedicandogli un numero speciale dello storico bollettino “La traccia”. A Saglio, che nel suo studio di Corso Buenos Aires aveva accumulato una quantità incredibile di libri, schizzi e fotografie di montagna, la Sem ha dedicato la sua scuola di alpinismo nazionale, nata nel 1958, una delle maggiori strutture formative in Italia in campo alpinistico.
La figura di Saglio, che della Sem è stato presidente, assume particolare rilievo nella storia del Cai. Prima della seconda guerra mondiale fece parte della commissione toponomastica nell’ambito del Comitato scientifico centrale istituendo tra l’altro l’Inventario dei toponimi valtellinesi e valchiavennaschi. Dal 1932 Saglio assunse l’incarico redazionale della collana Monti d’Italia: durante un lavoro trentennale ebbe così modo di assicurare all’iniziativa una produzione copiosa, eclettica e pregevole, impegnandosi soprattutto in prima persona.
Saglio infatti fu nel suo campo un innovatore, creando uno stile nuovo e piacevole nel descrivere gli itinerari alpinistici, cui affiancò un’elevata cura letteraria. Alla collana Monti affiancò quella Da rifugio a rifugio (12 volumetti di sua esclusiva produzione) senza contare altre numerose pubblicazioni minori.
“Di Silvio Saglio alla SEM rimane, più di tutto, il ricordo del continuo desiderio di vagabondare per i monti e la volontà di trasmettere in ogni modo quell’innata passione, vissuta nella completa solidarietà di quel mondo che amava tanto”, scrive nell’editoriale il direttore della pubblicazione, il popolare e amatissimo Jeff.
Lia Risari Gaetani ricorda un episodio legato alla sua partecipazione al rally organizzato dalla Sem nel 1961 in zona Pizzini – San Matteo. “Era d’obbligo per le squadre dormire fuori in igloo, truna o tenda. Scavammo una bellissima truna per due squadre ed un solo ingresso. Saglio tanto fece e tanto disse che a tarda sera, quando tutti dormivano, venne a tirarmi fuori per farmi dormire in rifugio. Non stava bene che una ragazza dormisse così, in quei disagi e poi mi rassicurò che essendo il presidente del comitato organizzatore nessuno avrebbe potuto obiettare qualcosa. Ci rimasi molto male perché mi divertivo un sacco: guadagnammo un ottimo piazzamento ma non mi sembrò molto meritato per quella notte in rifugio!”.
Piero Risari ricorda che anche il suo zaino era quello di un professionista. “C’era tutto quanto potesse occorrere durante una gita, anche a fronte di sorprese: la sua “schiscetta” conteneva quanto di più appetitoso ci fosse, ma soprattutto del buon formaggio di monte, perché amava attenersi al noto proverbio…. Risaliva a lui la scoperta di una trattoria a Feriolo dove ci si fermava a mangiare del buon pesce fritto, di ritorno dai frequenti sopralluoghi alla Zappa, negli anni 1953-54, durante la costruzione del rifugio. Saglio aveva un carattere sereno e fattivo: le riunioni presiedute da lui raramente erano accese o inconcludenti, ma, di solito, portavano senza fatica a conclusioni, perché lui sapeva preparare gli argomenti e mettere in esecuzione le deliberazioni in tempi rapidi. E, si sapeva, un grande appoggio gli veniva dalla moglie, la signora Mariuccia, che aveva condiviso con lui molta attività alpinistica e che amava lo stesso modo di vivere”.
Nato a Novara, Saglio si iscrisse alla SEM nel 1926 e si mise subito in luce per la sua efficace attività di organizzatore. Entrò nel gruppo dei giovani rampicatori semini: Vitale Bramani, Ettore Castiglioni, Eugenio Fasana, Antonio Omio, Elvezio Bozzoli Parasacchi, con i quali aprì parecchie vie nuove in Grigna, in Presolana, in Val Masino e nelle Pale di San Martino.
Era un alpinista medio ma tenace, che considerava il rapporto con la montagna un mezzo per l’acquisizione di una gioia interiore, Nel 1931, un altro socio della SEM, Gaspare Pasini, fondò “Lo Scarpone” sul quale Silvio Saglio iniziò subito la pubblicazione di una serie di monografie alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche che si susseguiranno per 247 puntate.
“A un uomo tanto dedito e competente”, annota Giuseppe Marcandalli che fu presidente della Sem e segretario generale del Cai, “non potevano mancare certo incarichi e articoli: nel 1946 è consigliere centrale del CAI, dal 1947 al 1955 é vice segretario generale del Cai, nel 1950 é presidente della Commissione toponomastica del CAI, dal 1956 al 1958 è eletto segretario generale del CAI, nel 1949, per i suoi meriti particolari viene ammesso nel Club accademico, nel 1952 viene eletto consigliere del movimento per la protezione della natura”.
In ricordo di Saglio, la Sem organizzerà una mostra con il materiale disponibile nel suo archivio storico e una serata di proiezioni e testimonianze, che si svolgeranno in data da definire in autunno.
Altre informazioni sul sito http://www.caisem.org/