I piccoli climber del Sass Giana
Prendete un gruppo di bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni e una valle che offre tanti modi per divertirsi: arrampicando sui sassi, in parete, facendo il bagno nelle calde Terme di Premia, vagando nell’oasi verde del Devero. Questo avviene nell’Ossola, nella foresta del Cistella, a pochi passi da Foppiano raggiungibile da Crodo su una panoramica carrozzabile. I ragazzini arrampicano sul Sass Giana, in un’area attrezzata per l’arrampicata dei giovanissimi. Il meglio che l’Ossola possa offrire per migliorare l’attività motoria e l’arrampicata in età evolutiva.
L’opportunità, nei bellissimi boschi che un tempo si credevano popolati di streghe, viene offerta ai ragazzi che trascorrono le vacanze tra queste montagne. Ma non si sarebbe realizzato questo piccolo miracolo senza la passione e l’ostinazione della guida alpina Paolo Stoppini e di Graziano Biancossi, silenzioso gentleman di Viceno che ha saputo liberare il gneiss di un gigantesco sasso errante dall’abbraccio della foresta, dotandolo di attrezzature per le soste e le calate.
Ora il Sass Giana, dedicato a Gianna Giacomelli, una ragazza milanese scomparsa in montagna e appartenente alla famigli Pronzati molto conosciuta in zona, è una realtà e potrebbe diventare una formidabile e utilissima attrazione se solo godesse del convinto sostegno delle istituzioni. “Purtroppo alla nostra iniziativa”, spiega Stoppini, “hanno per ora aderito poche scolaresche. Altri comuni dell’Ossola ritengono di non avere i mezzi per mettere a disposizione gli indispensabili pulmini e mandarci qui i ragazzi, a 1200 metri di quota, in un contesto ambientale ideale per l’educazione motoria”.
Come ha potuto constatare MountCity, su quel monolito piovuto la notte dei tempi dal Cistella, a turno molti ragazzi affrontano per la prima volta in vita loro la verticalità. Le lezioni si susseguono anche con i bambini in equilibrio su grossi tronchi o sulla fettuccia della slackline. E alla fine della giornata, per la soddisfazione di tutti, è previsto un volo, debitamente imbragati, su una teleferica allestita dallo stesso Stoppini.

“I ragazzi benché nati e cresciuti in un contesto alpino arrivano quassù incapaci di muoversi su un terreno che non abbia le caratteristiche familiari di un campo di calcio”, spiega ancora Stoppini. “E qui imparano a sfruttare le asperità della roccia, a mettersi alla prova, ad affrontare le difficoltà, a non arrendersi. E’ un gioco, questo, che fa vincere la paura del vuoto, che stimola la fiducia nell’altro”.
Il gigante di pietra con i suoi corrugamenti che lo fanno assomigliare a un pachiderma addormentato accoglie i piccoli scalatori che a turno affrontano, imbragati e muniti dell’indispensabile casco, le difficoltà dell’arrampicata e i patemi della successiva calata nel vuoto. Era pressoché invisibile nell’intrico della boascaglia quel gigantesco roccione di gneiss e c’è voluto l’occhio esperto di Biancossi per valutarne le potenzialità arrampicatorie. E indispensabile è stata la sua dedizione per liberarlo da muschi, alberi e arbusti.
Dopodiché Stoppini ha provveduto alla tracciatura dei vari monotiri per la gioia di giovani e giovanissimi. Il monolito è raggiungibile da Foppiano (dove si lascia l’auto al termine della strada che sale da Crodo) in circa dieci minuti, lungo una pista consortile che entra pianeggiando nel bosco e diventa ben presto un ampio sentiero.
“Questa attività ludica rivolta a bambini fra i 6 e i 14-15 anni”, conclude Stoppini, “ha il grande pregio di favorire il potenziamento delle abilità motorie, senso-motorie e, in ultima analisi, anche di quelle più propriamente cognitive, stimolando in positivo tutto il sistema nervoso e ampliandone le potenzialità. È per questo che in paesi europei molto attenti al potenziale educativo e formativo dello sport, l’arrampicare è un’attività che viene sostenuta e incentivata sin dalla scuola per l’infanzia. Mentre qui da noi è già tanto se qualche privato ti dà una mano con piccoli contributi per il rinnovo delle attrezzature”.
Ser